L’Artistique, Centre for Arts and Culture & Espace Ferrero di Nizza espone le opere della collezione di arte contemporanea e arte primitiva riunita da Jean Ferrero, fotografo, collezionista, amico degli artisti della Ecole de Nice. Tra questi Arman, Ben e César. La collezione, composta da poco più di 850 opere di 37 artisti diversi, comprende esattamente 48 opere di Arman, 33 di Ben e 37 di César. Complessivamente rappresentano quasi il 15% della collezione. Arman, Ben e César sono davvero l’ABC della raccolta. E da qui deriva il nome della mostra – Arman, Ben Cesar , l’ABC de la Collection Donation Ferrero – visitabile dal 6 dicembre 2022.
Un giorno del 1947, sulla piaggia di Nizza, di fronte al mare e all’immensità dell’orizzonte, tre giovani uomini, all’alba della loro pratica artistica, con un gesto assoluto si dividono simbolicamente il mondo: l’aria, il mare, la terra. Yves Klein, Arman e Claude Pascal sono i tre giovani moschettieri che leggenda vuole abbiano per primi fondato, con il loro gesto inaugurale, ambizioso e disinvolto, un altro modo di guardare il mondo dando inizio a un singolare movimento artistico che, per quanto impreciso nella cronologia e nell’identificazione dei suoi teorici, la storia dell’arte di poi designerà come Ecole de Nice.
La gioiosa, felice, irriducibile, rivoluzionaria banda di artisti resa celebre dai critici Paul Restany e Jean-Paul Leveque, è legata soprattutto ai nomi di Arman, Cèsar, Malaval, Klein e al Manifesto dei Nuovi Realisti. Gli altri protagonisti dell’Ecole – Alocco, Ben, Chubac, Gilli, Mas, Raisse, Venet, Nivese, Dolla, Mas, Pinoncelli, Sosno, Farhi, Miguel, Charvolen, Isnard, Maccaferri, Chacalllis, Brecht, Filliou – sono cresciuti nel vivace, turbolento clima dei primi anni 60, e hanno sperimentato nuove prospettive nella ricerca di un loro personale universo artistico. La Costa Azzurra e la città di Nizza in particolare sono state un grande atelier di arte, un territorio estremamente favorevole alla sperimentazione e alla ricerca fin dagli anni in cui vi giunsero le avanguardie parigine della prima metà del ‘900. Gli artisti si chiamavano Braque, Picasso, Matisse, Vlaminck, Manguin, Mirò, Lèger, Giacometti, a cui si aggiunsero in epoche più recenti esponenti dell’Ecole de Nice, il Nouveau Realisme. il gruppo ‘70, Fluxus, Support Surface.
Spazi nuovi di sperimentazione si aprono quando al culmine del successo per le famose Compressioni Cèsar ha già portato alle estreme conseguenze il processo di assemblaggio dei materiali. La sua poetica del rottame (che avrebbe inaugurato una lunga teoria di imitatori), nega l’estetismo del prodotto levigato, finito, per esaltare il relitto, la traccia, tutto ciò che di inutilizzato la nostra società abbandona. Scultura significante, stratificata da segni di civiltà che Cèsar con l’attenzione, l’immaginazione e il gesto riporta a un livello prelinguistico, da qui pronta a ri-animarsi per divenire altra.
Anche Pierre Armand Fernandez detto Arman pone l’oggetto al centro della propria riflessione estetica. Partito dal concetto di Marcel Duchamp dell’“objet trouvè”, Arman crea in un primo tempo le Accumulazioni, suo principale contributo all’arte del XX secolo, evocando esse la dimensione consumistica delle società occidentali, la nevrosi accumulativa di oggetti spesso inutili, che hanno caratterizzato ed entro certi limiti contrassegnano ancora la nostra epoca. L’opera e il pensiero di Arman sono segnati, nella loro furia distruttiva, da un senso di tragedia e di morte, non alieni però da una ironica, teatrale vitalità. Gran collezionista e appassionato di musica, ha avuto con gli strumenti musicali un particolare rapporto di amore-odio. Opere della serie Colères, Coupes e Combustions, in cui l’agito aggressivo e l’opera-oggetto restano fissati per sempre nella resina o nel cemento.
Crocevia di tormentose (e giocose) contraddizioni, Ben , classe 1935, nato a Napoli e approdato a Nizza, artista affascinato da Duchamp, Cage, Dada e dalla filosofia Zen, è oggi un vecchio ragazzo di Fluxus, il movimento trans-nazionale creato nel 1962, per cui nulla vi è di unitario nell’esperienza e nel mondo, ma tutto è fluxus, in continua, perenne trasformazione. Perché la grande aspirazione di questo ironico artista capace di rendere ogni sua uscita pubblica un evento è, infine, quella di essere ricordato come teorico, del dubbio soprattutto, come uno che continuamente si interroga sui grandi temi, la vita, la morte, la verità, l’arte, sé stesso, gli altri, alla ricerca di una risposta, mai comunque definitiva.