Nel 2022, anno del centenario della scoperta della tomba di Tutankhamon, gli archeologi hanno trovato una serie di tesori perduti del mondo antico
Sono state parecchie le notizie relative all’affascinante mondo dell’archeologia, molti gli studi ultimati su reperti e luoghi già noti, come ad esempio la scoperta delle origini a lungo sconosciute della Venere di Willendorf (realizzata in un materiale molto probabilmente proveniente da una regione del Nord Italia) e del vero scopo di Stonehenge (sembra fosse un calendario solare).
Ma non solo, è stata decifrata un’incisione su un antico pettine per togliere i pidocchi realizzato in avorio che era rimasto a lungo a prendere polvere negli archivi. Ora sappiamo che la più antica frase conosciuta scritta nel primo alfabeto recita così: «Possa questo pettine debellare i pidocchi dai capelli e dalla barba».
Trovare la tomba di Cleopatra sarebbe un sogno per ogni archeologo. Ecco, questo sogno potrebbe non essere più così irraggiungibile. Gli archeologi hanno scoperto un tunnel scavato nella roccia sotto l’antico tempio egizio di Taposiris Magna. Il percorso potrebbe condurre alla tomba perduta dell’ultima sovrana dell’Egitto tolemaico dal 51 al 30 a.C. È lungo 1300 metri, situato 13 metri sotto il tempio. Un prodigio della tecnica ingegneristica antica, per molti aspetti simile al Tunnel di Eupalinos sull’isola greca di Samos. A scoprirlo è stata l’archeologa Kathleen Martinez dell’Università di San Domingo, da tempo sulle tracce dei resti della tomba di Cleopatra (qui l’articolo completo).
Tra le scoperte più sensazionali (e mediatiche) quella dello scorso novembre a San Casciano dei Bagni, in Toscana, dove sono riemerse 24 statue in bronzo perfettamente conservate risalenti a 2300 anni fa. «Un ritrovamento eccezionale che ci conferma una volta di più che l’Italia è un Paese fatto di tesori immensi e unici. La stratificazione di diverse civiltà è un unicum della cultura italiana» ha commentato il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Le statue, di raffinatissima fattura, sono databili tra il II secolo a.C. e il I d.C. Erano immerse nel fango sul fondo della grande vasca romana del Bagno Grande e sono state recuperate tutte integre e in perfetto stato di conservazione. Sembra fosse una sorta di deposito votivo, con divinità, matrone, fanciulli, imperatori, oltre a migliaia di monete. Le statue erano legate alla presenza di un santuario, attivo dal III secolo a.C. fino al V d.C.. In epoca cristiana il luogo di culto venne chiuso senza essere distrutto, e le divinità furono nascoste sott’acqua (qui l’articolo completo).
Rimaniamo in Italia. Nel maggio scorso due Giganti sono venuti alla luce nella necropoli di Mont’e Prama, a Cabras in Sardegna, dove erano già state scoperte antiche sculture risalenti alla civiltà nuragica che hanno reso celebre il sito sardo. Il ritrovamento è arrivato a poco meno di un anno dalla nascita della Fondazione che vede impegnati il MiC, il Comune di Cabras e la Regione Sardegna. Sono emersi torsi e altri frammenti di due nuove statue identificate come “pugilatori del tipo Cavalupo”, per il grande scudo flessibile avvolto davanti al tronco. Del tutto simili alle due sculture recuperate a pochi metri di distanza nel 2014 (qui articolo completo).
E ancora, a Selinunte è tornata alla luce l’agorà più grande del mondo, quasi 33mila metri quadrati. Sono stati scoperti anche gioielli, amuleti e uno stampo che è la seconda parte di un manufatto già scoperto dieci anni fa e che così è tornato perfettamente integro. Gli archeologi ipotizzano che servisse per uno scettro prezioso, un oggetto unico e infatti lo stampo, dopo la prima e unica fusione, era stato diviso nelle sue due componenti e seppellito nell’area sacra. E’ in programma un’indagine metallografica per comprendere che tipo di metallo (probabilmente bronzo) sia stato utilizzato per la fusione, e replicarlo. Lo sta studiando Clemente Marconi, che guida una missione che vede insieme l’Institute of Fine Arts della New York University e l’Università degli Studi di Milano in collaborazione con l’Istituto Archeologico Germanico. Soltanto osservando le immagini realizzate con il drone ci si riesce a rendere conto dell’effettiva ampiezza di quello che doveva essere il cuore dell’antica Selinus, prima della distruzione cartaginese (qui l’articolo completo).
Dall’altra parte dell’Atlantico, in Messico, gli archeologi si sono imbattuti, durante gli scavi di una sezione dell’antica città Maya di Palenque, nella punta di un grosso naso che emergeva da sotto la terra. Pulendo con cura la zona, sono apparse le narici, il mento e le labbra socchiuse di una bocca semiaperta. Gli studiosi hanno ipotizzato che si tratti del volto del dio del mais Hun Hunahpu che i Maya credevano venisse decapitato ogni autunno intorno al periodo del raccolto, per poi rinascere la primavera successiva all’inizio della nuova stagione di crescita. Il ritrovamento è il primo del suo genere nel noto sito archeologico del Chiapas.
Tornando nel Vecchio Continente, a luglio sono partiti gli scavi intorno a una tomba che si pensa posse essere appartenuta al leggendario sovrano di Camelot, Re Artù, nell’Herefordshire in Inghilterra. Sempre in UK è stata scoperta una collana d’oro di 1.300 anni in una sepoltura paleocristiana.
In Grecia è stato trovato il tempio di Poseidone di Samiano, citato dallo storico Strabone. Sono emerse le fondamenta di un edificio largo parecchi metri, con “muri accuratamente fissati” spessi più di un metro e mezzo. Sulla base dei primi calcoli, si può ipotizzare che sia un edificio di almeno 30 metri di lunghezza.
In una struttura neolitica nel sud-est della Turchia è stata scoperta una delle più antiche opere d’arte narrativa conosciute al mondo, che vede al centro un uomo che, circondato da due bestie feroci, si stringe il pene. Il pannello scolpito forma una panchina ed è stato trovato nel 2021, ma i dettagli sono stati condivisi sono quest’anno in un documento pubblicato dalla rivista scientifica Antiquity.
Nel sud di Israele sono stati trovati dei dadi da gioco, i cosiddetti “astragali” realizzati con ossa di animali. Ne hanno scoperti ben 530 e hanno incisi i nomi delle divinità. “Era aiutaci!” è inscritto in greco. Tra gli altri nomi ci sono Afrodite, Eros, Hermes e Nike. In Siria è venuto alla luce un mosaico di epoca romana praticamente intatto, di 1.600 anni, vicino a Homs. Raffigura la Guerra di Troia ed è stata descritta come la scoperta archeologica più importante dall’inizio del conflitto nel 2011.
Dalla fine del XIX secolo, gli archeologi hanno scoperto innumerevoli minuscole placche a forma di gufo nascoste in tombe, pozzi e fessure in tutta la penisola iberica. Per molto tempo nessuno è stato in grado di concordare completamente su ciò che questi minuscoli tesori di ardesia incisa potevano rappresentare. Ora un nuovo studio suggerisce che potrebbero essere stati antichi giocattoli realizzati da bambini.
In Iraq, l’antica città di Zakhiku, è emersa dalle acque del fiume Tigri. Che esistesse si sapeva già. Ma solo ora è riemersa ed è stato possibile studiarla. E’ una brutta notizia del 2022, la siccità estrema nella regione irachena, ad aver permesso l’affiorare dei resti della cittadina nella zona del sito archeologico di Kemune, nella regione del Kurdistan iracheno. Per far fronte alla siccità, che ha causato grandi danni all’agricoltura, le autorità locali hanno autorizzato il prelevamento di ingenti risorse d’acqua dal bacino di Mosul. Potrebbe trattarsi della città di Zakhiku, del regno dei Mitanni, che arrivò al massimo splendore tra il 1450 a.C. e il 1350 a.C. Fu distrutta da un terremoto intorno al 1350 a.C. ma sono ancora visibili sono i resti di un maestoso Palazzo. la squadra è riuscita a mappare gran parte della città antica nonché a scoprire una massiccia fortificazione con mura e torri, un monumentale edificio di stoccaggio a più piani e un complesso industriale.