“Rispetto l’autonomia dell’arte e il lavoro degli artisti”. Ma il ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, manda un fastidioso messaggio a Sanremo
“Credo sarebbe un gesto importante che il Festival di Sanremo dedicasse un momento, domani sera [questa sera, ndr], proprio al Giorno del Ricordo”. È questo il succo della nota diffusa ieri dal Ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano. Motivata dal fatto che il 10 febbraio si celebra la giornata dedicata al ricordo dell’orrore delle Foibe e dell’esodo giuliano-dalmata. E anche se si dichiara “rispettosissimo dell’autonomia dell’arte e del lavoro culturale degli artisti”, la cosa stona.
Certo, non sono sfuggite a nessuno le molte opzioni “politiche” emerse in questi giorni dall’Ariston, fra cantanti e ospiti. Da Fedez, che ha strappato in diretta una foto del viceministro Bignami, alle sconclusionate lamentazioni razziali di Paola Egonu. Posizioni degne come tutte di rispetto, ma che forse dovrebbero restare fuori da un evento che dovrebbe essere solo musicale. Anche per questo, dunque, suona inappropriato, “vecchio”, l’appello di Sangiuliano.
Certo, una cosa gli va riconosciuta: il fatto di averlo lanciato pubblicamente, quell’appello, quando altri l’avrebbero risolto con una telefonata al Presidente della Rai. Comunque, caro ministro, accetti una considerazione del tutto personale: il “non dimenticare tutti gli italiani e le italiane che persero la vita nelle Foibe o che furono costretti a fuggire dalle proprie case e dalla propria terra”, come lei ricorda nella sua nota, merita ben altri scenari. Non quello degli sgrammaticati pistolotti socio-esistenziali balbettati da ragazze cresciute a Instagram e rotocalchi. Né quello delle rose svillaneggiate a calci da bambini maleducati…