Henri Matisse, Miriam Cahn, Anna-Eva Bergman, Giovanni Bellini e Germaine Richier. Questi solo alcuni dei grandi nomi in mostra nei più importanti musei di Parigi nella primavera 2023.
L’offerta espositiva del momento è ambiziosa, ricca ed eterogenea. Se alcuni musei della capitale presentano retrospettive che richiamano l’attenzione su particolari artisti a cui da tempo non era stata consacrata una mostra, altri si dedicano a esplorarne l’universo, focalizzandosi su alcuni aspetti originali della loro produzione. Ne risulta un panorama culturale che spazia dalla pittura veneziana del Quattrocento alle modernità d’avanguardia, fino ad artisti contemporanei dalle tematiche controverse e attuali.
Germaine Richier
Centre Georges Pompidou
Dal 1° marzo al 12 giugno 2023
Vicina a personalità come Jean Arp e Alberto Giacometti, allieva dello scultore Antoine Bourdelle, Germaine Richier (1902-1959), scultrice francese della prima metà del XX secolo, viene omaggiata dal Centre Pompidou con una retrospettiva di circa 200 opere tra sculture, incisioni e disegni. L’artista di Montpellier ha saputo dimostrare, a soli 25 anni, un’originalità e una radicalità uniche, lavorando su grandi temi come la rappresentazione umana e animale, o il mito. Quella presentata al Beaubourg fino al 12 giugno 2023 è una notevole produzione artistica che dagli anni ‘30 al dopoguerra tenta di proporre una totale rinascita della forma, del corpo maschile e femminile, attraverso un particolare uso della materia scultorea.
Giovanni Bellini, Influences croisées
Musée Jacquemart-Andr
Dal 3 marzo al 17 luglio 2023
Il Musée Jacquemart-André, gioiello dell’architettura haussmaniana del XIX secolo e storica residenza di Edouard André e Nélie Jacquemart, appassionata coppia di collezionisti, espone Influences croisées, la prima retrospettiva in Francia dedicata al pittore veneziano Giovanni Bellini (1435-1516). Oltre alla notevole raccolta appartenente ai due mecenati, che vede in permanenza esposti oggetti d’arte e grandi dipinti di Paolo Uccello, Botticelli, Rembrandt o Fragonard, il museo alterna mostre temporanee di particolare rilievo. Quella dedicata a Giovanni Bellini è probabilmente la più ambiziosa organizzata recentemente dal museo e la sola finora a proporre un parallelo tra l’opera del Bellini e dei suoi contemporanei e successori. Una cinquantina di opere provenienti da collezioni private e pubbliche mostrano quanto il pittore non abbia smesso di rimaneggiare il suo linguaggio pittorico in un doppio binario: da un lato affinando una certa originalità che gli è propria, dall’altro rimanendo fortemente influenzato dalla mano di Mantegna, Donatello o Antonello da Messina.
Matisse. Cahiers d’art, le tournant des années ‘30
Musée de l’Orangerie
Dal 1 marzo al 29 maggio 2023
Il Musée de l’Orangerie, dimora delle note ninfee di Claude Monet, stupisce il pubblico con uno sguardo particolare sull’immensa opera di Henri Matisse (1869-1954). Numerose sono le mostre a lui dedicate a livello internazionale così come le opere presenti nelle collezioni pubbliche parigine. Nonostante ciò, l’Orangerie si sofferma sulla produzione dell’artista nel corso degli anni ’30 del Novecento, allacciando diverse tematiche, tra cui la sua relazione con la nota rivista d’avanguardia Cahiers d’art, creata nel 1926 da Christian Zervos. Alcune opere di particolare rilievo e raramente esposte in Francia sono presentate nel museo che sorge nei Jardin des Tuileries. Ne sono un esempio Grande nudo sdraiato, proveniente dal Baltimore Museum of Art, o ancora la serie sulle Camicette rumene, così come l’archivio originale delle pubblicazioni Cahiers d’art, alcuni studi scultorei, disegni e incisioni prodotti negli anni ‘30 e che intendono attestare una vera e propria svolta nell’opera dell’artista.
Anna-Eva Bergman, Voyage vers l’intérieur
Musée d’art moderne de la ville de Paris
Dal 31 marzo al 16 luglio 2023
Alla produzione dell’artista norvegese Anna-Eva Bergman (1909-1987), ancora poco conosciuta al grande pubblico europeo, è dedicata, fino al 16 luglio 2023, la prima retrospettiva al Musée d’art moderne de la ville de Paris. Voyage vers l’intérieur riporta l’attenzione su un’artista ricordata accanto a Sonia Delaunay o Georgia O’keeffe come figura chiave della pittura femminile del dopoguerra. Alla riscoperta di una donna libera e visionaria, la cui arte è caratterizzata dall’importante utilizzo della foglia d’oro e d’argento nella resa di paesaggi naturali del suo nord o del Mediterraneo. Sposa del pittore tedesco Hans Hartung (1904-1989), Anna-Eva Bergman fonda un codice di forme pure che il museo omaggia con un catalogo inedito di 200 opere tra cui dipinti, fotografie, documenti d’archivio, esposti al pubblico grazie all’importante dono della Fondazione Hartung-Bergman di Antibes, creata dagli stessi coniugi nel 1973. Il museo si pone quindi l’obiettivo, a fianco alla notevole collezione permanente aperta gratuitamente al pubblico, di esplorare un’artista ancora poco nota ma a cui è necessario offrire una particolare attenzione.
Ma pensée serielle, Miriam Cahn
Palais de Tokyo
Dal 17 febbraio al 14 maggio 2023
Il centro d’arte contemporanea del Palais de Tokyo presenta Ma pensée serielle, mostra dedicata all’artista svizzera Miriam Cahn (1949-), le cui opere controverse e potenti sollevano tematiche legate al femminismo, alla sessualità, all’infanzia rubata e alla violenza. Attraverso una selezione di acquerelli, disegni, schizzi e grandi tele prodotte dal 1980 ad oggi, la mostra curata da Emma Levigne (direttrice della Bourse de Commerce – Pinault Collection) e Marta Dziewańska (curatrice del Kunstmusem di Berna) è la prima grande retrospettiva dell’artista mai presentata in un’istituzione francese. Private di cornice e di vetro protettivo, le opere sono esposte in un flusso organico che rispecchia pienamente la poetica della Cahn: nudi e fragili nello spazio espositivo, i corpi, i ritratti o i paesaggi da lei rappresentati obbligano lo spettatore a condividere una sorta di decentralizzazione, di vagabondaggio spaziale e temporale, che è allo stesso tempo quello dei soggetti delle tele. La mostra si iscrive pienamente nel pensiero dell’artista, che considera l’esposizione “un’opera d’arte in sé, come una vera e propria performance”.