Attraverso una selezione di 41 opere la mostra Tom Wesselmann After Matisse testimonia l’intenso dialogo intercorso tra l’artista pop americano e Henri Matisse. Al Museo Matisse Nizza, fino al 29 maggio 2023.
Risplendono negli spazi del museo – inaugurato 60 anni fa a Nizza sulle alture della collina di Cimiez – le opere di Tom Wesselmann (1931-2004), l’artista più elegante della Pop Art americana. A confronto con esse le opere di Henri Matisse, verso cui Wesselmann ha nutrito una sconfinata ammirazione, colui che assieme a Picasso è stato il vero, immenso dominatore della pittura della prima metà del ‘900.
Nato a Cincinnati nel 1931, più giovane di qualche anno di Rauschenberg, Jones e Warhol, Tom Wesselmann fu tra i primi artisti della Pop Art ad avere successo. Già nel 1960 si impose con i grandi nudi, con la prima mostra, Great American Nudes, che risale al 1961 a New York. La critica riconobbe subito la sua maniera molto americana di rappresentare figure e oggetti della vita quotidiana, e insieme di ricollegarsi alla più tradizionale cultura europea. Già allora il critico Rublowsky parlò di Wesselmann come di un ”artista classico”, per l’attenzione posta ai problemi dello spazio e della solidità compositiva.
Naturalmente anche Wesselmann, come tanti colleghi della Pop Art, era passato attraverso l’espressionismo astratto e, prima ancora, attraverso l’acquisizione dei moduli surrealisti, ma il suo stile divenne presto molto riconoscibile. Si tratta di un’arte figurativa dove l’oggetto e il soggetto si identificano sulla tela. Proprio come nella realtà, la vita si riflette nei cartelloni pubblicitari e nei programmi televisivi. L’artista utilizza i temi tradizionali della pop art – il nudo femminile, i paesaggi, la pittura d’interni, la natura morta – privandoli però del loro messaggio sociologico. Il suo obiettivo è dare forma e voce alla bellezza nascosta della quotidianità e dell’ordinario. Attraverso campiture piatte, tonalità vivide e decise in Wesselmann sembrano convivere “l’eleganza di Modigliani, il rigore geometrico di Mondrian e i colori puri di Matisse”.
Quando l’artista arriva a New York nel 1956, Matisse, scomparso due anni prima, continua a essere molto presente sulla scena artistica americana. Dopo lo stile decorativo degli anni tra le due guerre, Matisse aveva riconquistato la sua maniera più asciutta nel ’46-’47, nel momento in cui tutta una generazione di giovani pittori guardava a lui come a un faro capace di guidarli alla scoperta della grande tradizione moderna francese. Quanto grande, complesso e sfuggente ad ogni classificazione sia stato Matisse, lo sottolineava Il critico Clement Greenberg nel 1973: prima l’Espressionismo astratto, poi la II generazione della PostPainterley Abstraction aveva acquisito dall’artista francese una rinnovata concezione dello spazio pittorico, così come la sua maniera di posare il colore.
La mostra del Museo Matisse di Nizza rende conto dell’intenso, fondamentale dialogo tra l’artista pop americano e Matisse attraverso quattro insiemi significativi – i Collages, i Great American Nudes, gli Steel Drawings, i Sunset Nudes – con cui dà testimonianza dei diversi modi di appropriazione della sua opera. Il percorso artistico matissiano viene indagato soprattutto attraverso opere che presentano le linee sensuali dell’arabesco, oltre che dalle Odalische e i Nudi. Già negli anni ’60 attraverso la serie dei Great American Nudes Wesselmann trasforma l’odalisca matissiana in un’icona pop.
Il riferimento a Matisse diviene centrale quando si tratta di efficacia visiva. Come negli anni ’80 nella serie dedicata a Monica (Monica with tulips, 1989), quando l’artista americano procede con gli Steel drawings, disegni in alluminio o in acciaio découpé. Alla fine della sua vita realizza una serie di dipinti gran formato, i Sunset Nudes, ultimo omaggio a Matisse. Tra questi Man Ray at the dance, dove l’artista associa la Danza di Matisse con un nudo femminile la cui posa si ispira a una foto di André Kertész del 1926. I nudi esaltano la composizione nello spazio in un gioco enigmatico con gli altri elementi del quadro volti ad attenuarne la valenza erotica. Tom Wesselmann si focalizza su un particolare aspetto della rappresentazione della donna, lo semplifica sfiorando quasi l’oggettificazione. Ma d’altra parte racconta di un cambiamento cruciale che segna la società: dalla repressione vittoriana all’opulenza economica associata al consumismo americano del dopo guerra.