La Galleria BPER Banca porta per la prima volta la sua collezione a Genova. In mostra oltre 30 opere realizzate tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Settecento da grandi artisti di area genovese e modenese. Curata da Anna Orlando e Lucia Peruzzi, l’esposizione è visitabile gratuitamente dal 21 aprile al 23 luglio 2023 a Palazzo Doria Carcassi, edificio oggi sede della Fondazione Carige, che ha contribuito all’organizzazione dell’evento.
Tra le frasi che si riconducono a Jannis Kounellis ce n’è una che per ampiezza e significato trascende il contesto in cui fu pronunciata – ovvero quello del secondo Novecento, quello dell’arte povera – e si estende al reame della filosofia dell’arte. «Credo che la mia più grande ambizione (per usare un paradosso) sia di diventare un ago per cucire tutto insieme». Se vi sia riuscito non è dato a noi stabilirlo, e alla fine nemmeno è importante. Piuttosto, è interessante il ruolo di connettore che l’artista, e quindi l’arte, vorrebbe assumere. Tra l’arte e l’uomo, tra l’arte e la società. Un compito preciso e centrale, operato sotto traccia e spesso mal riconosciuto, o riconosciuto tardivamente.
Un compito che nel contesto italiano odierno sta svolgendo con successo la Galleria BPER Banca, in prima linea nella promozione della cultura e delle eccellenze artistiche del nostro territorio. In modo che, come sostiene la Presidente Flavia Mazzarella, «la cultura agisca come un potente innesco da cui far generare eventi e iniziative capaci di sostenere il cambiamento virtuoso sulle comunità di riferimento».
L’arte per ispirare la comunità, dunque. Ma anche la comunità per supportare e valorizzare l’arte. Un legame bilaterale che Galleria BPER Banca cerca di allacciare in diverse città e contesti italiani. Questa volta lo fa a Genova, ponendola in dialogo (di nuovo un nodo, un rapporto che si stringe) con Modena, città dove la Galleria ha sede.
La modalità è quella di una mostra di alto livello: Sinfonie d’Arte. Capolavori in dialogo tra Modena e Genova, curata da Anna Orlando e Lucia Peruzzi a Palazzo Doria Carcassi. L’edificio è oggi sede della Fondazione Carige, che ha contribuito all’organizzazione della mostra. In particolare la mostra affianca un nucleo di lavori genovese e uno di lavori modenesi, entrambi riconducibili nel periodo a cavallo tra Cinquecento e Seicento. Opere dunque che fungevano, di nuovo, da sutura, da ponte, da passaggio tra un secolo e l’altro.
«Il periodo di riferimento per le trentadue tele esposte e qui studiate – scrivono le curatrici Anna Orlando e Lucia Peruzzi – è la stagione che va dalla seconda metà del Cinquecento ai primi decenni del Settecento, quando in Italia si passa dal Manierismo al Barocco, da questo al Rococò e al Classicismo. Il confronto diretto tra dipinti di scuole diverse o di epoche diverse è estremamente stimolante, non solo per i vari modi con cui gli artisti si approcciano alla realtà, ma anche per capire come ambienti culturali diversi possano influenzare interpretazioni e visioni differenti di uno stesso universo di riferimento, reale o immaginario che sia».
Ed eccoci dunque alle sei sale del piano nobile di Palazzo Doria Carcassi, edificio di origine cinquecentesca, ampliato e rinnovato nel Seicento e nel Settecento. Dopo un iniziale dialogo tra capolavori emiliani (Emiliani a confronto), le successive cinque sezioni si concentrano su un tema differente che cuce a se le diverse opere: Magie di luce, I colori della musica, Vergini ed eroine, Il fascino del quotidiano e Gesti di seduzione. A soggetti sacri si alternano quelli mitologici, alla “pittura della realtà” si accosta quella che sgorga dal fantasioso immaginario barocco; al Rococò si accosta il Classicismo, per offrire un panorama completo di una straordinaria stagione delle arti sia per la Liguria sia per l’Emilia.
Nella prima sala, a confronto, sono La predica del Battista di Sisto Badalocchi, La Veronica di Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino, la Morte di Dario di Francesco Monti e un capolavoro di un grande maestro del Seicento, nato a Bologna e poi adottato dalla scuola milanese, ovvero il Cristo deposto e la Maddalena di Giulio Cesare Procaccini.
Nelle sale successive la mostra mette evidenzia le differenze, ma anche i punti di contatto tra gli artisti e le opere risalenti a quel periodo. Un momento di passaggio in cui il canone rinascimentale viene messo in crisi da nuove idee e suggestioni, tutte uniche ma legate tra loro. Ecco che troviamo, tra i nomi più celebri dell’area modenese, Ludovico Carracci, Guido Reni, Guercino e Giuseppe Maria Crespi; e subito accanto Bartolomeo Passerotti, Sisto Badalocchi, Lucio Massari, Alessandro Tiarini, Michele Desubleo, Paolo Emilio Besenzi, Lorenzo Pasinelli e Cristoforo Munari. Seguono poi gli autori di genovesi, come Giovanni Battista Paggi, Gioacchino Assereto, Luca Cambiaso e Giovanni Maria Bottalla.
Una sinfonia d’arte dove a suonare non ci sono strumenti né tantomeno orchestre, ma i vari dialetti pittorici riferiti alle specifiche identità di ogni artista esposto. Unicità che Galleria BPER Banca tesse insieme in un quadro coerente ma eterogeneo, ricco di suggestioni e depositario di una storia secolare.