Tutto il meglio di Gustave Doré. In libreria un volume con la storia e le opere più celebri, dalle vignette satiriche alle grandi imprese editoriali
Celebre per le sue incisioni, Gustave Doré ha un corpus di opere incredibilmente ampio e vario. È stato disegnatore, incisore, pittore e scultore. Oltremodo precoce e prolifico, la sua prima litografia l’ha realizzata all’età di tredici anni (La Fiera di Brou), a trentatré anni dichiara di “aver realizzato solo centomila disegni”. Alla sua morte, a cinquantuno anni, il catalogo di Doré assume dimensioni colossali. Henri Leblanc, che nel 1931 porta a termine la redazione del catalogo completo dell’artista, presenta il numero preciso di questa produzione sterminata: 11.013 opere, una media di 290 lavori all’anno, di questi ben 10.026 sono a stampa (litografia, acquaforte e xilografia).
Per farsi largo attraverso questa fantastica produzione artistica è uscito in libreria Fantastico Gustave Doré, un volume ragionato che raccoglie le sue opere più famose, ricchissimo di immagini e di spiegazioni dettagliate sulle tecniche artistiche e sulle vicende editoriali, a cura di Alix Paré e Valérie Sueur (Ippocampo).
Doré nell’arco della sua carriera ha spaziato attraverso tematiche e tecniche, dalla caricatura al reportage di guerra, dalla favola alla poesia, dal romanzo alla paesaggistica, dai temi storici a quelli fantastici, è stato autore di vignette satiriche e immagini solenni, di visioni epiche e scorci contemplativi. La sua poetica è una sintesi perfetta di osservazione e creazione, di realtà e fantasia. Nel suo mondo di immagini si rincorrono notti stellate, intricate foreste di abeti neri, paesaggi frastagliati, mari in tempesta, castelli fiabeschi (incantati o infestati), creature volanti e mostri marini… Al centro di questo turbinio di immagini c’è l’uomo, molto spesso minuscolo e sperduto, in balia della natura, sia quella visibile che quella invisibile (materializzata dalla fantasia dell’artista).
Questo volume sottolinea l’abbondanza e il carattere poliedrico della sua produzione, però, nonostante le dimensioni importanti, non si pone l’obiettivo di censire o catalogare la totalità delle sue opere, quanto piuttosto quello di dare il giusto rilievo – e ordine – a quelle più importanti, alle più significative sotto l’aspetto visivo e a quelle più rappresentative della sua carriera e del suo stile. L’enorme successo delle sue immagini lo ha reso un artista incredibilmente influente, per gli artisti della sua generazione e per quelli delle generazioni a venire. Nel 1868 Doré accetta di contribuire al progetto di William Blanchard Jerrold, ossia pubblicare una descrizione completa e illustrata della città di Londra. Questo reportage restituisce una Londra infernale, devastata dalla rivoluzione industriale, e tra queste incisioni c’è, per esempio, La passeggiata dei galeotti che servirà da modello per La ronda dei carcerati di Vincent van Gogh.
Gustave Doré esordisce giovanissimo, a 15 anni, quando presenta i suoi lavori Charles Philipon , fondatore de La Caricature e del Charivari, che pubblica nel 1847 il primo libro illustrato dell’artista: Les Tra- vaux d’Hercule (Le fatiche di Ercole). Illustrerà poi quelli che sono diventati grandi classici della letteratura, romanzi, favole e poesie, entrati nell’immaginario collettivo anche grazie alle sue opere, alla rappresentazione che ne ha dato attraverso il suo talento immaginifico.
Nel 1855 Gustave Doré cita Le mille e una notte nel suo elenco di capolavori della letteratura. Due anni dopo, realizza una serie d’illustrazioni (Sindbad il marinaio) per la rivista La Semaine des enfants. Magasin d’images et de lectures amusantes et instructives. Ma oltre al talento a non fargli difetto è l’ambizione, appassionato della Divina Commedia, il giovane Gustave Doré decide di illustrare l’Inferno, ma è costretto ad assumersi le spese di stampa perché nessun editore accetta di finanziare quella che viene ritenuta un’impresa troppo azzardata. Uscita nel 1861 per Hachette, l’opera però ottiene un enorme successo che conferma le doti e l’intuito di Doré, il quale ormai può fare a meno delle vignette per la stampa periodica – sette anni dopo, nel 1868, realizzerà le incisioni per il Purgatorio e il Paradiso.
Nel 1867 pubblica le illustrazioni delle Favole di La Fontaine per Hachette, anche in questo caso Doré dimostra che a fare la differenza è la sua personalità artistica: prende le distanze dalla vena comica degli illustratori precedenti e sceglie, in maniera meno scontata e più rischiosa, un’atmosfera più cupa e tragica, dalle tinte fosche. È l’ennesimo successo.
Anche il Don Chisciotte compare nell’elenco dei capolavori della letteratura che avrebbe voluto illustrare, impresa che – puntualmente – porterà a termine. Il viaggio in Spagna del 1862 e le sedute di lavoro con Louis Viardot, traduttore del testo di Cervantes, gli forniscono tutti gli elementi necessari per trasporre in immagini questo romanzo al tempo stesso parodistico e pittoresco, perfetto quindi per il gusto dell’artista. Dopo la pubblicazione, nel 1863, dei due lussuosi volumi di Hachette, nel 1869 esce un’edizione economica. In entrambi i casi il successo è enorme. Con l’edizione illustrata del Paradiso perduto di Milton per una casa editrice londinese, la Cassel Petter & Galpin, pubblicata nel 1866, Doré diventa famoso e rispettato anche in Gran Bretagna.
Le illustrazioni per l’Orlando Furioso sono la sua ultima grande impresa editoriale pubblicata in vita (1879), queste tavole rappresentano il crogiolo degli immaginari che l’artista ha toccato sin dagli inizi della propria carriera, dal suo viaggio in Spagna all’Inferno dantesco, passando per Gargantua e Le avventure del barone di Münchhausen. In tutta la sua opera il fantastico e l’umano si scontrano in una continua ricerca di nuovi orizzonti, convivono come nelle antiche leggende e nei grandi romanzi popolari.
E queste sono solo alcune delle imprese editoriali a cui l’artista francese ha preso parte imprimendo la sua inconfondibile firma. Fantastico Gustave Doré riordina, facendo una selezione, questa sua mastodontica eredità artistica: suddivide romanzi, opere di poesia, favole, caricature, racconti di guerra e reportage di viaggio, dando anche spazio alla sua produzione pittorica, più esigua e meno conosciuta, ma che conferma il suo talento multiforme. Anche in questo settore i temi prediletti sono quelli del fantastico e della natura, dalla mitologia al paesaggio, passando ovviamente anche della storie bibliche, con soggetti come Andromeda (1869), le Oceanine (1978), La casa di Caifa (1875), L’alba: ricordo delle Alpi (1875) e il Circo di Gavarnie (1882).
Émile Zola in un articolo intitolato Cervantès e Gustave Doré, su Don Chisciotte illustrato pubblicato sul Journal populaire de Lille nel 1863 scrive: “Questo lo chiamiamo illustrare un’opera: io sostengo che sia rifarla. Invece di un capolavoro, la mente umana ne ha due. È lo stesso pensiero tradotto in due lingue”.