Prometeo, Ippolita, le Amazzoni e le loro storie senza tempo rilette da Agrupación Señor Serrano a FOG, in Triennale. Ma l’ingresso è vietato ai maggiori di 11 anni
Acqua in bocca, mio figlio esce dalla sala e con aria sorniona mi dice io non ti racconto niente. Ha 11 anni e ha appena visto uno spettacolo per ragazzini – e non bambini – dai 6 agli 11 anni.
Insieme a sua cugina, 7 anni, che è un po’ perplessa perché invece degli attori ci sono ometti di Lego. L’amico di mio figlio, 10 anni, mi dice che gli è piaciuto molto anche se Zeus era Batman. Di Lego.
Il comunicato stampa dice: “In scena, le rivisitazioni di figure come Prometeo, Ippolita e le Amazzoni sono affidate alla voce di un narratore e a una colorata compagnia di modellini in scala, che capovolgono storie senza tempo e ne riscoprono l’eredità contemporanea. Liberi dalla presenza di adulti e genitori, le bambine e i bambini sono incoraggiati a condividere con gli artisti le proprie reazioni e i propri pensieri di spettatrici e spettatori”.
Olympus Kids è uno spettacolo che non è dato vedere agli adulti e ai genitori, ma lasciamo i figli curiosi e allegri sulla porta e da lì li ritiriamo un’ora dopo, allegri e soddisfatti. Noi, i grandi, quelli che di solito possono tutto, stavolta non potevamo.
Mi ha intrigato molto questa scelta drammaturgica infatti ho deciso di mandare mio figlio e restarne fuori. Conscio del suo potere, lui non mi ha raccontato niente di niente, il suo amico in combutta con lui. La cuginetta mi dice che c’era uno che commetteva un’azione ingiusta per una giusta causa, si esprime benissimo, credo parli di Prometeo, e non vengo a sapere altro.
Olympus Kids è una storia di dei ed eroi, guidata da Beatrice Baruffini, attrice, regista, formatrice e performer dai profondi occhi blu, scelta dall’Agrupación Señor Serrano per mettere in scena una drammaturgia precisa, fatta delle loro tipiche proiezioni e video di piccoli modelli – in questo caso di Lego – che diventano grandi proiezioni, però aperta, nello sviluppo alle risposte dei bambini, che, mi dice, la sorprendono in continuazione e dirigono lo spettacolo in luoghi inaspettati. Si tratta di un allenamento continuo.
Le pongo alcune domande.
Cosa non ho visto?
La cosa più importante che gli adulti non vedono in questo spettacolo è il momento dell’interazione, in cui io faccio domande ai bambini che si sentono liberi e danno risposte che permettono allo spettacolo di andare avanti. L’interazione cambia a seconda del clima che si instaura ad ogni spettacolo. Quando arriva una scuola – le maestre non partecipano – abbiamo un gruppo omogeneo di bambini della stessa età che si conoscono. Altrimenti abbiamo età disomogenee e bambini che tra loro non si conoscono.
Che cosa sanno i bambini degli dei?
Ti diranno che Zeus è personificato dalla figurina di Lego di Batman. Questo rimane abbastanza impresso. I bambini hanno riferimenti sugli dei, sono informati. Sanno chi è Zeus e sanno che i Greci di dei ne avevano tanti. Invece per quanto riguarda i miti, alcuni conoscono già la storia di Prometeo, ma tanti no. La sanno collocare nell’antica Grecia, ma raccontata attraverso il Lego diventa contemporanea, la seguono facilmente. Prometeo invece è un eroe di Dragonball, così loro riconoscono i personaggi.
Che cosa sanno gli dei, dei bambini?
Bella questa domanda. Gli dei forse sanno più di quello che sa l’uomo sui bambini, perché gli dei hanno comportamenti che possono ricondurli all’infanzia. Mentre gli adulti, le persone normali, un po’ si stanno dimenticando cosa sia l’infanzia. Complici anche noi genitori del dimenticarci cosa è stata la nostra infanzia e quella dei figli di tutta la nostra generazione. Bisognerebbe tirare in ballo gli dei tutti, in tutte le loro sfaccettature e tirare in ballo l’infanzia. Mettere in dialogo direttamente dei ed infanzia, invece di farla controllare da genitori che, in Italia soprattutto, fanno fatica a stare indietro.