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La Robert Rauschenberg Foundation di New York è finalmente aperta alle visite

PHOTO RON AMSTUTZ/COURTESY ROBERT RAUSCHENBERG FOUNDATION PHOTO RON AMSTUTZ/COURTESY ROBERT RAUSCHENBERG FOUNDATION
PHOTO RON AMSTUTZ/COURTESY ROBERT RAUSCHENBERG FOUNDATION
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La Robert Rauschenberg Foundation di New York è finalmente aperta (su appuntamento) alle visite di ricercatori e appassionati. Situata al 381 di Lafayette Street, accoglie al suo interno un archivio, un centro studi e diverse opere dell’artista.

Era il 1965 quando Robert Rauschenberg acquistò un edificio di cinque piani al 381 di Lafayette Street, al confine tra i quartieri Noho e Soho di Manhattan. La struttura, eretta all’inizio del 1800, era nata come un’abitazione, ma nella seconda metà del secolo fu convertita prima in orfanotrofio e poi in istituto scolastico.  Nel 1929 la scuola fu spostata e lì rimase solo qualche ufficio, prima che tutto si spostasse definitivamente. A quel punto l’artista l’acquistò per farne la sua abitazione.

Al tempo, al suo interno, vi erano ancora la cappella, l’altare, i banchi di scuola, ampie finestre a sesto acuto. Rauschenberg fece rimuovere gli arredi religiosi e impiegò oltre un anno a ristrutturare l’edificio prima di trasferirsi. A quel punto non solo la usò come casa, ma ne sfruttò gli ampi spazi per esporre le sue opere e organizzare varie mostre. Negli anni ’70 Rauschenberg era già un artista del tutto affermato, con un Leone d’oro alla Biennale di Venezia sulle spalle e la consapevolezza di essere, insieme a Jasper Johns e Cy Twombly. Mentre Soho era un quartiere in rampa di lancio, con tanti artisti e gallerie che iniziavano ad affollarne le vie e a delineare una nuova zona d’interesse artistico. Insomma, un connubio perfetto.

Ora al suo interno c’è la Robert Rauschenberg Foundation, che ha ristrutturato gli spazi convertendoli in gallerie espositive e in un archivio. Non ci sono invece alloggi, se non una cucina. La Fondazione, oltre a garantire borse di studio e ospitare artisti e ricercatori, si occupa ovviamente di salvaguardare le testimonianze della vita e delle opere di Rauschenberg. Così, mentre i suoi operatori sono impegnati nella redazione del catalogo ragionato dell’artista, un’operazione colossale che richiederà 15/20 anni di lavoro, con il primo volume in uscita nel 2025, alle pareti dell’edificio si possono ammirare le opere che l’artista ha lasciato nella residenza.

La serie Carnal Clock del 1969, per esempio, si trova esposta in un cavernoso spazio al primo piano. Le luci interne illuminano i collage, che combinano fotografie esplicite con immagini disparate: la tartaruga domestica di Rauschenberg, un wok, la testa di un tappeto di pelle di bufalo. Una pratica cara all’artista, diventato celebre con la serie Combines, in cui annetteva ai dipinti oggetti tratti dalla quotidianità. Nell’angolo della cappella, una scultura del 1986 si compone di un orologio e due taniche di gas in metallo modellato. Sulla parete Same Time Piece (Galvanic Suite) del 1990 si concentra sul concetto di tempo, tema ricorrente in tutta la carriera dell’artista.

La Rauschenberg Foundation è aperta su appuntamento, per la visita di ricercatori e appassionati accreditati. E ce ne sono di tutti i tipi, non solo provenienti dal campo artistico. Tra i visitatori anche un compositore musicale e uno scienziato interessato al lavoro che Rauschenberg negli anni ’70 dedicò alla NASA.

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