Eveningside è il titolo della serie che chiude la trilogia della nostalgia del fotografo americano Gregory Crewdson (1962). Ma è anche il titolo della mostra – Gregory Crewdson. Eveningside – che per la prima volta la propone al pubblico. Alle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo di Torino dal 12 ottobre 2022 al 22 gennaio 2023.
Una catarsi senza risalita, senza redenzione o salvezza. Dunque, solo una discesa. Se dovessimo cercare un paragone con la luce, elemento ricorrente nella trilogia che Gregory Crewdson espone alle Gallerie d’Italia di Torino, sarebbe qualcosa di più vicino a un lungo e inesorabile tramonto piuttosto che, per esempio, all’interruttore che in un istante restituisce il buio a una stanza illuminata. Così la saga iniziata con Cathedral of the Pines (2012-2014) e An Eclipse of Moths (2018-2019), trova nel museo di Intesa Sanpaolo il suo epilogo senza speranza.
Eveningside è l’ultima tappa di una desolazione intuita nelle solitarie e remote foreste di Cathedral of the Pines, fattasi più vicina con i vasti e desolati paesaggi post-industriali di An Eclipse of Moths. Ora le piccole luci della speranza si sono spente, degradando dal colore a un bianco e nero d’atmosfera noir. Del resto lo stesso neologismo Eveningside rimanda proprio a un sentimento post-crepuscolare: è il lato della sera, ma anche il lato del declino.
La storia dei margini, dei meandri isolati degli Stati Uniti, è culminata in un paese immaginario, una città che non esiste e che allo stesso tempo è molte, forse tutte le città esistenti. Di essa Crewdson ci mostra la vita quotidiana, svolta nei suoi luoghi di lavoro e sul limitare delle abitazioni. Come sempre i suoi campi sono larghissimi, gli spazi dettagliatissime messinscene dove ogni elemento ha il suo ruolo. La figura umana, ancora una volta presente in piccole stille, si palesa solo per denotare la sua piccolezza, la sua miseria, la sua solitudine.
Le figure che popolano gli scatti sono scarne e spesso viste attraverso le vetrine dei negozi, nel riflesso di uno specchio o posizionate sotto il proscenio banale della routine quotidiana: ponti ferroviari, portoni, portici, la tettoia di uno sportello bancomat, di una latteria, di un mercato rionale o di un negozio di ferramenta. Tutt’attorno nebbia, pioggia, fumo e foschia evocano un’atmosfera gotica, non estranea al cinema espressionista tedesco anni ’20.
Come accade nelle serie precedenti, le situazioni d’apparente tranquillità sottintendono invece una minaccia sottile ma pervasiva, pensiero perturbante che inquieta ma seduce, attira lo spettatore all’interno dell’opera. Costante anche la tensione narrativa. Le scene immobili nascondono una tensione sempre attiva, un azione appena conclusasi o sul punto di accadere. O ancora assistiamo ai suoi esiti, spesso drammatici. Questo, unito alla grande definizione tecnica e all’impostazione teatrale, avvicinano le opere a produzioni pittoriche. Dimensioni dove tutto può accadere perché non necessariamente ancorate al realismo. Negli scatti di Crewdson si percepisce tale possibilità, un varco verso l’impossibile che apre le fotografie a più interpretazioni.
Se in altre occasioni, per esempio il Padiglione Italia alla Biennale di Venezia 2022, le lucciole vengono poste alla fine del percorso, come simbolo di speranza all’orizzonte, in questo caso è esattamente il contrario. La serie extra, non appartenente alla trilogia, la mostra la presenta all’inizio. Un’ouverture poetica, lirica, composta dai disegni impalpabili e sfuggente che i piccoli insetti tracciano nel cielo. Prontamente immortalati da Crewdson, che si sforza di trovare l’istante dove un ricamo di luce, come per magia, si intreccia a stagliare nella notte un fuggevole arabesco. Sedotto da uno tra i mille bagliori, lo sguardo si perde, ingannato dall’impossibile persistenza della fievole luce.
Lume che difatti non resiste e si esaurisce in fretta nella trilogia della nostalgia di Crewdson. Che tocchi la sfera dell’intimo – Cathedral of the Pines è stata scattata a Becket, in un cottage in cui il fotografo passava le vacanze d’infanzia, e i soggetti erano principalmente sua moglie e sua figlia – o del politico – An Eclipse of Moths è stata scattata a Pittsfield, città natale della compagna di Crewdson, la cui popolazione è stata messa in ginocchio dalla chiusura della fabbrica che impiegava molti dei suoi abitanti – Crewdson riesce sempre a far emergere con chiarezza evocativa i limiti e gli slanci della società, il suo rincorrere la propria storia e l’ambizione di migliorarsi. Con la silenziosa e onnipresente sensazione che, in ogni caso, sarà tutto vano. E Eveningside ce ne dà conferma.