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L’ultimo dei Naturalisti. Maurizio Bottarelli in mostra al Museo d’impresa CUBO di Bologna

Maurizio Bottarelli, Immagine da immagine chiave, 1992, tecnica mista su tela, 190x190 cm. Patrimonio artistico del Gruppo Unipol - credit ph. Flavio Pescatori
Maurizio Bottarelli, Immagine da immagine chiave, 1992, tecnica mista su tela, 190×190 cm. Patrimonio artistico del Gruppo Unipol – credit ph. Flavio Pescatori

“Disperdere il limite” è la personale di Maurizio Bottarelli aperta fino al 29 settembre 2023 negli spazi del bolognese Museo d’impresa CUBO. Presenta un corpus di dipinti donati dall’artista emiliano al Patrimonio artistico del Gruppo Unipol

L’esposizione, curata da Pasquale Fameli, riassume le tappe più rappresentative del percorso creativo di Maurizio Bottarelli (Fidenza, PR, 1943) ed evidenzia le relazioni che lo stesso artista ha instaurato con gli autori e le correnti artistiche nazionali e internazionali coevi.

Bottarelli, definito “l’ultimo dei Naturalisti” dal critico e storico d’arte Francesco Arcangeli, ha scelto il Museo d’Impresa CUBO Unipol quale luogo di valorizzazione della sua produzione, riconoscendo nei valori fondanti del Museo – memoria, protezione, condivisione e futuro – i principi che sono alla base anche del proprio lascito.

Tutta la produzione di Bottarelli, caratterizzata dalla continua sperimentazione di materiali pittorici che formano paesaggi e atmosfere di forte intensità, scaturisce da una profonda riflessione sulla condizione umana, che si esplicita attraverso tre temi essenziali: la testa, il nudo e il paesaggio.

La testa

La testa è un modello che Bottarelli reitera nel tempo, come dimostrano anche le due Teste del 2012, realizzate a tecnica mista con carta catramata: sono immagini logore e corrose d’identità imprecisate. Le dimensioni di tutti questi dipinti, eccessive rispetto alle convezioni della ritrattistica, suggeriscono che ogni testa rappresenta un luogo, una topografia della sofferenza.

Il paesaggio

Ed è proprio dal motivo della testa che Bottarelli estrae direttamente quello del paesaggio, inteso non come rappresentazione di uno scenario naturale, quanto come esplorazione del soggetto umano.

Nella fase più matura del percorso di Bottarelli si può notare infatti come il paesaggio assuma la valenza di una metafora esistenziale, emanazione del conflitto tra individuo e mondo.

Il nudo

Il tormento affiora in opere come Nudo del 1964, sviluppo volutamente incompiuto di una figura aliena, nata dalla fecondazione del nucleo informale, corpo mostruoso ed elegante, modellato sotto l’influsso di Francis Bacon e di Graham Sutherland.

Anche il tema del nudo permette a Bottarelli di affrontare la criticità della condizione esistenziale, distillata stavolta in un soggetto ambiguo, incapace di acquisire un’identità definita. È una soluzione che si ripropone a più riprese nel percorso dell’artista, come attesta anche il Nudo del 1996, una figura rattrappita che cerca di fuggire dall’angusto spazio assegnatole.

I corpi alieni e mostruosi abbandonano quindi gli spazi per rivelarne le strutture; sono luoghi freddi, industriali, dalla costruzione severa che alludono alla finitezza fisica di ogni individuo.

Questo senso di caducità trapela anche dai due Senza titolo del 1986, ancora dei muri, ma stavolta scrostati, imperfetti, colti in un buio che non è più quello di un interno poco illuminato ma quello di una solitaria passeggiata notturna.

La maturità

La mostra passa quindi ad analizzare la fase più matura della ricerca di Bottarelli, a cavallo tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli ottanta, in cui si assiste a un ritorno al paesaggio inteso sempre come metafora esistenziale e alla riapertura di uno spazio romantico, nel quale si avverte uno sguardo a William Turner e al naturalismo di Gustave Courbet, volto a riaffermare la drammaticità della condizione soggettiva di fronte alle forze della natura. Appartengono a questo periodo opere come Paesaggio islandese (1991), Immagine da immagine chiave (1992), Tasmania (2005).

Il percorso si perfeziona in Porta Europa dove verrà esposto, Senza titolo del 1972, scherzosamente battezzato da Arcangeli il “Nerone”, uno dei massimi esempi di questa fase di ricerca, forse l’opera da ritenersi più rappresentativa, se si considera che lo stesso critico avrebbe voluto esporla al Padiglione Italia della Biennale di Venezia dello stesso anno, dedicato all’alternanza Opera o comportamento.

Maurizio Bottarelli, Paesaggio Islandese, 1991, tecnica mista su tela, 300x200h cm. Patrimonio artistico del Gruppo Unipol – credit ph. Flavio Pescatori

CUBO – Museo d’impresa del Gruppo Unipol

Il Gruppo Unipol ha inaugurato nel 2013 CUBO, il museo d’impresa aperto al pubblico, all’interno della sede di Porta Europa, il moderno complesso edilizio progettato dall’architetto Ettore Masi nella zona fieristica della città. Nel 2021, CUBO apre una seconda sede negli ultimi tre piani (25-26-27) della Torre Unipol in via Larga.
CUBO condivide esperienze attraverso il linguaggio della cultura, racconta i valori del Gruppo Unipol con l’intento di contribuire alla crescita culturale dei territori e delle comunità in cui opera. Promuove la cultura e si pone come punto di incontro, grazie anche a partnership con Istituzioni e associazioni che da anni lavorano in questa direzione.
Propone tutto l’anno mostre, eventi, corsi e laboratori, attività didattiche e spettacoli per offrire al pubblico occasioni di approfondimento, confronto e divertimento sui temi di attualità, di protezione, di futuro e innovazione, di arte e memoria.

 

MAURIZIO BOTTARELLI. DISPERDERE IL LIMITE
13.06.2023 29.09.2023
Bologna, CUBO – Museo d’impresa del Gruppo Unipol
CUBO – Museo d’impresa del Gruppo Unipol
Bologna, Torre Unipol (via Larga 8) | Porta Europa (Piazza Viera de Mello 3 e 5)

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