Un nuovo restauro della Natività di Piero della Francesca (1480), conservato alla National Gallery di Londra, ha risolto un mistero. Quindici mesi di meticoloso trattamento conservativo hanno rivelato che il dipinto non è incompiuto, come si è creduto a lungo. Nel frattempo l’opera è tornata in mostra.
La Natività di Piero della Francesca è uno dei capolavori più apprezzati della National Gallery di Londra. Del resto il dipinto ad olio si distingue immediatamente per la raffinata grazia e l’eloquenza delle sue figure, la ricca morbidezza e luminosità dei suoi colori, il suo supremo equilibrio e armonia, la sua spiritualità e potere narrativo, la sua combinazione di solenne grandezza e rustica semplicità.
In particolare osserviamo la Vergine umilmente inginocchiata su un promontorio roccioso, in adorazione del Cristo bambino, che giace nudo a terra davanti a lei. A proteggerlo dalla terra nuda e fredda un manto azzurro. Le sue braccia si protendono verso di lei, come nella visione di Santa Brigida, mentre gli angeli forniscono un accompagnamento musicale polifonico. Dietro di loro, il terreno scende attraverso un tortuoso paesaggio umbro. Due pastori, l’anziano Giuseppe e un bue e un asino sono testimoni della scena, la quale è ispirata alla visione miracolosa di santa Brigida di Svezia.
L’opera fu acquistata dalla National Gallery nel 1874 nonostante versasse in pessime condizione conservative. Il pannello di legno era rotto, il dipinto era molto macchiato, i pastori avevano subito una pulizia così abrasiva che le loro immagini erano state consumate fino al disegno sottostante e alcuni goffi restauri ne avevano alterato la rappresentazione iniziale. Tuttavia, il museo pagò il dipinto quasi 2.5 milioni di sterline. Quasi il doppio di quanto versò, negli stessi anni, per Marte e Venere di Botticelli. Da quel momento in poi la Natività fu oggetto di vari restauri, nonostante la fragilità, le incurie e gli interventi precedenti rendessero difficili ogni nuovo tentativo.
Non a caso Jill Dunkerton, la restauratrice senior della National Gallery che per ultima si è occupata di lavorare sull’opera, ci ha impiegato ben 15 mesi a riportarlo allo splendore originale. In un video, tra l’altro, ha raccontato parte del suo complesso lavoro. Impresa che non solo ha restaurato il dipinto, ma che ha contribuito a sfatare alcune false credenze rispetto ad esso. Su tutte quella che fosse incompiuto.
Una deduzione erroneamente tratta dalla mancanza di ombre sul terreno e dall’assenza di una precisa traiettoria della luce. A renderla fallace la pulizia effettuata sulle pietre grigie della stalla, che si sono rivelate essere di un chiarore anomalo, generato da un’intensa fonte di luce proveniente dal cielo e che, passando per una fessura nel tetto, irradia l’ambiente. Ed è questo dunque che indica il pastorello, che notiamo con il braccio alzato alle spalle della Madonna. La luce dunque rappresenterebbe la visione di Santa Brigida e l’assenza di ombre un’amplificazione della sua forza.
E i pastori stessi non erano affatto incompiuti, solo “orribilmente abrasi per l’eccessiva pulizia“, dice Dunkerton. Fortunatamente il “bellissimo disegno sottostante” di Piero sopravvive ancora, e Dunkerton ha ridipinto parzialmente i pastori, velando sottilmente le linee del disegno senza rifinire eccessivamente con congetture successive. Per evitare gli errori commessi in passato Dunkerton ha proceduto lentamente, utilizzando pennelli molto piccoli e precisi in grado di intervenire capillarmente sul dipinto. Dipinto che oggi torna ammirabile in tutto il suo splendore.