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Al Festival della Fotografia Etica va in scena il mondo che cambia, tra crisi e momenti di gioia

© Felipe Fittipaldi

A Lodi, cinque weekend dedicati al Festival della Fotografia Etica. 20 mostre e 100 fotografi raccontano nei loro scatti il mondo che cambia, le crisi che deve affrontare, ma anche felici momenti di vita quotidiana. Fino al 23 ottobre.

Più di ogni altro operatore fotografico, il fotoreporter deve saper cogliere immagini insolite, momenti inediti. Abilità e prontezza sono gli ingredienti di cui si serve, a cui si aggiunge un pizzico di fortuna. Quella di essere al posto giusto nel momento giusto. Scelta del soggetto, senso del tempo e del luogo guidano l’esperienza del fotoreporter, il quale deve far apparire ciò che fotografa come parte del suo ambiente e appartenente a un tempo specifico. Ma deve anche fare i conti con il caso che mette in discussione le intenzioni iniziali, che fa perdere o cogliere l’attimo giusto. Così lavorano i circa cento fotografi protagonisti della tredicesima edizione del Festival della Fotografia Etica. Tra varie sedi della città va in scena il panorama del fotoreportage internazionale. Storie di riscatti, indagini antropologiche, racconti personali, tragedie ecologiche si fanno immagine nei loro scatti.

La prima tappa del Festival è Palazzo Barni, lo spazio dedicato al World Report Award 2022, il quale premia progetti intenti a indagare l’umanità, le sue vicende pubbliche e private. Delle cinque categorie del premio, la Master è stata vinta dal brasiliano Felipe Fittipaldi, col progetto Eustasy. Sotto gli occhi dello spettatore si compie la tragedia ambientale della cittadina di Atafona, in Brasile. Fittipaldi la racconta in scatti silenziosi, quasi metafisici, in cui le case sono piegate, franate a causa dell’innalzamento del livello del mare. Tracce di vecchi murales alla luce della luna, spiagge desolate, cittadini chiusi in un silenzio straziante e scene dalle atmosfere cupe testimoniano le conseguenze del compiersi lento di una devastazione ambientale. Menzione speciale al Master Award spetta invece a Alessio Mamo con Riesumare l’Iraq. Negli scatti in bianco e nero documenta il lavoro portato avanti dal Dipartimento di Medicina Legale nelle fosse comuni irachene.

© Line Ørnes Søndergaard

Nelle altre sale di Palazzo Barni si incontrano gli altri vincitori. Isabella Franceschini (Short Story Award), che ha seguito il percorso di cittadinanza civica di una ragazzina di quindici anni nell’arco di sei anni; il giovane tedesco Valentin Goppel (Student Award), classe 2000, testimone dei mesi di lockdown trascorsi in famiglia dai suoi coetanei, costretti a fare i conti con problemi irrisolti e libertà perdute, o almeno sospese. Lo Spotlight Award spetta invece alla norvegese Line Ørnes Søndergaard. Volutamente sfuocate, le sue foto raccontano Una storia d’amore al tempo della Brexit. Il taglio, il ritmo, l’inquadratura cinematografici si rivelano la miglior soluzione per evocare un pesante senso di attesa, enfatizzato dai volti disillusi degli abitanti.

Il viaggio alla scoperta del mondo in cui viviamo conduce ora a Vital Impacts, nella ex Chiesa dell’Angelo. Diversi fotografi internazionali, tra cui Ami Vitale del National Geographic, raccontano il mondo naturale e animale in scatti dal forte impatto emotivo. Sei fotografi internazionali svelano invece Le vite degli altri, a Palazzo Modignani. Culture diverse si fronteggiano di sala in sala. Dal mondo ancestrale che resiste tra le steppe del Don in Russia, dove la vita scorre a dorso di un cavallo, tra le acque del fiume e le faccende domestiche, documentata da Misha Maslennikov; alla regione del Kham in Tibet, dove la cultura locale ha subito l’influenza di quella occidentale in seguito a un video di sette secondi pubblicato su TikTok, con il servizio di Xiangyu Long. Altre vite sono quella di Carola, raccontata da Erika Pezzoli in scatti che ne documentano la quotidianità da cacciatrice; di Donna, emigrata dalle Filippine a Parigi in cerca di lavoro, ora al servizio di una ricca famiglia della Costa Azzurra, seguita per sei anni da Thomas Morel-Fort; e ancora, dei novelli sposi Valerie e Henry, due degli oltre 70mila senzatetto di Los Angeles. Infine, il canadese Tim Smith ha raccontato in gioiosi scatti a colori la vita di comunità degli Hutteriti del Manitoba (Canada).

© Tim Smith

La novità dell’edizione 2022 del Festival è la mostra con gli scatti vincitori del World Press Photo, il concorso internazionale di fotogiornalismo più prestigioso al mondo. Ad ospitarla la Fondazione Banca Popolare di Lodi. C’è spazio anche per gli avvenimenti di cronaca più scottanti e tragici del nostro tempo, dalla riconquista del potere da parte dei talebani in Afghanistan all’invasione russa in Ucraina. I fotografi di AFP, senza filtri, raccontano tragici scenari di guerra, le cui vittime sono soprattutto donne e bambini. Anche le organizzazioni no-profit partecipano al Festival – nelle sale del Museo Paolo Gorini – con diversi servizi commissionati a fotografi internazionali, che in presa diretta documentano alcune isole felici, dove si lotta per la vita, contro la violenza e la malattia.

Ognuno dei circa cento fotografi presenti ha scelto una storia da raccontare. Lo ha fatto attraverso le immagini, vivendo a stretto contatto con le comunità di cui ha documentato lo svolgersi quotidiano della vita. Assumendo un punto di vista particolare, ognuno di loro si è fatto interprete e testimone di una realtà. Come amanuensi moderni, laici, affidandosi al medium fotografico, tengono traccia della storia del nostro tempo.

© Misha Maslennikov
© Sebastian Gil Miranda per Na Ponta dos Pés
© Bulent Kilic / AFP, © Hoshang Hashimi / AFP, © Wakil Kohsar / AFP

Informazioni

Per il programma dettagliato del Festival della Fotografia Etica consulta il sito, cliccando qui.

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