Gli eredi di una collezionista ebrea – la cui raccolta fu sequestrata dai nazisti nel 1936 – stanno facendo causa al Metropolitan Museum of Art di New York e alla Basil & Elise Goulandris Foundation (Atene) per ottenere la restituzione (o il risarcimento) di un dipinto di Vincent van Gogh.
La causa, depositata la scorsa settimana in tribunale, elenca come querelanti nove eredi di Hedwig Stern, un collezionista fuggito dalla Germania nazista e alla fine stabilitosi a Berkeley. Essa sostiene che la Basil & Elise Goulandris Foundation continui a detenere il dipinto nonostante i problemi circa la sua provenienza; e che successivamente il Met, dopo averlo acquisito nel 1956, l’abbia poi segretamente venduto (per 1,5 milioni di dollari) nel 1972 per evitare di affrontare richieste di restituzione. La figura chiave dell’operazione sarebbe stata Theodore Rousseau, al tempo curatore capo e vicedirettore del museo, che era stato membro dei Monuments Men and Women. A fare da intermediario, secondo la ricostruzione, la galleria Marlborough Fine Art.
L’opera in questione, La cueillette des olives (1889), è stata esposta all’inizio di quest’anno al Van Gogh Museum di Amsterdam e attualmente è in mostra al museo della Basil & Elise Goulandris Foundation ad Atene. Sul sito web della fondazione, la provenienza del dipinto non cita Stern, ma presenta un intervallo tra il 1924 e il 1948 circa. Proprio il periodo il cui il regime nazista ha forzatamente sequestrato numerosi beni alla popolazione ebraica.
Il risarcimento richiesto, vista la difficoltà di ottenere indietro l’opera, si aggira intorno ai 75 mila euro. Una cifra che non si basa sull’attuale valore economico dell’opera (che sarebbe ben più alto), ma sugli introiti che il dipinto avrebbe generato ai due musei. D’altro canto il Met sostiene di avere ceduto La cueillette des olives nell’ambito del deaccessioning, seguendone tutti i criteri. Semplicemente, secondo loro, l’opera non era all’altezza del resto della collezione; e quindi ceduta per fargli spazio.
Una questione, quella della restituzione delle opere d’arte sequestrate in epoca nazista, sempre attuale e controverso. Sono tanti i casi e altrettante le vie trovate per risolvere il contenzioso. In particolare il nodo critico è evidente: vi deve essere uno dei soggetti che rinuncia, senza possibilità di essere adeguatamente ricompensati, alla proprietà dell’opera. Un ultimo caso emerso, in ordine di tempo, è probabilmente quello riguardante un’opera di Bronzino. In questo caso il dipinto prima cade nelle mani dei Nazisti, viene erroneamente attribuito a Jacopino del Conte e successivamente concesso al Führermuseum di Linz, il museo ideato da Hitler e mai realizzato. A guerra conclusa l’opera fu poi trasferita in vari uffici governativi. Qui sarebbe stata dimenticata se gli eredi della proprietaria originaria – Ilse Hesselberger – non avessero lottato per riottenerla.