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Aria e non solo. Luca Vitone a Villa Adriana e al Maxxi

Maxxi, Luca Vitone, IO VILLA ADRIANA, ph Musacchio Ianniello Pasqualini Maxxi, Luca Vitone, IO VILLA ADRIANA, ph Musacchio Ianniello Pasqualini
Maxxi, Luca Vitone, IO VILLA ADRIANA, ph Musacchio Ianniello Pasqualini
Maxxi, Luca Vitone, IO VILLA ADRIANA, ph Musacchio Ianniello Pasqualini

Vitone indaga come rendere visibile l’invisibile e più in generale come materializzare ai nostri sensi elementi naturali e/o artificiali volatili e ineffabili

“Io, Villa Adriana” è il titolo dell’operazione espositiva di Luca Vitone in corso – fino al 12 settembre – sia a Villa Adriana che al Museo Maxxi di Roma a cura di Anne Palopoli e Andrea Bruciati. Come già nella doppia mostra di Milano Io, Luca Vitone del 2017 (PAC, Museo del Novecento e Sant’Eustorgio), l’artista si confronta di nuovo con spazi contemporanei “vuoti” e con uno spazi storici già densi di significati propri. Parliamo di un’operazione espositiva, e non solo di allestimenti o di mostre. Giacché l’artista da tempi lontani indaga come rendere visibile l’invisibile e più in generale come materializzare ai nostri sensi elementi naturali e/o artificiali volatili e ineffabili. E qui utilizza gli agenti atmosferici per realizzare una parte consistente della sua esposizione.

Si tratta di nove tele di grandi dimensioni lasciate al capriccio degli agenti atmosferici. Così l’aria, la pioggia, la polvere e altri elementi organici “dipingono” per noi questi affascinanti quadri. L’utilizzo di agenti atmosferici nell’arte moderna è un filone che ha una sua propria tradizione, dagli acquerelli di Emil Nolde realizzati con pigmento e neve su carta, al grande vetro di Duchamp coperto di polvere e immortalato da Man Ray. Alla pluie di Marcel Broodthaers, passando per Silueta di Ana Mendieta, per le sculture idrosolubili di Nicoletta Braga, per Ice Watch di Olafur Eliasson o per alcuni esperimenti di Sam Falls. O ancora per le 52 tele esposte all’inquinamento di Mexico City da Santiago Sierra. Senza dimenticare William Kentridge con il monumentale murales di Roma ricavato dallo smog della Capitale, Triumphs and Laments. Anche se per ciascun autore l’interazione tra la “natura” e l’opera d’arte segue percorsi specifici e originali.

 

Luca Vitone, Io, Villa Adriana, Villa Adriana
Luca Vitone, Io, Villa Adriana, Villa Adriana

Vitone da anni utilizza una pittura realizzata casualmente da agenti atmosferici. Ma in questo caso l’artista fa venire in mente “la somiglianza per contatto” di Didi Huberman. In un certo senso è come se le tele di Vitone questa volta fossero una sorta di “calco” di porzioni del magnifico complesso archeologico di Villa Adriana. Questa propensione a materializzare l’invisibile accompagna tutta la sua ricerca e, anche in questa occasione, ci sorprende piacevolmente sia per l’efficacia che per la coerenza. Se Villa Adriana è il ritratto di Adriano, queste nove tele solo appunto un possibile ritratto del monumento.

Tempo, tempo che scorre, tempo, tempo atmosferico, tempo. Accumulazione di polvere di un universo che si disgrega incessantemente e che l’atto dell’artista rende visibile. Come fece a suo tempo Duchamp, ma in altra forma: Vitone è il site specific che incontra il time specific. La polvere, l’aria e l’acqua divengono pigmento. Di certo è anche un viaggio nel tempo, il confronto di un artista con la romanità che a sua volta si confrontava con la Grecia e con l’Egitto. Il ripercorrere i passi dei Maestri che nel corso dei secoli hanno frequentato il sito, Raffaello, Antonio da Sangallo il vecchio, Borromini, Piranesi… Il tempo è trasparente come l’aria, e come l’aria possiede però una sua materialità. Basta osservare un uccello o un aereo in volo per capirlo. Potremmo dire che queste nove grandi tele sono color dell’aria ma anche color del tempo.

Al Maxxi, dunque, troviamo tutte e nove le tele e “wunderkammer, pensando alla volta celeste”, installata sul piano inclinato del museo, realizzata con le polveri raccolte nell’osservatorio di Adriano. Negli spazi monumentali del museo di Zaha Hadid troviamo anche “Capricci”, due stampe da Piranesi risignificate all’artista attraverso delle note, il tutto dialogando con il Coccodrillo-Fontana in marmo cipollino del II sec. a.C., proprio a indicare una specie di gabinetto delle meraviglie che è anche una macchina del tempo.

Negli spazi archeologici incontriamo la bussola di “Ricondursi al luogo”, e ancora “Scavo, piccole terme” che di fatto è un’installazione sonora. Sul belvedere di Rocca Bruna “Panorama (Roma)”, tre cannocchiali e “Le cinque pietre di Davide”. 4, in realtà, perché la quinta è quella che uccise Golia, il tutto all’ombra di un ombrello arcobaleno. Questo anacronismo concettuale, questo scavalcare il tempo e lo spazio, questo essere sincronicamente e diacronicamente in tempi e luoghi diversi è forse il carattere più potente di queste esposizioni.

 

Luca Vitone, Io, Villa Adriana, MAXXI, Roma (ph. Giorgio Benni)
Luca Vitone, Io, Villa Adriana, MAXXI, Roma (ph. Giorgio Benni)

Por uma geografia nova

Nel lontano 1979 il celebre geografo brasiliano Milton Santos, nel suo “Por uma geografia nova” affermava: “Ricordiamo ancora una volta che lo spazio si caratterizza tra le altre cose, per la differente età delle cose che lo caratterizzano e questo è valido per ogni tipo di sub spazio a prescindere dalla scala. Prendiamo ad esempio lo spazio agricolo. Noi incontreremo colture, strade, case e tecniche e strumenti che come le popolazioni coesistono ma il cui venire ad essere non fu contemporaneo. Se andiamo a considerare la realtà urbana la situazione si ripete. Attività, case, strade, viali e quartieri, niente ha la stessa età. Se ampliamo la scala alla dimensione di un continente o se restringiamo l’osservazione al più piccolo contesto, alla cellula territoriale più minuscola, non incontreremo mai elementi sincronici. Ogni variabile oggi presente nella caratterizzazione dello spazio appare con una datazione iniziale differente. Per il semplice fatto che niente si diffonde al medesimo tempo e per questo ogni posto si distingue per le sue variabili costitutive. In ogni continente, paese, regione o sub spazio, ogni luogo rappresenta la somma di azioni particolari inizialmente localizzate in tempi diversi. Così la presenza simultanea di variabili di età diversa da come risultato che la combinazione caratteristica di ciascun luogo sia unica“.

La mostra mette davanti agli occhi quanto di “geografico” vi sia nell’intera ricerca di Luca Vitone. In questa ottica “geografica” possiamo anche pensare alle azioni di coesistenza delle opere di Vitone in luoghi antichi e moderni, come è stato a Milano e come è oggi a Tivoli e Roma. E ancora:

Il luogo pertanto è il risultato di azioni multilaterali che si realizzano in tempi disuguali sopra ciascun punto della superficie terrestre. Questo sta alla base di una teoria che cerchi di spiegare la localizzazione specifica, dovrà considerare le azioni del passato e del presente, locali ed extralocali. Il luogo assicura l’unità del continuo e del discontinuo e talvolta la sua evoluzione mentre assicura una struttura concreta ed inconfondibile. In un punto determinato del tempo le variabili dello spazio sono a sincroniche da un punto di vista genetico mentre tutte le variabili funzionano sincronicamente in ogni luogo. Tutto lavora a costituire un insieme coerente rispetto ad un ordine funzionale. Ogni luogo è in ogni istante un sistema spaziale a prescindere dall’età degli elementi costitutivi e dalla sequenza che li compone. In senso assoluto lo spazio è puntuale. Dentro ogni sistema storico le variabili si sviluppano asincronicamente però il sistema geografico cambia in forma sincronica. Un sistema spaziale è sostituito da un altro che ricostruisce la sua coerenza interna corrispondente se ogni variabile isolata mantiene una velocità di cambio propria. In tal senso sincronia ed a sincronia non sono di fatto opposte ma complementari perché nel contesto spazio temporale le variabili sono esattamente le medesime. Considerando le fasi tra le variabili e le porzioni di tempo corrispondente, si spiegano le diverse organizzazioni spaziali in luoghi differenti, quel che si chiama comunemente differenze regionali[…]. Nella condizione attuale del mondo come mai in precedenza, la concezione dello spazio è chiamata a giocare un ruolo fondamentale nella schiavizzazione o nella liberazione dell’uomo“.

 

Luca Vitone, Io, Villa Adriana, Villa Adriana
Luca Vitone, Io, Villa Adriana, Villa Adriana

Milton Santos ha teorizzato e Luca Vitone ha reso visibile questa relazione spazio temporale, geografica e umana attraverso l’arte sua. Due mostre di grande forza espressiva e di eleganza magistrale.

https://www.lucavitone.eu/

Massimo Mazzone

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