Doppia intervista con il Presidente di ANGAMC, Andrea Sirio Ortolani, e con il direttore di Arte Fiera, Simone Menegoi, per scoprire di più sull’edizione 2023, a partire dall’annuncio di un tavolo di lavoro permanente tra le due istituzioni
Dopo l’ingresso del collezionista Enea Righi nel team di Arte Fiera, arriva anche l’associazione italiana dei galleristi di arte moderna e contemporanea (ANGAMC), presieduta da Andrea Sirio Ortolani, come protagonista di un tavolo di lavoro permanente con l’istituzione bolognese. In atto una serie di novità, dal food ad una grande opera pubblica su schermo LED all’ingresso della fiera di Bologna – che torna negli storici padiglioni 25 e 26 – per “rilanciare” la kermesse più antica d’Italia. Abbiamo intervistato il Presidente di ANGAMC, Andrea Sirio Ortolani, e il direttore di Arte Fiera, Simone Menegoi, per saperne di più e per capire come oggi una fiera d’arte contemporanea che ha riscontrato nel tempo una serie di problematiche possa tornare competitiva.
Come si può interpretare l’avvicinamento “permanente” di ANGAMC alla fiera di Bologna?
ASO: «L’avvicinamento è stato bilaterale, per far sì che, attraverso un dialogo costante, si potesse arrivare alla risoluzione delle problematiche insorte in passato, a partire proprio dalle esigenze delle gallerie, che rimangono le protagoniste di una fiera d’arte. Arte Fiera si è dimostrata molto dialogante: questo approccio ci fa ben sperare per il prossimo futuro, nel quale ci auguriamo di poter assistere al rilancio effettivo di quella è la fiera d’arte più longeva d’Italia».
SM: «Come un passo importante, che dà veste ufficiale e continuità a un rapporto che esisteva da molto tempo. ANGAMC è l’unica associazione di categoria che rappresenta gli interessi delle gallerie italiane, Arte Fiera un punto di riferimento imprescindibile per molte di esse. Era necessario che queste due associazioni istituissero un tavolo di confronto».
Molti addetti ai lavori, dopo l’edizione 2022 di Arte Fiera, si sono chiesti come si potesse salvare Bologna. A questo punto non ci può essere domanda più calzante: come si salva una fiera storica in un’epoca di forti manifestazioni concorrenti (specialmente nello stesso Paese) e cosa si può immaginare quando sembra sia stato fatto tutto un po’ ovunque?
ASO: «Abbiamo avuto un incontro importante con i vertici di Arte Fiera, Simone Menegoi, Enea Righi e Domenico Lunghi, che ci hanno esposto quelle che sono le linee guida per il rilancio ed il piano industriale, che comporta significativi investimenti. Dal nostro punto di vista, sono state recepite le criticità del passato, sulle quali si sta intervenendo: Arte Fiera tornerà ad essere la prima fiera dell’anno, sarà allestita nei padiglioni storici, il 25 e il 26, e si accederà da quello che è stato l’ingresso principe in Piazza della Costituzione. È stato inoltre posto in essere un grande sforzo per una comunicazione ampia e capillare attraverso fornitori di primaria importanza, è stata potenziata la ricettività, sono stati migliorati gli allestimenti, è stato lasciato più spazio di manovra alle gallerie nella presentazione di progetti».
SM: «Una fiera si rilancia (“salva”, nel caso di Bologna, mi sembra una parola davvero troppo forte) coltivando la sua specificità, il motivo (o i motivi) per la quale si distingue dalle altre. Nel caso di Bologna, queste specificità sono, fra le altre, l’insistenza sull’arte italiana, soprattutto storicizzata, l’atteggiamento democratico e inclusivo che porta a privilegiare pittura, scultura e fotografia rispetto ad esperienze più concettuali, il legame storico con la performance. Tutto è già stato fatto, ma le fiere si fanno ancora. La neonata Paris+, tradizionale in tutto e per tutto, non è andata malissimo, mi pare».
Vado per gradi: tra le novità più importanti c’è l’ampliamento del numero di artisti che le gallerie possono presentare. Non è un azzardo in un’epoca di fiere curate, che rischia di trasformare Bologna in un grande “mercato”?
ASO: «No, non credo sia un azzardo perché, nonostante qualche maggiore libertà di movimento, c’è comunque grande attenzione e un dialogo costante con il direttore artistico che, supportato dal comitato scientifico, lavora con le gallerie al vaglio della qualità dei progetti proposti».
SM: «È una misura che va incontro alle necessità di molti galleristi del moderno e del mercato secondario per i quali la reperibilità delle opere, indispensabile per fare stand monografici o con un numero ridotto di artisti, è tutt’altro che scontata. Dopo tre edizioni in cui abbiamo chiesto alle gallerie uno sforzo curatoriale nell’impostazione degli stand, confidiamo che questa linea sia ormai acquisita, indipendentemente dal numero di artisti. E comunque, esiste un comitato di selezione che vigila sulla qualità dei progetti e degli allestimenti».
Alla voce “Food” c’è l’ingresso in fiera di catering e chef di livello, per offrire una esperienza sensoriale che spesso manca nelle fiere. Ottima idea, ma davvero è così importante questo fattore per arginare la “stanchezza” di Arte Fiera?
ASO: «L’accoglienza è importante e garantisce al collezionista una visita piacevole, ma va certamente inserita in quel discorso più ampio di riforma radicale della manifestazione cui facevamo riferimento prima».
SM: «Suggerisco di chiederlo a tutti i visitatori, collezionisti, espositori che, fin da quando sono arrivato a Bologna, mi chiedono pressantemente di avere una ristorazione in fiera all’altezza della fama di Bologna in fatto di gastronomia».
L’architetto di chiara fama a disegnare il Centro Servizi, il Led Wall d’artista all’ingresso, la sezione performance in collaborazione con un brand: il contorno è attraente, ma il piatto principale? Come stanno rispondendo le gallerie?
ASO: «È chiaro che il supporto di un brand importante e l’attenzione all’estetica della fiera non possano che essere dei plus, da intendersi come un contorno ad esaltare la portata principale: i progetti artistici e le opere presentate dalle gallerie. Vista l’apertura al dialogo e i grandi cambiamenti in atto ci aspettiamo l’inizio di un piano di rilancio per la fiera, che chiaramente dovrà essere implementato e curato nel tempo, con attenzione e lungimiranza».
SM: «Il piatto principale è la lista delle gallerie, che in questa edizione, a soli sette mesi dalla precedente, e in un momento di grande preoccupazione per gli eventi internazionali, vede il ritorno, fra gli altri, di Galleria Continua e Zero, e la partecipazione fedele di De’ Foscherari, Frittelli, Galleria d’Arte Maggiore, Giorgio Persano, Mazzoleni, Mazzoli, Richard Saltoun, Tonelli, Tornabuoni, Vistamare… Basta?».
Che cosa vi aspettate dall’edizione 2023?
SM: «Che dimostri, al di là di ogni ragionevole dubbio, che le difficoltà dell’edizione di maggio erano dovute alla concorrenza di fattori oggettivi e non ripetibili. Che provi, al di là di ogni riserva, che il duro lavoro fatto per quattro anni – di cui uno di pandemia – ha portato frutti».