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‘Mirror #5’ di Roy Lichtenstein all’asta per sostenere il movimento per la giustizia riproduttiva

Roy Lichtenstein, Mirror5
ROY LICHTENSTEIN (1923-1997) Mirror #5 signed and dated ‘rf Lichtenstein ’70’ (on the reverse) oil and Magna on canvas diameter: 24 in. (61 cm.) Painted in 1970. $3,500,000-5,500,000

“Mirror #5” di Roy Lichtenstein arriva all’asta. Sarà inserito nel catalogo della 20th Century Evening Sale del 17 novembre a New York da Christie’s. E’ stimato a $ 3.500.000 – 5.500.000

L’opera è stata affidata alla maison di Pinault dalla Fondazione Agnes Gund. “Mirror #5” di Roy Lichtenstein  risale al 1970 e fu  acquistato dalla collezionista Agnes Gund direttamente dalla Galerie Beyeler di Basilea. Il ricavato della vendita andrà a beneficio del movimento per la giustizia riproduttiva (RJ) e una parte del ricavato sarà  corrisposto da Art for Justice (A4J) e donato alla YWCA di Kalamazoo e all’organizzazione non profit Groundswell Fund, uno dei maggiori finanziatori del movimento per la giustizia riproduttiva e delle donne negli Stati Uniti per «un futuro di equità e giustizia», come ha dichiarato la donatrice dell’opera.

Agnes Gund è una filantropa americana e mecenate delle arti, collezionista di arte moderna e contemporanea e sostenitrice dell’educazione artistica e della giustizia sociale, nonché presidente emerita del MoMA e benefattrice di musei e cause umanitarie. Nel 2017 ha venduto tramite la galleria Acquavella “Masterpiece” del 1962 sempre di Roy Lichtenstein per una cifra, sembra, di 165 milioni di dollari circa. E aveva messo a disposizione 100 milioni per istituire un fondo che si adoperasse contro il carcere facile per le minoranze, l’incarcerazione di massa e a sostegno di una riforma della giustizia penale negli Stati Uniti, il progetto “Art for Justice”. L’urgenza di fare qualcosa era nata in lei anche per via dei suoi numerosi nipoti in parte afroamericani. Secondo alcuni studi, infatti, i bambini afroamericani sono destinati (uno su tre) a finire in prigione. Molto più delle persone bianche.

Roy Lichtenstein. Masterpiece, 1962

Agnes Gund ha dichiarato: «Mi sono sentita in dovere di separarmi da questa amata opera di un artista che significa così tanto per me perché credo nel potere dell’arte come strumento di difesa e ispirazione. Con la marea crescente di sfide legali che minano i diritti riproduttivi di base e criminalizzano le donne, in particolare i poveri, le persone di colore e le donne giovani o vulnerabili, gli sforzi del Fondo Groundswell e dell’YWCA di Kalamazoo ci consentono di ricostruire un futuro di equità e giustizia».

Questa notizia arriva in mesi bui per i diritti delle donne: nel giugno scorso infatti la Corte Suprema degli Stati Uniti con il ribaltamento – nel giugno scorso – della sentenza conosciuta come “Roe v. Wade” che dal 1973 garantiva l’accesso all’aborto a livello federale, ha demandato a ogni stato la competenza di decidere su come regolamentare l’interruzione di gravidanza. Con la conseguenza che molti stati hanno vietato l’aborto nella gran parte dei casi. Ora per moltissime donne sarà estremamente complicato accedere all’interruzione di gravidanza.

Così questa notizia getta un piccolo raggio di luce nel sostegno e nell’attenzione alla donne, premura che è sempre stata nell’animo dello stesso Roy Lichtenstein come ha dichiarato Dorothy Lichtenstein (vedova dell’artista e presidente della Fondazione Roy Lichtenstein): «Roy ha sempre creduto nei diritti delle donne. Sarebbe enormemente orgoglioso che i proventi della vendita del suo lavoro vadano a sostegno di queste organizzazioni».

«Denominati da ARTnews nel 1971 come “allusioni enciclopediche alla storia dell’arte”, gli iconici dipinti specchio di Roy Lichtenstein sono la sintesi di tutto ciò che è “Pop” nella pittura americana del dopoguerra. Lichtenstein iniziò la serie nel 1969, mentre giocava con l’idea del riflesso basato su immagini di specchi modellate su illustrazioni nei cataloghi che trovava sulla Bowery o riproduzioni da una delle sue fonti regolari, le Pagine Gialle – spiega Sara Friedlander, Christie’s Deputy Chairman – Allo stesso tempo rappresentativo e astratto, “Mirror #5” espande l’esplorazione iniziale dell’artista delle questioni formali e trasforma un argomento relativamente banale nel punto focale di un dialogo tra arte e cultura moderna e contemporanea».

Altri esempi di questa serie si trovano al Museum of Modern Art, The Art Institution of Chicago e The Broad Art Foundation.

www.christies.com

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