Che il Riviera International Film Festival ambisse a ritagliarsi uno spazio oltre i confini del panorama cinematografico nazionale lo si può dedurre dal nome che venne scelto in occasione della prima edizione, organizzata a Sestri Levante (Genova) ormai sette anni fa.
La promessa è stata mantenuta: lo possiamo testimoniare direttamente, avendo seguito da vicino il Festival già dall’edizione 2022. Chi avrebbe potuto pensare, nel 2017, che la piccola (per quanto favolosa) Sestri Levante avrebbe saputo attrarre personalità vincitrici dei più svariati premi cinematografici internazionali? Quanti si sarebbero immaginati di vedere Casey Affleck, Premio Oscar per la sua interpretazione in Manchester by the Sea (2016), sorseggiare vino seduto sulla Baia del Silenzio? Pochissimi, forse nessuno.
Sette anni dopo, il RIFF è divenuto un appuntamento fisso per gli appassionati cinefili e per chi, visitando Sestri Levante per vacanza, si è imbattuto casualmente in un susseguirsi di film e di incontri con star del cinema italiano ed internazionale e ha deciso di ritornare nelle edizioni seguenti conquistato dalla qualità delle proposte. Solo per fare qualche nome: quest’anno la giuria del Festival è stata presieduta dall’attrice Emily Mortimer (all’attivo collaborazioni con Martin Scorsese e Woody Allen); sempre in giuria si sono seduti Filippo Scotti, Premio Marcello Mastroianni alla 78ª Mostra del Cinema di Venezia per il suo ruolo in È stata la mano di Dio (2021) di Paolo Sorrentino e l’artista Vanessa Beecroft che, nata a Genova, è oggi annoverata tra le più importanti personalità dell’arte contemporanea internazionale grazie ai suoi Tableaux vivant, vere e proprie performance in cui persone in carne ed ossa, molto spesso donne, vengono disposte nello spazio a riprodurre dal vivo un’opera pittorica. Proprio a Beecroft, protagonista di un talk svoltosi nel sacrale contesto dell’ex Convento dell’Annunziata, abbiamo chiesto quale sia il suo rapporto con il cinema e se c’è un film o un regista che l’abbia particolarmente influenzata nel suo lavoro di artista:
Tutte le mie performance, inizialmente, sono ispirate a film. Da giovane guardavo molto film di Godard, Fassbinder, più tardi Visconti, ultimamente Antonioni… le ragazze, i temi che introduco e a volte anche le mie stesse immagini sono influenzate dai film che ho consumato avidamente finché ho vissuto in Italia. Un mio amico era proiezionista e questo ci permetteva di guardare il film di Herzog fino a 10 volte”.
Prosegue poi:
La mia scelta di diventare artista prescinde dal cinema, tuttavia il ruolo del cinema nel mio lavoro è sicuramente fondamentale: sarebbe un sogno, un giorno, fare un film con tutte le mie performance, o che comunque tocchi i temi a cui mi sono avvicinata nel corso della mia carriera. A casa ho 94 video che ho girato personalmente durante le mie performance… anche se ancora, nelle performance, non sono riuscita a creare una vera e propria sceneggiatura”.
Tra gli ospiti che hanno calcato la pietra del caruggio sestrese in occasione del RIFF 2023 anche l’attrice Anna Foglietta, lo scrittore Antonio Scurati, il produttore Nils Hartmann, l’attore Filippo Nigro, la regista Francesca Comencini, lo scenografo Paki Meduri. Sull’importanza dei festival cinematografici Foglietta commenta:
Sono momenti di incontro e scambio importanti, in particolare per le piccole produzioni che altrimenti farebbero fatica a incontrare il pubblico. Rassegne come il RIFF, rispetto ad altre realtà festivaliere che godono di maggiore visibilità mediatica, danno un contributo fondamentale a creare condivisione e conoscenza di un tessuto cinematografico alternativo”.
Parlando di film: oltre trenta le pellicole presentate, tra film di finzione, documentari e cortometraggi: fil rouge, come ogni anno, la giovane età dei registi provenienti da tutto il mondo, poiché il Festival è riservato ad autori under 35. Partiamo dai cortometraggi. Per il futuro il progetto è quello di dedicare un’intera sezione ai corti, magari attivando un nuovo spazio di proiezione oltre al Cinema Ariston di Sestri che, in questi anni, ha ospitato la maggior parte delle proiezioni.
Nel frattempo, quest’anno di corti ne sono stati presentati cinque: tra essi, lo sperimentale Film rosa (2022) di Silvia Bertocchi, racconto surreale dai toni rosa scandito dalle linee di basso di Roberto Dell’Era, storico bassista degli Afterhours, e Why Did You Choose Your Parents? (2023) di Marta Pozzan, italiana di stanza a Los Angeles, in cui la regista indaga, attraverso una sorta di analisi sociologica, sulle scelte da parte di alcuni young adults americani di avere o meno figli. Spicca infine il corto I miei occhi (2021) di Tommaso Acquarone, nel cui cast compaiono la navigata Ksenija Rappoport (un David di Donatello e una Coppa Volpi all’attivo) e l’esordiente João Farinha. È la storia di una madre che, ferma in macchina aspettando il semaforo, riconosce in un giocoliere di strada un volto familiare e decide di dargli un passaggio a casa. Si tratta del figlio abbandonato in fasce? Il film non fornisce risposte così come non mostra direttamente gli occhi dei due personaggi, riprendendo le loro figure esclusivamente dal sedile posteriore dell’auto. I miei occhi per poco non è rientrato nella rosa dei cinque candidati per il Miglior Cortometraggio agli Oscar 2023: a giudicare dalla capacità autoriale dimostrata da Acquarone con questo lavoro, sembra sia giunto il momento per lui di confrontarsi con un lungometraggio.
Tanti i film di qualità presentati durante il Festival. Vorremmo porre l’accento su due di questi: Nightsiren (2022) della regista slovena Tereza Nvotová – vincitrice proprio a Sestri Levante nel 2018 con l’opera prima Filthy (2017) – e Unruly (2022), diretto dalla cineasta olandese Malou Reymann. Abbiamo scambiato qualche battuta con la regista del primo e con l’attrice protagonista del secondo.
Nightsiren, già presentato in concorso a Locarno nel 2022, racconta la storia di una giovane donna che, convocata per la riscossione di un’eredità, torna nel suo paese natale sulle montagne slovacche. Ad aspettarla, i ricordi di un’infanzia tormentata e l’odio della comunità locale, pronta ad accusarla di stregoneria. Il film, appartenente al genere del folk horror, non vuole raccontare una storia “di streghe”: ad essere portata sullo schermo, per quanto ammantata di paura e atmosfere magiche, è la realtà della Slovacchia rurale di oggi. Che nei secoli passati moltissime donne siano finite sul rogo con l’accusa di stregoneria è cosa risaputa. È forse meno noto che ancora oggi, in un paese “moderno” come la Slovacchia, la figura della donna sia temuta e non capita a tal punto da essere oggetto di violenza e soprusi, ancora una volta, in nome della superstizione. Durante il Festival la regista ha raccontato di come l’aver messo in scena una realtà che pone in cattiva luce la Slovacchia le abbia attirato diverse antipatie nel suo paese.
ArtsLife Sei già stata qui nel 2018, quando hai vinto con il tuo film d’esordio Filthy. Quest’anno sei tornata e sarà l’ultimo in cui potrai concorrere, visto che ora hai 35 anni. Quali le tue impressioni?
Tereza Amo essere qui, è un festival fantastico. Per lavoro ne frequento diversi, ma quando ho saputo che ero stata invitata per la seconda volta qui al Riviera ho pensato: ‘Non posso mancare’! Sestri Levante è una città unica, Stefano [Gallini Durante, il Presidente del Festival] e Massimo [Santimone, Responsabile della Programmazione] sono persone stupende. Incontrare altri registi e avere il tempo per legare con loro, discutere di cinema e divertirsi non è qualcosa che succede in tutti i festival, dove spesso i tempi sono più concitati e le conversazioni non durano più di un minuto. Vale lo stesso per il pubblico: qui mi imbatto continuamente in persone che hanno visto i miei film e ne vogliono parlare con me, questo non ha prezzo.
ArtsLife Il tuo è un film sulle donne e sulle assurde discriminazioni di cui ancora oggi sono vittime. Quale è la situazione all’interno dell’industria cinematografica? Pensi che le donne stiano facendo dei progressi?
Tereza È difficile dare una risposta: le donne, come tutti, sono persone. Il solo fatto che le persone vengano ancora discriminate in due gruppi in base al loro genere sessuale mostra che esistono disuguaglianze. Non sono le donne che devono fare progressi: sarebbe auspicabile che tutte le persone, senza distinzioni, si prodigassero per vivere in una società equa. Forse è vero che oggi alle voci delle donne è data più attenzione, ma c’è ancora tanto da fare. La realtà va mostrata da ogni prospettiva: la metà delle persone sulla terra sono donne, direi che è ora di dare loro lo spazio che si meritano!
ArtsLife Progetti futuri?
Tereza Il mio prossimo film avrà un protagonista maschile. È la storia di un padre che perde il figlio dopo averlo dimenticato all’interno dell’auto, la trama prende spunto da una storia vera. L’ambientazione è ancora una volta slovacca, ma la dimensione che spero assumerà è universale: siamo tutti esseri umani con problemi, difetti e colpe molto simili.
Anche Unruly, ancora più di Nightsiren, è un dramma tutto al femminile: il riferimento è storico e ispirato a fatti reali, laddove un’adolescente, nella Danimarca degli anni ’30, viene ricoverata in un istituto femminile sperso su un’isola per “ammansire” il suo comportamento ribelle. Protagonista della vicenda l’attrice danese classe 2002 Emilie Kroyer Koppel, vincitrice del premio per la Miglior attrice grazie alla sua interpretazione.
ArtsLife È la prima volta che ti capita di presentare un tuo film all’estero? Come hai vissuto il festival qui a Sestri?
Emilie Sì, assolutamente, questa è la prima volta che recito la parte di protagonista in un film, è un’esperienza del tutto nuova per me ed è fantastico, incontrare così da vicino il pubblico è fantastico.
ArtsLife Il film mette in luce aspetti poco lusinghieri della storia della Danimarca. Quale accoglienza ha ricevuto in patria?
Emilie È vero, viene raccontato un capitolo particolarmente buio di cui nel mio paese per molto tempo non si è parlato granché. Forse le cose però stanno cambiando: due giorni prima che il film venisse proiettato per la prima volta il governo danese ha finalmente annunciato delle scuse ufficiali nei confronti delle donne che per molti anni sono state vittima di un sistema maschilista e oppressivo. Lo scopo di questo film è proprio quello di rendere loro omaggio portando alla luce le loro storie attraverso quella della protagonista.