Commissario per l’Italia alla Biennale a Venezia nel 1982 e alla Quadriennale di Roma nel 1993, Caramel è scomparso a Erba
“Mi definisco uno storico piuttosto che un critico d’arte, tuttavia credo che lo storico debba essere anche un critico. Non però nel senso del commentatore, prevalentemente militante, fiancheggiatore degli artisti nel presentare mostre o scrivere articoli sui giornali”. Queste parole, tratte da un’intervista da lui rilasciata nel 1998, dicono molto dell’approccio all’arte di Luciano Caramel, grande animatore della cultura italiana del ‘900, scomparso a Erba all’età di 87 anni. “La mia attività principale è di rimeditare il passato con metodologie scientifiche, nonché quella di guardare il presente alla luce della storia”, aggiungeva. “Questo non m’impedisce ovviamente di esercitare le funzioni di critico militante nel contesto che mi circonda, né di svolgere l’attività di divulgazione giornalistica”.
Nato a Como nel 1935, nella sua lunga carriera ha ricoperto importanti ruoli nelle istituzioni artistiche. Commissario per l’Italia alla Biennale a Venezia nel 1982, poi alla Quadriennale di Roma nel 1993. Caramel ha avuto anche una prestigiosa carriera accademica, iniziata da rettore dell’Accademia Albertina di Torino, poi vicerettore dell’Accademia di Brera, dal 1979 al 1982. È stato poi professore ordinario di Storia dell’arte moderna all’Università di Lecce, poi ordinario di Storia dell’arte contemporanea alla Cattolica di Milano e Brescia, fino al 2008.
A livello critico si è distinto per gli studi sull’astrattismo italiano, da Manlio Rho a Mario Radice, fino al M.A.C.. Ha scritto poi di Medardo Rosso, di arte cinetica e programmata, dell’architettura futurista di Antonio Sant’Elia. Resta fondamentale il suo volume “Arte in Italia tra il 1945 e il 1960”, pubblicato nel 1994.