Pierre-Auguste Renoir è a Palazzo Roverella a Rovigo con una mostra sulla sua pittura più classica, quasi rinascimentale, degli anni Ottanta dell’Ottocento
Renoir è noto soprattutto come impressionista. Fu uno dei primi, esponendo nel 1874 alla prima mostra del movimento nello studio del fotografo Nadar a Parigi. Partecipò poi a diverse esposizioni, ma non a tutte. Se si guarda però alla sua opera complessiva, appare evidente che verso i quarant’anni seguì un altro indirizzo, più classico, basato su forma, colore, luce. Una svolta poco considerata dalla critica, non sempre capita, semmai vista come un processo di leggera involuzione. Non era così, anzi, la sua ripresa di una pittura più classica, quasi rinascimentale, dal 1881-1882 in poi, era un segno di novità, un anticipo sui tempi, un precorrere il “ritorno all’ordine” e il “realismo magico”. È il tema della mostra “Pierre -Auguste Renoir. L’alba di un nuovo classicismo” (Rovigo, Palazzo Roverella, 25 febbraio-25 giugno 2023) a cura di Paolo Bolpagni, che indaga su questo aspetto meno noto, ma fertile, che occupa gran parte dell’attività di Renoir.
Che cosa succede all’artista all’inizio degli anni ottanta dell’Ottocento? Già affermato in ambito impressionista, Renoir comincia a desiderare nuove esperienze artistiche. Un viaggio ad Algeri lo mette in contatto con nuove realtà visive. Ma è soprattutto il tour italiano, cominciato nell’ottobre 1881, ad operare un cambiamento nella sua pittura. Prima tappa Venezia, dove lo colpiscono Carpaccio e Tiepolo, dopo avere già ammirato al Louvre Tiziano e Veronese. Poi Padova, Firenze, Roma, dove il pittore è affascinato dai maestri del Rinascimento. E ancora Napoli, Pompei, Palermo, dove è colpito dalla pittura pompeiana e dall’archeologia. Il bagno di italianità e classicità dà i suoi frutti nel ritorno in Francia.
Renoir abbandona tecnica e poetica impressioniste prima dello scioglimento del sodalizio nel 1886, scegliendo una pittura basata sui volumi e la luce mediterranea. Mentre infatti in Europa si affermano postimpressionismo e simbolismo, riscopre la classicità e dà vita ad un suo neo-rinascimentale dai toni luminosi, ispirati a Tiziano e a Rubens, dal colore denso. Paesaggi, figure, ritratti, nature morte, fiori, nudi femminili anticipano molti aspetti del rappel à l’ordre.
La mostra privilegia questa seconda fase del percorso, ma non dimentica le altre tappe dell’artista. Le rivede attraverso 97 dipinti, suoi e di altri artisti, in sezioni cronologico-tematiche. All’inizio c’è il Renoir impressionista, rappresentato da dipinti come Après le bain e Le Moulin de la Galette, con le vibrazioni luminose del plein air e la joie de vivre, i balli e le bevute nella piazza di Montmartre. E con Renoir ci sono gli altri protagonisti di quel mondo, italiani attivi a Parigi, da De Nittis a Zandomeneghi, Boldini, Medardo Rosso, e francesi come Degas cui Renoir è legato.
Poi, I primi ripensamenti dell’artista sull’Impressionismo dagli anni ottanta dell’Ottocento con La Baigneuse blonde del 1882, la modella ventiduenne Aline Charigot, futura moglie del pittore, candida e compatta come una dea antica di fronte al mare azzurro della baia di Napoli. Un miscuglio tra i ricordi di Ingres e Raffaello come doveva averli interpretati Renoir. A dare una mano alla simpatia per l’antico c’era stata da parte del pittore la lettura nel 1883 del trecentesco Libro dell’Arte di Cennino Cennini, che lo aveva spinto a nuove sperimentazioni tecniche.
Un moderno classicismo porta nello «stile neo-rinascimentale» dell’artista, come lo definisce il curatore, dove i «toni caldi e scintillanti sono mutuati da Rubens» e dai grandi maestri italiani del passato, senza dimenticare Ingres. «Renoir anticipa così il rappel à l’ordre» e molta pittura e scultura tra le due guerre. A testimoniarlo ci sono i nudi femminili delle bagnanti, plastiche e luminose come la Baigneuse s’arrangeant les cheveux, del 1890 circa, il Nu au fauteuil del 1900, la maestosa Femme s’essuyant del 1912-1914.
Una tappa è dedicata alla Natura morta, che in Renoir è sorprendente con quei fiori ricchi e carnosi di cui era uno specialista. «Dipingere fiori riposa il mio cervello» diceva. «Non mi costa lo stesso sforzo intellettuale di quando dipingo una modella. Quando dipingo fiori, pongo sulla tela toni di colore, sperimento audaci valori, senza preoccuparmi di sprecare una tela». Ed ecco le bellissime Roses dans un vase del 1900. Proprio ai fiori il pittore dedica l’ultimo pensiero prima della morte il 3 dicembre 1919 pronunciando la parola «fleurs». La natura morta di Renoir è messa a confronto con quella di Filippo de Pisis, di Arturo Tosi, ed Enrico Paulucci.
Il tour continua con Il paesaggio, Il ritratto femminile, Gabrielle e il mondo degli affetti famigliari sino a Renoir incisore e litografo.
Pierre-Auguste Renoir. L’alba di un nuovo classicismo
Rovigo, Palazzo Roverella
25 febbraio-25 giugno 2023
A cura di Paolo Bolpagni
Catalogo Silvana Editoriale
Promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo
Info: www.palazzoroverella.com
Tel. 0425460093