Uno sguardo antropologico per cambiare il nostro rapporto con l’ambiente nell’ultimo libro di Andrea Staid, uscito per la UTET
Essere natura è l’ultimo libro di Andrea Staid, uscito per la UTET (142 pagine, 15.00 eur). È forse il più bel libro scritto fino ad oggi dall’autore. Con un linguaggio piano, elementare, senza accademismi di sorta, Staid riesce ad affrontare temi di scottante attualità e urgenza. Quali l’emergenza climatica, l’inquinamento, l’agonia suicida del capitalismo, e il generale atteggiamento del green washing. Volto a mettere a reddito la fine dell’uomo e forse del Pianeta senza nessuna reale idea di futuro.
Nei 5 capitoli del volume (Natura/cultura, Colonialismo e antropocentrismo, Estrattivismo ed ecocidio, Il racconto e la scoperta della soggettività delle altre specie, La natura ci cura: l’orto e il paesaggio come comprensione e cambiamento), uniti alle conclusioni con appendice etnografica, Staid ci racconta e fa raccontare sia le criticità attuali che possibili spinte e prassi di cambiamento.
Natura cultura
Un cambiamento che deve innanzitutto iniziare con abbandonare l’idea che la dicotomia natura cultura sia uno stato di fatto insuperabile, esistono modalità di convivenza e di coesistenza tra tutte le cose minerali vegetali ed animali presenti sulla Terra, abbandonare l’idea della colonizzazione antropocentrica come unica modalità di stare al mondo, infatti è la visione estrattivista che determina l’ecocidio, ma per fare questo bisogna contemporaneamente re imparare ad essere e sentirsi parte di un insieme e non utilizzatori o peggio sfruttatori di quanto esonda dal nostro io e invece riconoscere l’infinita soggettività di ogni cosa compone il mondo.
Vi sono in natura innumerevoli esempi di coevoluzione e mutuo appoggio tra specie viventi diversissime. Che collaborano invece che annientarsi a vicenda, per vivere e prosperare in un equilibrio dinamico. L’autocostruzione, come un contatto quotidiano con la terra, dal vivere il mare, il bosco, la montagna al fare l’orto, può riportarci ad un contatto intimo con la natura, in definitiva, se solo lo vogliamo, la natura ci cura.
Nell’ultima parte del volume le testimonianze sia dirette che come citazioni di altri pensatori, dispiegano un ventaglio ulteriore di soluzioni potenziali. Il messaggio di Staid in definitiva non è privo di speranza. E, anche se fosse una lotta senza speranza, da pessimista quale sono, credo che varrebbe comunque la pena di ingaggiarla.