120 milioni di dollari: questa la cifra record alla quale Sotheby’s batté, nel 2012, una delle versioni de L’urlo di Edvard Munch. Ma come si è giunti a una tale notorietà e valutazione dell’artista? Chi era davvero Munch? E che cosa rappresenta il suo quadro più famoso? A queste e altre domande cerca di rispondere il documentario Edvard Munch, un grido nella natura, in onda su Rai 5, mercoledì 17 maggio alle 21.15, all’interno di Art Night.
“Sto morendo da quando sono nato”, disse una volta Munch (1863-1944), rimasto orfano di madre a soli cinque anni. Durante l’adolescenza, il suo spirito malinconico venne rischiarato dalla scoperta della pittura. Sin da giovane, Edvard era consapevole delle proprie straordinarie capacità. E il gesto del dipingere fu la sua unica grande terapia.
Ammiratore di Nietzsche e del nichilista norvegese Hans Jaeger, Edvard Munch traspose la sua inquietudine nelle tele, già molto apprezzate quando l’artista era vivo. “Sto conducendo uno studio dell’anima, come Michelangelo sezionava i corpi”, spiegava Munch, parlando dei suoi quadri che raffiguravano l’angoscia umana. Alle soglie del nuovo secolo e di due guerre mondiali, Edvard si ferma a osservare il rosso drammatico del tramonto: nasce il capolavoro di Munch, L’urlo (1893). Così l’artista descrive la scena che si presenta ai suoi occhi: “Il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco”.
La natura, con mare, montagne, boschi, fu un’altra delle sue fonti di ispirazione. Giocando sui diversi significati della parola “natura”, il documentario di Rai 5 ripercorre il viaggio dell’artista, prima osservando la natura visibile, poi svelando la natura profonda dei sentimenti umani. Per riunire, infine, i vari aspetti nel grande ciclo della vita.