Mine Vaganti, Ozptek porta a teatro uno dei suoi film più amati. In scena a Milano al Teatro Manzoni
«Gli amori impossibili non finiscono mai, sono quelli che durano per sempre». È duraturo ma non è impossibile l’amore che lega il pubblico alle opere di Ferzan Ozpetek, a giudicare dall’ovazione che ha accolto al Manzoni di Milano la versione teatrale di “Mine Vaganti”, amatissimo classico della sua filmografia (2 David Di Donatello, 5 Nastri D’Argento e 4 Globi D’Oro) che è tornato nei teatri dopo il fortunato debutto dello scorso anno.
Lo spettacolo ha segnato il debutto teatrale del regista di origini turche che, con questo testo, è riuscito a traghettare il suo personale immaginario dal grande schermo al palcoscenico. Un’operazione tutt’altro che semplice, ma che a Ozpetek è riuscita brillantemente. Merito di un testo inossidabile – chi ha visto e apprezzato il film ritroverà in questa rappresentazione tutte le scene e le battute più memorabili della commedia del 2010 – e di un cast corale affiatato che riesce a non far rimpiangere i protagonisti della sua versione cinematografica (l’indimenticabile Fantastichini, Lunetta Savino, d Elena Sofia Ricci in una delle sue prove migliori nella commedia).
Nel cast della versione teatrale, che a differenza della pellicola, ambientata in Salento, si svolge in un non ben precisato paesino campano, spiccano un esuberante Francesco Pannofino (impegnato nel ruolo di Vincenzo Cantone, il padre di famiglia vecchio-stile che non accetta l’omosessualità del figlio maggiore – inconsapevole del fatto che anche il secondogenito, sul quale ripone tutte le sue virili speranze, è gay come il fratello) e Iaia Forte, che spadroneggia nel ruolo di Stefania, moglie e madre divisa tra il carattere machista del marito e l’amore per i due figli.
La grandezza dei due mattatori non mette in ombra l’ottima prova di Edoardo Purgatori (Tommaso) e Carmine Recano (Antonio), quest’ultimo presente anche in un altro debutto fortunato di Ozpetek, quello nel mondo della serialità televisiva avvenuto con Le fate ignoranti (2022, Disney+).
Nella prima milanese dello spettacolo, un piccolo colpo di scena è stato rappresentato dalla sostituzione (imprevista) di un altro mostro sacro dello spettacolo presente in cartellone, Simona Marchini, che nella pièce interpreta il ruolo – centralissimo – di nonna Cantone, la “mina vagante” della famiglia che dà il titolo all’opera. A causa di un imprevisto, l’attrice romana è stata sostituita da Gianna Coletti che, come raccontato da un emozionato Pannofino a margine della messa in scena, pare aver imparato il testo in un solo giorno. La sua interpretazione, profonda ed emozionante, è stata un piccolo miracolo.
A proposito della trasposizione teatrale, è stato lo stesso Ozpetek a dettare la sua personalissima linea d’azione: «A teatro non ci si dovrebbe mai annoiare. Sono partito da questo per evitare che lo spettacolo fosse lento. Ho optato per un ritmo continuo, che non si ferma, anche durante il cambio delle scene». E anche in questo Mine vaganti convince: il gioco nell’uso degli spazi e della scena (impreziosito da un utilizzo sapiente e modernissimo dei sipari, che sezionano, espandono e riducono la scena come fossero sequenze di pellicola) e delle luci, che portano lo scintillio e la frenesia cinematografica sul palcoscenico.
Il messaggio di “Mine vaganti”, a teatro, spogliato degli ammiccamenti cinematografici, arriva ancora più potente (e prepotente): l’ipocrisia non può nulla di fronte alla scoperta – o alla presa di coscienza- del vero valore dell’autenticità.
Mine Vaganti è in scena al Teatro Manzoni di Milano fino all’11 dicembre 2022
7, 8 e 9 dicembre ore 20,45
10 dicembre ore 15,30 e 20,45
11 dicembre ore 15,30