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Come uno schiocco di bacio. La personale di Attasit Pokpong al Musec di Lugano

Ritratto di Attasit Pokpong davanti a una sua opera. ©Attasit Pokpong
Ritratto di Attasit Pokpong davanti a una sua opera. ©Attasit Pokpong
Attasit Pokpong è in mostra al MUSEC | Museo delle Culture di Lugano (Svizzera) con 29 dipinti e 22 acquerelli. The Presence è il titolo della personale dedicata a uno dei maggiori esponenti dell’arte contemporanea thailandese. Dal 7 aprile all’11 giugno 2023.

Simili allo schiocco di un bacio i volti di donna di Attasit Pokpong si imprimono nella mente. Dolci ma decisi lasciano il loro ricordo come un rossetto passato più e più volte sulle labbra. Il suo segno è magnetico, indugia ripetutamente sulla carne. Così i dipinti dell’artista thailandese si susseguono simili ma mai uguali: uniti nell’icona – il volto di donna – e nell’impostazione frontale, ma differenti per tono, cromia, minime variazioni. Dunque, una poetica ricorrente, e apprezzata, nella storia dell’arte: la reiterazione di un medesimo tema, declinato in molteplici maniere. Ma qual è il merito di tale approccio?

In realtà, sono almeno due. In primo luogo c’è da supporre che se un artista dedica tanto impegno a un solo tema, probabilmente questo tema è valido. Sarà quindi dispiegato, analizzato, approfondito. Assumerà molte più sfaccettature di quelle che il dato reale suggerisce. Inoltre, la ripetizione dello stesso soggetto è utile per deviare l’attenzione dal cosa al come. Se ciò che vediamo è sempre simile, allora il nostro interesse si sposta su come esso è realizzato. In una parola, sulla tecnica.

Attasit Pokpong, senza titolo, 2011, olio su tela. 120 × 120 cm. ©Attasit Pokpong
Attasit Pokpong, senza titolo, 2011, olio su tela. 120 × 120 cm. ©Attasit Pokpong

Attasit Pokpong ha entrambi questi meriti e il Musec | Museo delle culture di Lugano li mette in mostra in una personale composta da 29 dipinti e 22 acquerelli. Tutti raffiguranti volti di donna, realizzati dal 2008 al 2023. Anche se, in realtà, ognuno di questi visi fa riferimento a un viso ben preciso: quello della moglie di Pokpong. I lineamenti dolci, il tagli netto dei capelli neri, le labbra impreziosite da toni accesi, la forma ovale del viso. A questo, di volta in volta, possono sommarsi dei dettagli: occhiali da sole, orecchini, il colletto di un abito. La stessa persona che trasfigurata diviene una, centomila, nessuna.

L’approccio pop porta a un appiattimento delle forme e all’esplodere del colore, vero elemento pulsante delle opere di Pokpong. Tanto che, dopo un primo periodo in cui l’impatto dei ritratti di donna era centrato sulle labbra, la vividezza cromatica si è estesa a tutto il volto, fino a impossessarsi della superficie intera della tela nelle opere più recenti. Un dilagare che è andato di pari passo con l’espansione contenutistica dei dipinti. Non più solo estetica femminile e tecnica pittorica, ma anche un’analisi politica e sociale della Thailandia, tesa tra tradizione e globalizzazione. I colori nelle opere attingono così i loro significati dalla storia, dalla società, dalla politica, dalla cultura contemporanea. Presentarli contemporaneamente diviene quindi una sorta di celebrazione della diversità di cui si compone il nostro mondo.

Attasit Pokpong, senza titolo, 2010, olio su tela. 160 × 420 cm. ©Attasit Pokpong
Attasit Pokpong, senza titolo, 2010, olio su tela. 160 × 420 cm. ©Attasit Pokpong

Allo stesso tempo, i disegni di Pokpong aprono però un varco verso l’intimità delle donne, o della donna, ritratta. Come quando la ripropone nei riflessi degli occhiali che indossano: uno sdoppiamento, un moltiplicarsi di personalità che rimandano alla frammentazione dell’io o al cambiamento continuo che ci troviamo a fronteggiare. Oppure nelle occasioni in cui aggiunge degli elementi ambientali, come uno specchio, un tavolo, delle tende; ma anche accessori quali un paio di scarpe col tacco o dei trucchi. Piccoli dettagli che innescano percorsi narrativi e offrono chiavi di lettura personalizzanti sui visi apparentemente anonimi.

La rassegna inaugura il progetto Global Aesthetics del MUSEC, dedicato all’esplorazione del rapporto tra l’arte contemporanea e il contesto ideologico e culturale in cui essa si muove. I primi appuntamenti si soffermano in particolar modo all’Asia e all’Africa.

Attasit Pokpong, My Lady with Yellow Glasses, 2023, olio su tela. 149,5 × 124,5 cm. ©Attasit Pokpong
Attasit Pokpong, My Lady with Yellow Glasses, 2023, olio su tela. 149,5 × 124,5 cm. ©Attasit Pokpong
Attasit Pokpong

Attasit Pokpong è nato a Bangkok nel 1977. Sin da giovane è attirato verso il disegno, che approfondisce frequentando la Rajamangala University of Technology di Bangkok, dove si diploma in Belle arti nel 1998. La sua carriera inizia subito dopo gli studi. Dal 1999 prende parte a numerose mostre collettive e nel 2009, nella capitale thailandese, apre la Magic Gallery al fine di disporre di uno spazio permanente dove presentare i suoi lavori. Dal 2009 in poi espone in numerose mostre personali che lo portano oltre i confini della Thailandia e dell’Asia, in Paesi quali Cambogia, Cina, Corea, Taiwan, Belgio, Francia, Italia e gli Stati Uniti. L’esposizione del MUSEC è la sua prima personale in Svizzera.

Sensibile al riconoscimento di una nuova realtà multiculturale e conscio dell’apporto costruttivo che l’artista può dare all’attuale contesto segnato da molte fragilità, nel 2012 Pokpong ha inaugurato il progetto V64 Art Studio, un punto d’incontro a disposizione della comunità artistica thailandese, un “luogo della creatività” ben visibile e aperto al mondo.

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