Sesto episodio della rubrica realizzata da BIPART Studio Legale che ci porta a conoscere alcuni importanti galleristi italiani sotto un profilo decisamente più personale: sulla falsariga del questionario a cui rispose Marcel Proust, e dal quale prese il nome, scopriamo gusti e aspirazioni dei nostri interlocutori. Oggi sotto i riflettori ci sono Antonella Berruti e Francesca Pennone, titolari della galleria Pinksummer
Galleria Pinksummer, Genova
Come avete scelto il nome della sua galleria (e cosa vuole esprimere con tale denominazione)?
Pink Summer è il titolo di una tela di Takashi Murakami esposta nella doppia personale del 2000 che ha inaugurato l’attività della galleria Murakami / Manetas. Non avevamo intenzione di usare i nostri cognomi e quando arrivò la slide fu immediato chiedere a Takashi Murakami di poterlo usare come un’unica parola: pinksummer.
Qual è il motto della vostra galleria?
Cerca nell’utopia e negli infiniti futuri possibili.
Si sceglie prima l’artista o il tema? Qual è il filo rosso che lega le vostre scelte?
Noi scegliamo l’artista mai il progetto specifico da mostrare. Non abbiamo mai cercato un filo rosso, se esiste un filo rosso si è srotolato a posteriori.
Qual è la qualità che apprezza di più in un artista?
La visionarietà.
Qual è la qualità che apprezza di più in un’opera?
La capacità di formalizzare la visionarietà.
Ha una istituzione/galleria di riferimento (e se sì quale)?
Sono molti i colleghi che fanno un buon lavoro, italiani e non.
In quale ambito la vostra galleria può migliorare?
La comunicazione senz’altro.
Qual è l’aspetto che le piace maggiormente della vostra professione e che vi dà maggior soddisfazione?
Veder realizzare un progetto da zero, dal germe di un’idea, è sempre esaltante. E poi anche la vendita in alcuni casi possono nascere rapporti di affinità.
Avete, o vorreste avere, una galleria anche all’estero (e se sì perché)?
Potrebbe essere curioso misurarsi con una quotidianità, un pubblico e un collezionismo differente in un paese totalmente differente.
Come pensate che si evolverà il mondo dell’arte e la sua fruizione (anche in relazione alle nuove tecnologie, alla blockchain e al metaverso)?
Crediamo che la tecnologia sia uno strumento, come il pennello e la matita. Dai pennelli e dalle matite è uscito di tutto, senza dubbio anche capolavori di afflato metafisico; pertanto, ci aspettiamo che possa accadere anche con le nuove tecnologie, ma non in sé. L’evoluzione della fruizione è un effetto.
Arte e diritto: tutela o vincolo (anche alla luce dell’applicazione del diritto di seguito e del diritto di produzione dell’opera riservati agli artisti)?
Crediamo nella proprietà intellettuale anche nel campo delle arti visive e pertanto riteniamo che il copyright debba rimanere dell’artista e delle sue volontà. Sul diritto di seguito abbiamo delle perplessità, nei termini dell’applicazione.
Le risposte di Antonella Berruti e Francesca Pennone di Galleria Pinksummer sono state raccolte da Gilberto Cavagna e Rachele Borghi Guglielmi di BIPART Studio Legale.