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L’arte è ineliminabile. Nicola Verlato replica ad Achille Bonito Oliva

Achille Bonito Oliva Achille Bonito Oliva
Achille Bonito Oliva
Achille Bonito Oliva

L’artista interviene nel dibattito aperto da ArtsLife dopo il corsivo pubblicato da Achille Bonito Oliva su Robinson di Repubblica

Achille Bonito Oliva ha certamente ragione: senza un sistema dell’arte l’arte contemporanea non esisterebbe. Il sistema dell’arte è la vera opera del sistema dell’arte contemporanea. Questo avviene perché lo scopo del sistema dell’arte contemporanea è la sparizione dell’opera d’arte. L’opera d’arte, in questo specifico sistema, assume un carattere iconico e centrale nel vuoto che riesce a creare, nel sottrarsi piuttosto che nella sua presenza. Faccio riferimento a quelle che sono le opere che si ritengono più esemplari e seminali nella storia dell’arte contemporanea dal secondo dopoguerra in poi. Succede che anche opere d’arte intese come “presenze” piuttosto che assenze, si realizzino nel sistema dell’arte contemporanea. Ma esse fanno parte di una eterogenesi dei fini di un progetto che ha come obbiettivo invece la sparizione dell’opera d’arte.

Il discorso di Bonito Oliva va però circoscritto: egli, infatti, pur essendo partito con notevole chiarezza espositiva, ad un certo punto sovrappone il termine “arte contemporanea” ad “arte”. Generando la solita confusione che si fa quando si discute di cosa sia l’arte del nostro tempo. Il sistema dell’arte contemporaneo non è sovrapponibile e estensibile a tutta l’arte, è invece una porzione molto limitata di essa, sia in termini di estensione che in termini temporali. L’arte in generale ha sempre generato “sistemi” che la supportassero. E che prevedevano, a seconda dei momenti storici, diverse aggregazioni di figure che circondavano l’operato dell’artista. Il sistema odierno prevalente ruota intorno a collezionisti, direttori di museo, critici e i curatori, legittimati da una struttura mercantile fatta di gallerie, aste e istituzioni.

Sistema e sistemi

Nella Roma del Seicento erano i principi della chiesa, gli aristocratici, i teologi e filosofi, oltre ad architetti e altre figure, che articolavano il sistema di allora. Che ruotava intorno principalmente alle grandi commissioni ecclesiastiche e pubbliche, mentre il mercato rivestiva una parte molto piccola nell’insieme. Al contrario, la coeva Olanda calvinista, una società prevalentemente borghese, aveva impostato il sistema dell’arte tutto intorno al commercio e al collezionismo privato. Gli artisti stessi potevano essere mercanti (come nel caso di Vermeer), e i collezionisti e le gilde cittadine erano le figure di riferimento principali di quello specifico sistema.

Molti dei sistemi prevalenti in dati momenti storici coabitano parallelamente con altri sistemi, non per questo meno importanti. Come, per esempio, il sistema di committenti e figure religiose che supportava la pittura bizantina nel 500. Che coesisteva con quello che supportava la pittura rinascimentale. El Greco era un artista che fu in grado di muoversi da un sistema all’altro. Bonito Oliva aggiunge poi che si può definire l’arte come tutto ciò che è pubblicato nei libri di storia dell’arte. La cosa, ben lungi dall’essere un’affermazione di carattere universale, non è altro che la descrizione di un aspetto caratteristico di un altro sistema dell’arte che per molti anni, dall’ottocento in poi, dalla nascita della storiografia tedesca, aveva posto come ambizione finale di ogni artista il divenire un capitolo o una riga di un racconto scritta da uno storico di quella disciplina.

Lo scopo dell’arte

È chiaro che in un sistema di questo genere si assiste allo slittamento dello scopo dell’arte, da essere quello di creare opere per trasformare lo spazio in luogo, a quello di essere una illustrazione di un racconto. Quello che narra lo sviluppo dell’arte nel tempo verso la sua stessa estinzione, la famosa “Morte dell’arte”. Ciò non era affatto vero, per esempio, per Michelangelo, e per tutti gli artisti del Rinascimento. I quali vedevano in Vasari (quello che viene considerato da alcuni il primo proto-storico dell’arte) semplicemente un redattore di una raccolta di biografie, arrivato al termine di un percorso storico durato almeno 3 secoli. Senza che nessuno avesse reclamato una storicizzazione proprio perchè non era il costituirsi dell’arte come sviluppo storico l’obbiettivo di quel sistema.

Ogni sistema si pone diversi obbiettivi: il Rinascimento quello di recuperare e superare l’arte Greco Romana e operare una sintesi fra culture considerate inconciliabili (quella classica e quella biblica), l’Olanda calvinista di produrre immagini-documento della realtà (successivamente ai divieti religiosi sulle immagini sacre per uso ecclesiastico di quella fede) che poi sfociarono nella invenzione della fotografia. Il sistema dell’arte “Bizantino” di produrre immagini non più dipinte ma “scritte”, in modo da superare le aporie teologiche del rapporto fra immagine del Cristo e divieto delle immagini Biblico. Fra questi sistemi dovrebbero essere aggiunti anche i sistemi culturali entro cui l’arte non trova spazio alcuno. Come per esempio il cristianesimo puritano, l’islam e l’ebraismo. Anche in questi casi esistono figure che determinano lo scopo dell’opera d’arte. La quale non deve trovare luogo, per esempio, negli spazi sacri.

 

Nicola Verlato
Nicola Verlato replica a Bonito Oliva

La sparizione dell’arte

Il sistema dell’arte dell’islam ha portato al bombardamento delle statue dei Buddha in Afghanistan, mentre non esistono pressoché immagini alcune nei templi del cristianesimo puritano e nelle sinagoghe. Dovrebbe apparire chiaro, quindi, che anche il sistema dell’arte odierno prevalente è ovviamente portatore di scopi e che non è affatto neutro. E che va inteso come strumento degli indirizzi culturali dei gruppi che lo regolano e lo organizzano come è sempre stato in tutti i sistemi storici. L’obbiettivo del sistema dell’arte odierno è ben detto da Achille Bonito Oliva sin dal catenaccio: è la sparizione dell’arte la quale, in questo specifico “sistema” infatti non ha nessuna capacità di produrre valore in sé, se non all’interno di esso. Proprio perché le opere (quelle alle quali vengono attribuite caratteristiche di esemplarità) si manifestano nel momento in cui mostrano la possibilità della loro estinzione.

Le opere iconiche che il sistema odierno prevalente propone negano se stesse nel momento in cui si affermano: la celeberrima Banana di Cattelan esiste in forma di contratto con l’acquirente ma non ha alcuna presenza stabile nel mondo. Le massive sculture riflettenti di Kapoor si auto annullano nella estrema riflessione delle loro superfici specchianti. Che fanno da pendant alle opere nere che occupano spazi solo per mostrare l’annullamento di ogni percezione. Le massive pareti curve e convesse di metallo arrugginito di Richard Serra servono a modellare il vuoto che si crea fra di loro piuttosto che a mostrasi in se stesse. Questi sono solamente alcuni fra gli infiniti esempi possibili, e moltissimi altri potrebbero essere fatti a questo riguardo.

Opere che delimitano il vuoto

Il sistema prevalente odierno, oltre a privilegiare le opere che delimitano il vuoto come centro del sistema stesso, dall’altra parte, nel caso di dipinti e sculture (che invece sarebbero variamente in grado di produrre una potenziale centralità dell’opera) attua in senso eminentemente pratico una serie di procedure che ne relativizzano la presenza. Quadri e sculture sono sempre in movimento, si depositano molto raramente in luoghi definitivi, non fanno altro che passare di asta in asta. E spesso sono nascoste nei magazzini dei collezionisti, e i musei stessi ruotano di continuo le opere in esposizione. Quanto più l’opera è in movimento, e quindi non definisce alcuno spazio stabilmente, tanto più acquisisce valore economico attraverso lo scambio.

È il mercato stesso che funziona come potente mezzo che produce nascondimento piuttosto che visibilità. Pittura e scultura intese in senso tradizionale non riescono quasi mai ad assurgere a nessun livello di iconicità proprio perché il loro statuto in questo tipo di sistema è garantito in quanto indebolite in partenza. Il pittore è accettato in quanto detentore di uno o più stili che si depositano su infiniti oggetti. Ma non di opere che nella loro unicità possono ricevere una attenzione analoga ad una scatoletta di merda. Pittura e scultura, quindi, nel sistema prevalente odierno, sopravvivono come flusso di oggetti che alimenta fiere e aste, e lo scambio mercantile. Le opere su tela che sono diventate le più iconiche di tutte. Quelle di Warhol, per esempio, non sono nemmeno dei dipinti ma riproduzioni meccaniche di immagini fotografiche…

Stasi piatta

Anche questo sistema però è destinato a divenire a sua volta marginale. Negli ultimi 150 anni esso si è affermato a partire da una narrazione di una sorta di accelerazione movimentista progressiva. Che oggi ha portato ad una situazione di stasi piatta, dove tutti i movimenti succedutesi convivono e si succedono secondo “mode” ma senza alcuna pregnanza storica. Ciò che tiene unito il tutto è il senso del limite oltre il quale l’opera d’arte vera e propria potrebbe ritrovare una centralità non concessa. Venendo a mancare il racconto progressivo, molti hanno perso la “fede” nel “sistema” e il tutto si è parecchio indebolito e annacquato.

Nel contempo i social media hanno permesso la auto rappresentazione di un numero sempre più rilevante di figure che non erano ritenute accettabili nel sistema odierno. Soprattutto pittori e scultori “figurativo-narrativi” (coloro i quali erano del tutto esclusi dal sistema precedente) e che hanno consolidato negli anni una base di consenso disintermediato in alcuni casi impressionante. E che vive completamente al di fuori del sistema prevalente. Achille Bonito Oliva ha dunque perfettamente ragione a patto però che si circoscriva il raggio di applicazione del suo ragionamento entro un campo molto ristretto, e ormai sempre meno rilevante. Che ha posto come finalità ultima la sparizione dell’opera d’arte e che, nel suo ambito, è pienamente riuscito nel suo intento. L’arte però è ineliminabile e altri sistemi che la pongono nuovamente al centro sono già in formazione.

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