Dopo secoli trascorsi tra le mura di prestigiose collezioni private, un’importante pala d’altare di Ansano Ciampanti viene riproposta al pubblico dalla Moretti Fine Art nella sua galleria di Montecarlo dal 15 al 30 giugno 2022.
La pala d’altare raffigurante San Girolamo e San Giuseppe con il sacerdote Clemente di Antonio Andrucci come donatore, opera del pittore rinascimentale lucchese Ansano Ciampanti (1474-1532/35), detto Sano, parla il linguaggio intenso dell’espressività meditativa dei suoi personaggi e della forza del colore.
“Sano Ciampanti, è la personalità artistica più interessante della Lucca rinascimentale, si contraddistingue per originalità e sapienza pittorica – mette in evidenza Fabrizio Moretti – siamo di fronte a un artista, profondamente legato al suo territorio, il Filippino Lippi lucchese. Per questo sarebbe molto bello se la pala, che si contraddistingue anche per un eccezionale stato di conservazione, riuscisse a tornare a Lucca, dal quale Duomo proveniva”.
Si tratta infatti di uno dei lavori giovanili più sorprendenti di Sano Ciampanti di cui, in Italia e a Lucca, si erano perse quasi completamente le tracce. Le ricerche d’archivio, condotte per conto della galleria Moretti Fine Art, hanno recentemente risolto il mistero che lo riguardava.
I documenti recuperati negli archivi della diocesi di Lucca hanno permesso di ricostruire il percorso dell’opera. A partire dalla sua nascita, commissionata specificamente per la Cattedrale di San Martino nel 1498. Il committente era un sacerdote, Clemente di Antonio Andrucci, che ora si può identificare con certezza nella figura inginocchiata e vestita di nero.
L’opera, alla fine, fu poi collocata sull’altare di San Pietro in Vincoli (a destra dell’altare maggiore) di Lucca, che faceva appunto riferimento alla cappellania dei Santi Girolamo e Giuseppe, rappresentati in primo piano accanto al donatore. La pala rimase in cattedrale fino all’importante intervento di riallestimento in stile vasariano del 1595. Dopo questa data si perse ogni sua traccia, fino a quando, a metà dell’Ottocento, entrò a far parte della prestigiosa collezione di dipinti del rinascimento italiano del reverendo Walter Davenport Bromley (1787-1862) a Wootton Hall nello Staffordshire, in Inghilterra.
Per l’opera di Ciampanti era cominciata una nuova, avventurosa, esistenza con il passaggio in diverse collezioni tra Inghilterra, Germania, Austria e, infine, Stati Uniti. Nel mentre l’opera ha anche vissuto controversie attributive, con qualcuno che l’ha avvicinata alla mano di Andrea del Verrocchio e al Maestro del Tondo Lathrop. Le recenti ricerche, però, sgombrano il campo da ogni dubbio: l’opera è del Ciampanti.
Sano Ciampanti fu originariamente conosciuto come il Maestro di San Filippo, dal nome di un dipinto della piccola chiesa di San Filippo alle porte di Lucca. Il suo valore fu quello di combinare gli elementi presenti nei lavori maturi dei principali pittori fiorentini della sua epoca – Botticelli, Ghirlandaio e Filippino Lippi – con una luminosità e una speciale attenzione ai dettagli che trova le sue radici nella pittura fiamminga.