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L’Italia in Brasile: intervista a Michele Gialdroni, ex direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di São Paulo

Io, Luca Vitone installazione dell'opera 'Nulla da dire solo da essere' nella mostra #iolucavitone al PAC di Milano fino al 3 dicembre - foto Nico Covre, Vulcano
Luca Vitone, Io, Villa Adriana, al MAC USP (particolare)
Intervista con Michele Gialdroni, ex direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di São Paulo dal 2018 al 2022: un bilancio delle attività e uno sguardo a “Io, Villa Adriana” di Luca Vitone, in mostra in Brasile

“Eu, Villa Adriana”, è la mostra personale di Luca Vitone che fino al 23 gennaio prossimo sarà visibile al Museo di Arte Contemporanea dell’Università di São Paulo, in una collaborazione tra l’istituzione, il Consolato Italiano e l’Istituto Italiano di Cultura, e a cura di Andrea Bruciati e Anne Palopoli. Il ritratto che Vitone offre di Villa Adriana, che risale al II secolo d.C., è un “effetto del tempo” in tutti i sensi: per diversi mesi l’artista ha lasciato 9 tele in diversi punti della Villa, aspettando paziente che fossero le condizioni atmosferiche a generare le immagini astratte che oggi vediamo fissate e che possiamo tentare di riavvolgere come un nastro immaginando il depositarsi di uno strato dopo l’altro. E oltre alle tele, in mostra vi sono anche due incisioni di Villa Adriana ideate da Piranesi (1720-1778), su cui Vitone ha inserito una serie di note, insieme ad alcuni reperti della Villa, tra cui un ritratto del Dio Horus in forma di falco, e un’opera composta delle polveri raccolte presso l’Osservatorio di Roccabruna, dove l’imperatore Adriano svolgeva i suoi studi astronomici. Lo scorso dicembre abbiamo incontrato Michele Gialdroni, Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a São Paulo (prima del suo nuovo incarico come Funzionario dell’Area della Promozione Culturale all’Ufficio V della Direzione Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale del Ministero degli Affari Esteri) per farci raccontare della mostra, ma anche della relazione culturale tra il nostro Paese e il Brasile.

Michele Gialdroni

Possiamo fare un bilancio di questi anni di incarico? Cosa ha cercato di portare in Brasile rispetto alla relazione con l’Italia?
Negli anni di direzione dell’IIC San Paolo, dal 2018 al 2022, oltre alle attività di valorizzazione della lingua e del patrimonio, abbiamo cercato di rafforzare il dialogo con la produzione culturale italiana contemporanea, in particolare nei settori del teatro e dell’arte contemporanea. Per quanto riguarda il teatro è stata fondamentale la collaborazione con la rete SESC San Paolo e in particolare con il SESC Pompéia, il bellissimo Centro Culturale realizzato da Lina Bo Bardi, la grande architetta, italiana di nascita e brasiliana d’adozione, cui nel 2022 l’IIC ha dedicato una mostra fotografica, considerata dalla Folha de São Paulo una delle migliori mostre dell’anno. Proprio al Sesc Pompéia abbiamo realizzato due edizioni di una rassegna, a cura di Rachel Brumana, dedicata al teatro di ricerca italiano, intitolata SCENA. La prima edizione del 2029 è stata dedicata al corpo sulla scena, con la partecipazione delle compagnie Fanny & Alexander, Alessandro Sciarroni e il monologo First Love di Marco D’Agostin, la seconda, del 2022, ha avuto il filo conduttore della presenza femminile, con le produzioni di Giorgina Pi, Chiara Bersani e Muna Mussié. Si tratta quindi di teatro performativo, molto vicino al linguaggio dell’arte contemporanea. Per quanto riguarda le arti figurative in senso stretto, oltre a molteplici collaborazioni con prestigiosi centri culturali pubblici e privati, e il sostegno a diverse residenze artistiche, tengo a sottolineare la collaborazione con il Museo di Arte Contempornea (MAC) di San Paolo diretto da Ana Magalhães, grande conoscitrice del panorama contemporaneo e del Novecento italiano, così ben rappresentato nella collezione permanente del MAC. Una collaborazione iniziata con una mostra tesa a valorizzare lo straordinario originale in gesso delle Forme uniche della continuità nello spazio di Umberto Boccioni, custodito proprio dal MAC, e proseguita con attività legate alla produzione italiana più attuale. Per esempio la mostra “Al di là del 2020”, a cura di Teresa Emanuele e Nicolas Bellario, realizzata nel 2021, alla prima ripresa delle attività in presenza, in collaborazione con il Consolato Generale d’Italia di San Paolo, come forma di resilienza dell’arte in tempi difficili, che radunava quaranta recentissime opere di artisti come Gian Maria Tosatti, Matteo Basilé, Paolo Icaro, Paolo Ventura e molti altri, con una particolare attenzione a iniziative di art-sharing e fund-raising nate proprio come risposta alle emergenze della pandemia. Nel 2022 invece, grazie a una collaborazione con MAXXI e l’Istituto VILLAE, è stato possibile portare al MAC “Io. Villa Adriana”, la mostra in cui l’artista concettuale Luca Vitone reinterpreta gli spazi e la storia della antica Villa e delle sue rovine. Sguardi quindi sulla ricerca estetica e sui temi della contemporaneità in Italia, cercando sempre il dialogo con le realtà creative locali, come nel caso del murale realizzato da Alice Pasquini per il SESC Pinheiros nel 2019. Le proposte dell’IIC SP sono sempre state intese come piattaforma di dialogo e non come mera vetrina della produzione italiana.

Luca Vitone, Io, Villa Adriana, intervento su incisione

Quali sono, secondo lei, i temi fondamentali che si respirano oggi nell’arte contemporanea di questo Paese che per moltissimi anni è stato decisamente prossimo al Belpaese?
Il Brasile, a causa delle sue dimensioni e della sua storia è un paese di grandi contrasti, contrasti che si rispecchiano nell’interpretazione impegnata del proprio ruolo di molti protagonisti della cultura. Se devo sottolineare una differenza con l’Italia, generalizzando molto naturalmente, tenderei a dire che è diverso il peso dato nei due paesi all’eccellenza della ricerca estetica e alla forza del messaggio veicolato.

La mostra di Luca Vitone, “Io. Villa Adriana” è l’ultimo progetto sviluppato in collaborazione con l’Istituto e le Villae di Tivoli e il Museo MAXXI. Come è nata l’esposizione e perché la scelta di Luca Vitone?
“Io. Villa Adriana” si situa nel percorso artistico di Luca Vitone, che da anni reinterpreta i luoghi della storia e del potere in particolare utilizzando le loro polveri. È una mostra che permette di valorizzare tanto il contemporaneo come il nostro patrimonio, con i preziosi frammenti pittorici e l’impressionante Horus giunti a San Paolo grazie alla collaborazione con VILLAE e in particolare con il suo direttore Andrea Bruciati. Luca Vitone però spoglia il paesaggio, lo rende essenziale, realizza una mostra del non visto ispirandosi a un luogo dello sfarzo. Reinterpreta anche la tradizione dei ruderi, intervenendo su alcune incisioni di Piranesi. Una mostra quindi, nata da un altro allestimento al MAXXI nel 2021, in grado di dialogare con il passato, preservandone il fascino ma alleggerendone il peso, a dimostrazione che tutto si trasforma, da una parte si arricchisce e dall’altra si spoglia di significati.

Luca Vitone, Io, Villa Adriana, al MAC USP

Che eredità lascia al nuovo direttore e quale può essere, secondo lei, una modalità di lavoro incisiva che possa permettere di arrivare al pubblico senza dimenticare la profondità della cultura?
Chi assumerà la direzione sicuramente aggiungerà nuove proposte e nuove collaborazioni all’offerta culturale dell’IIC San Paolo, che del resto conta sempre sul sostegno del locale Consolato Generale e della nostra Ambasciata a Brasilia. Sicuramente la chiave del successo, a mio parere, è la qualità della proposta culturale abbinata al dialogo con la società e il mondo della cultura locali.

Tra i compiti dell’Istituto, si legge: “Mantenere vivi e rinsaldare i valori della tradizione e i legami con la cultura d’origine della comunità giunta con il primo flusso migratorio del 1880 e mai interrotta”: dunque la relazione continua? E in quale “nuovo” modo?
Il legame affettivo con l’Italia è enorme in Brasile, dove decine di milioni di persone hanno antenati di origine italiana. Ma l’eredità culturale forse è ancora più ampia, basti pensare ai modelli italiani presenti nelle espressioni artistiche settecentesche di Minas Gerais, ben prima dei fenomeni di migrazione di massa verso le Americhe. L’IIC di San Paolo arricchisce l’offerta culturale della città (e a volte del Paese) con iniziative che rafforzano i legami con l’attività culturale contemporanea in Italia. Questo significa da una parte facilitare opportunità a chi opera nel mondo della cultura e delle arti in Italia, ma anche presentare il patrimonio in modi e forme contemporanei. Certamente la relazione con gli italiani e discendenti di italiani in Brasile è intensa e le attività culturali sono un canale privilegiato per arricchire questo rapporto.

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