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Milano, 2021. La prima mostra personale di Adelisa Selimbašić: il testo critico e le immagini

Adelisa Selimbašić, a cura di Luca Zuccala - Exhibition view at Spazio State Of, Milano 2021. Foto Francesco Spallacci Adelisa Selimbašić, a cura di Luca Zuccala - Exhibition view at Spazio State Of, Milano 2021. Foto Francesco Spallacci
 Exhibition view at Spazio State Of, Milano 2021. Photo Francesco Spallacci
Adelisa Selimbašić, a cura di Luca Zuccala – Exhibition view at Spazio State Of, Milano 2021. Foto Francesco Spallacci
Milano, 2021. Venticinque opere pittoriche, dal piccolo a grandissimo formato, hanno composto due anni fa la prima mostra personale di Adelisa Selimbašić (Karlsruhe, Germania, 1996), curata da Luca Zuccala e realizzata in collaborazione con Ipercubo. Il titolo è emblematico: Non ci incontreremo mai così giovani. Ironia, poesia, nostalgia e sospensione del tempo contraddistinguono il lavoro della pittrice italo bosniaca. Luoghi e tempi differenti si accalcano sulle tele in mostra a Milano, dal 6 maggio al 6 giugno 2021.

Scivola la pittura di Adelisa accarezzando le trame dell’epidermide alle luci sognanti dell’aria. Si cristallizza, mentre le ombre si proiettano sugli angoli della tela simultaneamente, divergendo, e aprendo spazi temporali difformi. Universi paralleli che trovano una sintesi e si conciliano sulla tela, in scena, cosparsi di riverberi argentei volti a comporre una sottile membrana congelata nei tempi. Adelisa ha solo 24 anni, ma gli orizzonti del suo agire e la testa cosmopolita l’hanno spinta, e ne alimentano il viaggio, oltre i porti sicuri e i microcosmi sociali e culturali in cui è nata e si è formata: Karlsruhe, la Bosnia, Venezia, ora a Milano. Una prima finestra pittorica, riflesso esistenziale, costantemente sorretta da un’ampia consapevolezza del linguaggio, sempre risoltasi, al netto di qualsiasi pseudo narrazione speculativa, nel lume della sostanza più fine: l’ironia, che non è che un “tuttavia”, emblema dell’esperienza terrena, àncora al reale. Colei che stempera la pesantezza incessante della verità, e sfalda la certezza imposta e impostata con un’azione colta e un acume sottile che si riverbera negli aloni d’olio che corteggiano le fanciulle delle tele e saturano con sottigliezza i visi, le pose, i modi. La dialettica ironica, tema fondante e fondamentale per Adelisa, come – scomodandolo con imbarazzo – di un gigante della storia del pensiero, Kierkegaard, che ne ha sollevato lo strumentale soggettivismo romanticista (si ricordi la puntuale citazione “L’ironista è veramente profetico, siccome di continuo accenna a un che da venire, ma non sa cosa”, nonché la definizione stessa di Ironia “occhio sicuro che sa scorgere lo storto, l’assurdo, il vano dell’esistenza”). Breve parentesi semi filosofica, utile ad avvalorare il filo, concettuale, che lega l’opera di Adelisa e porta con sé serenità malinconiche, apparenti nostalgie, infinite attese, giocando sul filo ambivalente dei concetti: tempo, perturbante, sembianza, prospettiva. Libertà interpretativa, palese, di dare noi stessi un fine all’opera. Comunque lo si voglia considerare, un riflesso di maturità. La sua pittura ha trovato una sua già prima solidità e corre in fretta. Scorre, dal dettaglio, un taglio e ritaglio cinematografico, in un sedimentato racconto  plastico, scultoreo, fino allo spalancare una scena, più o meno quotidiana, più o meno ordinaria, più o meno onirica, orchestrata su vasti campi di tela. Una semina sospesa, avvolta in una pasta vitrea, liquida e metallica, che si dissolve, piana e piatta che quasi sembra incedere e cascare, dal limite più alto, dissolta in un mare spumeggiato a spray acrilico o sciolta nei lembi di sabbia al sole. Centra i soggetti, li scolpisce, li compone, li fa danzare. Ci conduce con le movenze degli elementi anatomici che elegge (un arto, una spalla, un viso) a distendere l’occhio. E il nostro cervello che elabora, in ampie campiture liquefatte e movimentazioni di colore che si dilatano oltre la tela (per poi comunque rientrare nei confini dello spazio dove tutto avviene in una morbida alternanza). Una luce gelida e sognante impregna ogni opera ovattandone le arie, le acque, le terre, i piani e gli orizzonti. In un modo o nell’altro, la pittura di Adelisa galleggia e si dilata sulla superficie. A tratti impalpabile, spesso spaesante, sempre di marcata presenza e stimolo di riflessione. Lo si evince lucidamente dal titolo stesso della mostra: “Non ci incontreremo mai così giovani”. Un “luogo” che sottende e racchiude con una vena poetica, melanconica, ironica, l’immaginario di Adelisa. I temi toccati si rivelano nelle trame della composizione, della primaria (come importanza) fisicità del soggetto in questione, sempre e comunque la figura femminile. Quindi la movenza, il gesto, l’atteggiamento, la postura. La carne più o meno palese di una sessualità mediata e ironica, che scioglie la volgarità dall’alto, sulle punte del pennello e i retaggi del vissuto. Patriarcato della terra natia, la Bosnia, pregiudizi, stereotipi di mondi obsoleti presenti anche e ancora qui in Italia. Le figure si impongono nello spazio, senza mai essere monumentali e retoriche. Si muovono e addensano con leggerezza sulla superficie. Tutto si stende e distende, dalla pelle delle pose alle figure intere, all’occhio che mira la scena da esterno. Sono tempi, quindi spazi, dilatati in cui soffermarsi per poi lasciarsi andare guidati da una pittura tattile condotta dal gioco rivelatore dell’ironia.

Luca Zuccala

Adelisa Selimbašić, a cura di Luca Zuccala - Exhibition view at Spazio State Of, Milano 2021. Foto Francesco Spallacci
Adelisa Selimbašić, a cura di Luca Zuccala – Exhibition view at Spazio State Of, Milano 2021. Foto Francesco Spallacci
Adelisa Selimbašić, a cura di Luca Zuccala – Exhibition view at Spazio State Of, Milano 2021. Foto Francesco Spallacci
Adelisa Selimbašić, a cura di Luca Zuccala – Exhibition view at Spazio State Of, Milano 2021. Foto Francesco Spallacci
Adelisa Selimbašić, a cura di Luca Zuccala – Exhibition view at Spazio State Of, Milano 2021. Foto Francesco Spallacci
Adelisa Selimbašić, a cura di Luca Zuccala – Exhibition view at Spazio State Of, Milano 2021. Foto Francesco Spallacci
Adelisa Selimbašić, a cura di Luca Zuccala – Exhibition view at Spazio State Of, Milano 2021. Foto Francesco Spallacci
Adelisa Selimbašić, a cura di Luca Zuccala – Exhibition view at Spazio State Of, Milano 2021. Foto Francesco Spallacci
Adelisa Selimbašić, a cura di Luca Zuccala – Exhibition view at Spazio State Of, Milano 2021. Foto Francesco Spallacci
Adelisa Selimbašić, a cura di Luca Zuccala – Exhibition view at Spazio State Of, Milano 2021. Foto Francesco Spallacci

 

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