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Norma al Carlo Felice: ottimo cast in un’inopportuna regia

Per il penultimo appuntamento con la stagione lirica, il Carlo Felice di Genova ha scelto di portare in scena Norma, la tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani, che consacrò la fama di Vincenzo Bellini

Sei le recite a programma, da martedì 2 a giovedì 11 maggio, che prevedono un particolare allestimento che alterna le due versioni realizzate da Bellini, in una messa a confronto tra una rappresentazione e l’altra eseguite dai due cast scelti per l’occasione.

Quella della prima del 2 maggio è stata la versione più originaria e meno rappresentata, ma è stata comunque molto apprezzata dal pubblico. Si tratta del secondo allestimento in coproduzione presentato in questa stagione, che, come ha spiegato il sovrintendente Claudio Orazi, rientra “nell’ambito delle azioni di sistema che il Carlo Felice realizza con i grandi teatri italiani (in questo caso con il Teatro Comunale di Bologna), come richiesto dal ministero della cultura”.

L’Opera debuttò al Teatro alla Scala di Milano il 26 dicembre del 1831, inaugurando la stagione di Carnevale e Quaresima 1832 e fu un fiasco, dovuto a circostanze artistiche (l’indisposizione del soprano Giuditta Pasta) e alla presenza in Teatro di una claque avversa a Bellini e a Giuditta Pasta. Fatto davvero impensabile se si pensa invece al successo che ebbe in seguito. Il soggetto, tratto dalla tragedia “Norma, ou L’Infanticide” di Louis-Alexandre Soumet, è ambientato nelle Gallie, al tempo dell’Impero Romano, e presenta espliciti legami con il mito di Medea.
Un’opera, indiscutibilmente incentrata sulla protagonista, che divenne il cavallo di battaglia di grandi soprani del passato, tra cui Maria Callas, Joan Sutherland e Montserrat Caballé. Tuttavia la poliedricità del personaggio e della sua vocalità ne fanno uno dei ruoli più impervi per voce di soprano, tanto che l’opera è oggi più famosa che rappresentata.

In questa versione del Carlo Felice non si è potuto non apprezzare le capacità vocali dal mezzosoprano siberiano Vasilisa Berzhanskaya, che sin da subito, nella celebre aria “Casta diva”, passaggio simbolo dell’opera, ha conquistato gli spettatori genovesi guadagnandosi quasi due minuti di applausi. Vincitrice di numerosi concorsi e nel 2021 insignita del premio “Young Singer of the Year” agli International Opera Awards 2020, la cantante ha una voce possente e raffinata che ben si confà al personaggio di Norma.

Promosse anche le voci degli altri interpreti, come quella dell’Adalgisa del soprano Carmela Remigio e di Stefan Pop nei panni di Pollione. La Remigio è erede della migliore tradizione vocale italiana, ha cantato in tutto il mondo, dalla Royal Albert Hall di Londra, alla Carnegie Hall di New York, ma anche a Parigi, Miami, Dublino, Beirut, Seoul, Bucarest, Hochland e non è certo da meno Stefano Pop, magnifica voce, con perfetta coloratura e importante presenza scenica. Lo avevamo apprezzato nello stesso ruolo anni fa (2018) nella Norma che aveva Mariella Devia come protagonista.


Decisamente meno apprezzata la regia di Stefania Bonfadelli che alla fine ha ricevuto accese “buate” da parte del pubblico. Potremmo dire che la regista se le è proprio andata a cercare decidendo di trasformare un’opera perfetta ambientata al tempo dell’Impero Romano, in un’azzardata rivisitazione in chiave postmoderna, deturpando da subito la splendida overture con scene di violenze con bastoni e pistole fino ad arrivare agli stupri, ad opera di soldati in tuta mimetica. Nell’ultimo atto anche una pecora sgozzata come sacrificio! Insomma se l’intento dell’ex cantante lirica era quello di stupire ci è riuscita, ma non certo di aver fatto qualcosa di gusto. Siamo stufi di veder prevalere ogni stravaganza registica sulla musica e il bel canto, perchè questa è, e deve rimanere, l’opera lirica.
Per fortuna, oltre ai solisti, hanno comunque prevalso l’orchestra, sotto la direzione di Riccardo Minasi e il Il coro, diretto da Marino Moretti, come sempre il fiore all’occhiello del Teatro genovese.

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