Docente universitario, progettista di fama, teorico, direttore di una storica Biennale Architettura, Portoghesi è morto nella sua casa di Calcata
“Sono nato a Roma in pieno centro storico, all’ombra della cupola di Sant’Ivo alla Sapienza. E credo non ci sia bisogno di spiegare per quale ragione l’amore per la storia, per il passato, sia uno degli elementi fondamentali della mia formazione”. Così iniziava a raccontare la sua storia in una recente intervista Paolo Portoghesi, il grande architetto e teorico dell’architettura, esponente del Postmodernismo, morto oggi nella sua casa di Calcata all’età di 92 anni. Una notizia che giunge mentre è ancora forte l’attenzione sull’appena aperta Biennale Architettura di Venezia, istituzione che l’ha visto come assoluto protagonista.
“Accanto a questa passione per la storia e per la tradizione c’è sempre stato il mio grande amore per la tradizione moderna, per la città moderna che vedevo appena nata e piena di incertezze”, proseguiva nel suo racconto. E a queste incertezze lui cerca di dare soluzioni proprio dalla Biennale di Venezia, della quale nel 1979 viene eletto direttore. Nell’edizione del 1980 promuove infatti l’installazione Strada Novissima, in cui chiama venti architetti di fama internazionale – da Frank Gehry a Rem Koolhaas, Hans Hollein, Franco Purini – a disegnare venti facciate contigue. Per quello che diventa il manifesto italiano dell’Architettura postmoderna.
Docente universitario, progettista di fama, teorico, nel 1966 Portoghesi fonda la rivista Controspazio, di cui resta direttore fino al 1983. Con Casa Papanice, del 1968, pone le basi del suo pensiero architettonico, che poi si identificherà con i temi del movimento postmoderno in Italia. Fra le sue tante opere degne di menzione, il Palazzo dei reali di Giordania ad Amman, progettato negli anni settanta. Prestigiosi anche i progetti per l’aeroporto e il piano regolatore di Khartum e, successivamente, le Moschee di Roma e di Strasburgo.