Pionieri di un modo nuovo di vedere le Langhe, la famiglia Ceretto ha portato tra le dolci colline del Piemonte artisti come Sol LeWitt e David Tremlett, Marina Abramović e Kiki Smith, Francesco Clemente e Valerio Berruti. Donando una collezione estesa al paesaggio e aperta alla collettività
La famiglia Ceretto, nota produttrice di vini di alta qualità, è riuscita negli anni ad affermarsi nel mondo dell’arte non solo per la sua collezione, ma anche per la cura di interventi artistici eccelsi, che hanno coinvolto alcune delle personalità internazionali più interessanti di sempre, dalla Abramović a Kiki Smith, da David Tremlett e Sol LeWitt fino a Francesco Clemente e molti altri. Il loro percorso ha a che fare con la valorizzazione del territorio e con la ricerca di una bellezza e di un gusto che passa per il palato, grazie al vino, e arriva agli occhi e allo spirito.
Abbiamo intervistato Roberta Ceretto, ricordando il passato e accennando a qualcosa che riguarda emozionanti interventi futuri…
Come nasce per Ceretto la passione per l’arte e l’idea di avere una collezione?
Tutto è iniziato con la voglia di cambiare l’abito delle nostre bottiglie e quindi chiedere negli anni 80 di trasformare in modo creativo le nostre etichette o crearne di nuove come per il Blange’a grandi maestri del design italiano come Silvio Coppola. Da lì il pensiero di unire la creatività, l’amore per la bellezza e la qualità del Made in Italy è diventata una costante in ogni nostra attività
Negli anni Ceretto ha lavorato con i più grandi artisti internazionali, realizzando interventi con un impatto significativo sulla valorizzazione del territorio. Qual è lo spirito che anima le vostre scelte?
Siamo dei passionari e fortemente innamorati del nostro territorio che ci piace curare dalla terra al prodotto finito. L’arte e l’attenzione al particolare quindi caratterizzano ogni nostra scelta, basti pensare alle vigne e come vengono seguite con attenzione e precisione per fornire la migliore qualità per le nostre uve contribuendo anche a renderle esteticamente belle come dei giardini.
Tra gli interventi sul territorio è molto noto quello di Sol LeWitt e David Tremlett a La Morra, Vigneto Brunate, la Cappella del Barolo. C’è una storia poco nota dietro questo intervento che ci vuoi raccontare?
La cappella è stato il nostro battesimo nell’arte, ma è nato involontariamente. Negli anni 90 noi avevamo già aperto le porte dalle cantine alla cultura ospitando scrittori e giornalisti a dialogare con il territorio, ma nel 1996 ci coinvolsero in un progetto artistico nel castello di Barolo dove Tremlett era chiamato a realizzare un wall drawing. Qui nacque un’amicizia che lo portò a offrirsi di realizzare un progetto assieme a noi. Azzardammo proponendogli questo piccolo rudere nel cuore di uno dei più apprezzati cru del Barolo e lui si allargò chiamando Sol LeWitt. Assieme nel 1999 portarono l’arcobaleno tra i vigneti del Barolo riscrivendo l’estetica di quel luogo e servendo da apripista, sicuramente per la mia famiglia, ma anche per le colline delle Langhe che iniziarono ad esser viste con occhi nuovi.
Un altro artista con cui avete lavorato spesso è Francesco Clemente…
Francesco ci è stato presentato nel 2007 perché desideravamo avere un suo contributo per il ristorante Piazza Duomo. Ne è nata un’amicizia e quindi abbiamo continuato a coinvolgerlo anche in anni successivi per una mostra che lui ha dedicato al mito di Omero e di recente io e mio marito per disegnare l’etichetta del nostro nuovo vino, uno spumante Alta Langa (Monsignore) che produciamo nella piccola cantina che abbiamo creato a Vicoforte. Un bellissimo rapporto quello che ne è nato con Francesco, sua moglie Alba e tutta la sua numerosa famiglia.
Un altro artista con cui avete lavorato molto è il vostro conterraneo, Valerio Berruti…
Valerio è un langarolo verace come noi, oltre ad essere uno straordinario artista. Amiamo la sua delicata poesia e la sua grande empatia. Per noi ha saputo sfidarsi creando un’opera, un cancello, che lascia lo sguardo aprirsi sulla vastità del panorama del Barolo senza limitarlo. Nel suo caso poi è il lato umano e sensibile che ci ha conquistati diventando una presenza costante a casa Ceretto.
Nel 2017 avete collaborato con Marina Abramović, che ha realizzato delle opere fantastiche legate al Chiostro di Santa Teresa d’Avila, dove abbondavano i riferimenti ai testi e soprattutto al capolavoro teologico e letterario di Santa Teresa, Il Castello Interiore (1577)
La Abramović è una dei molti artisti che abbiamo ospitato per le mostre che per 10 anni abbiamo organizzato nei settembre albesi per capire quanto potesse una realtà come la nostra che produce vino essere coinvolta con l’arte. Sicuramente è stata un’esperienza dirompente, che ci ha appassionati e segnati. Lei oltre ad essere una grande artista ha un carisma che ti conquista dal primo momento in cui la incontri.
Come reagisce il pubblico agli interventi di arte contemporanea, secondo la tua esperienza?
Noi siamo una realtà provinciale e pensare 20 anni fa di proporre arte qui era decisamente avanguardia, anzi passava per essere stravagante. Però siamo un territorio curioso e propenso alle novità, e soprattutto aperto alle novità. Noi abbiamo sempre voluto creare contenuti culturali che arricchissero la già molto attiva offerta delle Langhe, e attraverso l’arte siamo riusciti a entrare in contatto con le passioni e le pulsioni della gente. L’arte stimola i pensieri e attiva i sentimenti esattamente come il cibo e il vino.
Infatti, oltre al rapporto con il territorio, nel vostro caso mi viene da chiederti qualcosa sul rapporto tra arte ed enogastronomia. C’è una relazione, a tuo parere, tra queste esperienze così diverse eppure entrambe ispirate al gusto e alla bellezza?
Arte, cibo e vino parlano direttamente al cuore, si nutrono di curiosità e stimolano i sentimenti. Nascono poi tutte da gesti creativi e l’estetica, la cura li caratterizzano. Quindi hanno molti punti in comune
C’è qualche opera o evento da voi curato di cui non ti ho chiesto, magari meno noto, a cui sei particolarmente affezionata e che ti è rimasto in qualche modo nel cuore?
Ogni artista che abbiamo ospitato a modo suo ci riempie e ci arricchisce di momenti condivisi unici. Ricordo con grande affetto Kiki Smith e la sua lunga permanenza ad Alba presso di noi, ma anche Patti Smith che abbiamo ospitato per una mostra e un concerto. ma che poi è tornata a trovarci. Questo per noi è importantissimo, perché vuol dire che abbiamo saputo raccontare bene il nostro territorio e lo abbiamo reso interessante.
So che avete in ballo un progetto interessantissimo per il futuro… ti va di dirne qualcosa ai lettori di Artslife?
Gli ultimi anni sono stati complessi e i progetti si sono tutti rallentati. Abbiamo intenzione entro il 2024 di ripartire con un progetto che ci riporta in un certo senso alle origini, ovvero al desiderio di segnare con opere significative il territorio e arricchirlo di contenuti culturali attraverso l’intervento di grandi artisti e farlo con opere permanenti. L’artista con cui stiamo lavorando a questo progetto non passerà inosservato, ma vorrei tenere ancora un po’ di riserbo poiché i lavori sulla Torre nel comune di Vezza, dove stiamo progettando il suo intervento, devono ancora ultimarsi. Vi sorprenderemo e speriamo che anche qui la gente amerà arrampicarsi per godersi un’opera d’arte e ammirare il panorama delle Langhe.