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Diébédo Francis Kéré. Il genius loci africano alla Biennale Architettura

Diébédo Francis Kéré, Counteract Diébédo Francis Kéré, Counteract
Diébédo Francis Kéré, Counteract
Diébédo Francis Kéré, Counteract

In una Biennale che rischia di affogare nella narrazione o nell’estetizzazione dei problemi, spicca l’intervento dell’architetto Diébédo Francis Kéré nel padiglione centrale

L’intero continente africano produce meno del 4% delle emissioni mondiali di gas serra. Questo fatto sorprendente fa riflettere. Impone una pausa in cui osservare e pensare. Per creare consapevolmente obbiettivi in linea con i bisogni che nascono dall’interno. Per trovare modalità di costruzione che non riproducono la perdita ma ricostruiscono antichi saperi. E trovare un sapere che non sia privo di valore, ma piuttosto costituisca una preziosa saggezza in grado di alimentare la speranza.

 

Diébédo Francis Kéré, Counteract
Diébédo Francis Kéré, Counteract

Risponde a questo Counteract, il murales realizzato dall’architetto Diébédo Francis Kéré al Padiglione Centrale ai Giardini. Con la collaborazione di Rino De Michele, Margherita Giuge, Fabio Santin (ApARTe°-Fuoriposto & Escuela Moderna). Kéré di edifici degni in Africa ne ha fatti tanti, inaugurando una visione futuristico/africana che ricorda per certi versi le esperienze di TAM ma con uno stile proprio, con un genius locis unico. Che celebra il valore architettonico dell’Africa occidentale del passato, facendo il punto sulla situazione odierna e spingendo verso un approccio diverso. È una visione praticabile e fantastica dell’architettura. Esaminando i materiali e le competenze necessarie per costruire edifici che non siano troppo caldi o angusti. Abitazioni che esistevano in un’epoca precedente all’attuale status quo.

 

ApARTe°-Fuoriposto & Escuela Moderna al lavoro sul murales di Kéré
ApARTe°-Fuoriposto & Escuela Moderna al lavoro sul murales di Kéré

Il valore di questo sapere intrinseco viene rimesso al centro, proponendolo come contro-azione nella ricerca dell’architettura moderna. Per questa contro-azione è necessario capire a fondo ciò che è stato e ciò che è. Perché costruiamo, come costruiamo? Che cosa è cambiato e perché? Che cosa rimane inalterato? Noi sosteniamo che l’uso della luce, le motivazioni per costruire, l’innovazione dei materiali, gli oggetti di uso quotidiano e i servizi, nonché i bisogni delle persone in ogni luogo, possano offrire approcci alternativi all’architettura di oggi che non siano semplicemente frutto di una copia e incolla, ma siano opzioni vere e proprie.

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