Questo articolo è frutto dell’operato degli studenti del Laboratorio di scrittura, iscritti al Master Post Laurea “Management dell’Arte e dei Beni Culturali”, tenuto tra novembre e dicembre 2022 da Luca Zuccala, direttore della nostra testata. La collaborazione tra ArtsLife e Rcs Academy ha dato la possibilità agli studenti partecipanti al Master, dopo le lezioni di introduzione, pianificazione e revisione dei contenuti proposti, di pubblicare il proprio elaborato sulla nostra piattaforma.
Ha scritto lo scrittore francese André Pieyre de Mandiargues nel raccontare le opere di Domenico Gnoli che “lo stile pittorico di Gnoli nel momento stesso in cui descrive le cose banali che compongono l’ambiente dell’uomo, le illumina. Illustrandole le nobilita; mentre gli artisti pop le volgarizzano”. Se il tempo è la cifra tramite cui giudicare un successo, la mostra Domenico Gnoli, tenutasi a Fondazione Prada di Milano dal 28 ottobre 2021 al 27 febbraio 2022 non può che ritenersi tale. Ad un anno, infatti, dal termine della retrospettiva, Domenico Gnoli ancora fa tanto parlare di sé e i suoi quadri raggiungono quotazioni da record in tutto il mondo.
L’ultima mostra curata da Germano Celant, prima della sua scomparsa nell’aprile del 2020, ha avuto effetti incredibili sul mercato dell’arte: solo nell’ultimo anno i prezzi delle opere dell’artista romano all’asta sono cresciuti dell’11%. Il primato è stato raggiunto il 2 marzo 2022 quando, in occasione della Evening Auction di Arte Moderna e Contemporanea di Sotheby’s Londra, l’opera La Tranche del 1965 ha raggiunto 2.450.000 sterline, doppiando la stima minima. Anche in occasione della Contemporary Auction di Sotheby’s tenutasi a Milano lo scorso 23 novembre 2022 Gnoli era il top lot dell’asta: l’opera Le Canapé Bleu, esposta per la prima volta nel 1964 alla galleria Andrè Scholler di Parigi e poi alla retrospettiva a Fondazione Prada, stimava 1.000.000-1.500.000 milioni di euro.
Ma torniamo esattamente a un anno fa, a Milano. La mostra Domenico Gnoli in collaborazione con gli archivi dell’artista presenti a Roma e a Maiorca, ha coperto venti anni di attività, dal 1949 al 1969, e ha fornito un’immagine completa dell’estetica unica di Gnoli esponendo, a più di cinquant’anni dalla morte del pittore, oltre 100 dipinti e altrettanti disegni. Non pienamente Pop, non esclusivamente Iperrealista, non solo Minimal, Domenico Gnoli ha concepito la sua produzione come un discorso libero da vincoli di stile.
Il soggetto principale delle sue opere è il particolare: busti, ciocche di capelli, scarpe, tavoli da pranzo, poltrone, letti, cuscini, cravatte, bottoni resi con tecnica mista acrilico e sabbia, espediente che garantisce alle tele una texture tridimensionale e realistica. Se dovessimo, con una parola sola, definire perché le opere di Domenico Gnoli esercitano un’attrazione tale nei confronti di chi le guarda, questa sarebbe: segreto. Infatti, aggirandosi tra le tele di Gnoli, la sensazione che si avverte con più forza è quella di star spiando da una serratura i dettagli e le pieghe più private della vita di qualcun altro.
Chi ha visitato la mostra è come se fosse tornato di nuovo bambino e si è confrontato con colletti e polsini perfettamente inamidati e stirati, capelli in piega o tagliati di fresco, decolté e scarpe lucide, elementi solitamente piccoli che qui sono giganteschi e che emanano nelle sale un rigoroso contegno, un richiamo all’ordine, alla precisione e, insieme, un’inedita sensualità. Sono gli accessori di sempre che, con Gnoli, hanno una voce nuova e potente che si è espansa per le sale della Fondazione Prada.
Come ha sottolineato Germano Celant: “L’apparizione improvvisa sulla tela di elementi apparentemente incongrui quali busti, ciocche di capelli, scarpe, poltrone, cassetti, cravatte e bottoni rappresenta uno stimolo visivo e mentale per l’osservatore. È un invito a completare queste immagini misteriose in bilico tra realtà e immaginazione, collocate al centro di “un teatro sensuale e carnale dove si attua il continuo scambio tra le cose e i corpi, protagonisti di una complicità totale.”
Per restituire un’immagine completa della produzione artistica di Gnoli, la monografica si è articolata su due piani ed include, oltre alle gigantesche tele del pittore, esempi variegati del suo stile e della sua tecnica. Al piano terreno della Fondazione, le tele esposte erano raggruppate in serie tematiche a seconda del soggetto, del particolare, che viene rappresentato. Ognuna di queste iniziava con un dipinto meno noto appartenente alla produzione più giovane dell’artista, fino ad arrivare alle tele più note e iconiche.
Al piano di sopra, invece, sono stati raccolti e presentati disegni, cataloghi, incisioni, litografie, separé e altri documenti che, in termini di stile, mostrano uno Gnoli differente, più minuto nelle proporzioni ma sempre estremamente ricco, in termini di senso.
Informazioni utili
Domenico Gnoli
a cura di Germano Celant
allestimento studio 2×4 di New York
Fondazione Prada, largo Isarco 2, Milano
7 novembre 2021 – 27 febbraio 2022