“Questo è burro” è il titolo della nuova collezione della stilista Maria Calderara: “Un non sense necessario ad evocare un’immagine tattile ed informale”, si legge nella press release, per evidenziare una serie di tessuti non convenzionali lavorati e miscelati, per creare effetti sensoriali e visivi. E che contengono dei frammenti speciali d’arte, una serie di immagini precorritrici della land art del poliedrico artista Luca Maria Patella.
“Ho sempre guardato all’arte, mi sono divertita, emozionata, ho trovato un elemento di crescita. Adesso è una componente più strutturata e più diretta. Mi piace dialogare con artisti poliedrici, pronti anche a giocare con la moda, senza pregiudizi. Credo che l’arte e l’architettura mi abbiano formato nel guardare le cose” ci racconta Maria Calderara, stilista italiana che in questi giorni alla Settimana della Moda di New York ha presentato la sua collezione “Questo è burro”, nella quale le immagini di Luca Maria Patella (la mostra “Luca e Rosa. Opere Filmiche di Patella e Foschi (1965-71+2000), a cura di Bruno di Marino e Elio Grazioli è stata presentata nello spazio milanese di Calderara lo scorso novembre), sono diventate un “art wear”. Ecco la nostra intervista.
Iniziamo raccontando del tuo showroom di via Lazzaretto a Milano. Negli ultimi anni lo spazio ha ospitato eventi, gallerie e mostre temporanee e dal 2022 è tornato a te: come vorresti farlo vivere, nel prossimo futuro?
In passato le iniziative fatte in galleria sono state molteplici. Ricordo in particolare la mostra Andy Warhol “illustrazionista” fatta con i cari amici Giorgio e Paola Maffei. Per il futuro continuerò ad organizzare mostre d’arte, ma anche presentazioni di libri, eventi musicali, teatrali, ecc… Coinvolgerò tanti amici e sarà senz’altro interessante e divertente. Ho intenzione di continuare anche l’intrapresa collaborazione con gli artisti all’interno delle mie collezioni.
Com’è nata l’idea di utilizzare dei fermo immagine dei film di Patella “occultati” nel rovescio dei tuoi look?
Ho scoperto il lavoro di Luca Maria Patella e Rosa Foschi ed è stata un’emozione. Quando poi ho conosciuto gli artisti, sono rimasta ancor più affascinata dal loro mondo poliedrico e visionario, alcune immagini mi hanno talmente colpita che ho pensato di utilizzarle per degli abiti. La mia proposta è stata quella di tenere l’opera nascosta all’interno delle giacche, così da innescare un rapporto intimo tra l’immagine e la persona che la indossa. Questa idea è piaciuta molto ai due artisti e su questo ho lavorato, cercando le immagini che più mi piacevano e che meglio interagivano con i capi.
Sei intervenuta anche sulle colorazioni dei frame: quanta “licenza poetica” può esistere in questa dimensione di “appropriazione”?
Si, sono intervenuta sulla colorazione di foto e frame, per arrivare alla scala cromatica che cercavo. Lavorando intorno a queste immagini ho avuto le prime prove di stampa, e da lì ho capito che potevo studiare un tessuto completo, con il susseguirsi delle opere, che si ripetono e si accostano in modo casuale ma armonico. Ogni immagine porta il nome dell’artista, il titolo e la data dell’opera: un omaggio a Luca Maria Patella.
Dopo Patella sarà la volta di Antonio Scaccabarozzi: lavorerai su un ciclo specifico dell’artista? E in che modo?
Si, sarà Antonio Scaccabarozzi e lavorerò in collaborazione con l’archivio, ma non penso di lavorare su un ciclo specifico. Perché mi affascinano tutte le sue sperimentazioni senza fine. Anzi, grazie all’archivio spero di scoprire cose che non conosco. Anche se, dopo la magnifica mostra al Museo del Novecento, penso sarà difficile.
“Questo è burro” è il titolo di questa ultima collezione, che vuole giocare “sul contrasto che attrae e respinge, fra stampe e colore, geometrie e morbidezza… un gioco che si completa nell’indossare con personalità e libertà questi abiti in grado di allargare e ridefinire i confini del corpo femminile, per poi farlo ricomparire quasi inatteso come la personalità di ognuno di noi”. Che cosa pensi del costume omologante di oggi, composto da forme omologate “anti-genere” che sembrano sminuire anche la personalità?
La moda deve esprimere la personalità di ciascuno. Deve essere quindi libera, bella, non omologata e per nessuna ragione condizionata e strumentalizzata.