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Picasso Metamorfico. Alla GNAM 300 opere del Maestro proteiforme

Un ritratto di Pablo Picasso Un ritratto di Pablo Picasso
Un ritratto di Pablo Picasso
Un ritratto di Pablo Picasso

La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea celebra il Pablo Picasso con una rassegna ricca e variegata che ne restituisce un fedele autoritratto

Sembra che “piz, piz” furono le prime parole pronunciate dal fanciullino Pablo Picasso (Malaga, 1881 – Mougins, 1973), squisita abbreviazione di làpis, dal latino matita. Un dettaglio che già metteva in luce quella che sarebbe stata la sua vorace e perenne vocazione artistica. A cinquant’anni dalla morte del grande Maestro la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea a Roma inaugura la mostra Picasso Metamorfico, a cura di Fernando Castro Flórez e fruibile fino al 5 novembre 2023.

Sono 300 le opere esposte tra disegni e incisioni provenienti dal Museo Casa Natal Picasso di Malaga. Un prestigioso e imponente prestito dalla Spagna vola a Roma, per un percorso espositivo che segue le due monumentali rassegne picassiane proposte dalla GNAM nel ’53 e nel ’98, distaccandosene in parte, secondo la sensibilità del tempo. Mentre negli anni ’50 Lionello Venturi e Palma Bucarelli indagavano il periodo artistico degli ultimi anni della seconda guerra mondiale e quelli subito seguenti, a valorizzarne il recupero dei principi morali e la denuncia delle lacerazioni belliche, negli anni ’90 Bruno Mantura, Anna Mattirolo, Anna Villari e Alessandra Pinto predilessero lo spaccato artistico del 1937-53.

Flusso poliedrico

Picasso Metamorfico è un progetto di più ampio spettro che desidera offrire del Maestro un “inesauribile ritratto”, nelle parole del curatore. Interessa catturare di Picasso quello “spirito inquieto e curioso”, quello “sguardo onnivoro e inclusivo” che, a detta della direttrice della Galleria Cristina Collu, lo hanno animato nell’arco di tutta la vita. “In ognuno dei suoi stili, Picasso ha sottolineato l’intenzione di liberarsi dalle conquiste precedenti”, affermò Duchamp. “Non ha mai mostrato alcun segno di debolezza o di ripetizione nel suo flusso ininterrotto di capolavori”. Ed è proprio questo flusso poliedrico che la GNAM intende evidenziare oggi.

 

Un ritratto di Pablo Picasso
Un ritratto di Pablo Picasso

La mostra, sostenuta dall’Ambasciata di Spagna in Italia, dall’Accademia di Spagna a Roma e dall’Ente Spagnolo del Turismo, segue ciò che Picasso tracciò con la punta di quel “piz, piz” dal 1905 al 1972. Il rapporto dell’artista con l’incisione fu intenso e passionale, spesso il soggetto è al centro di una serie numerosa, dove viene ritratto da più prospettive. È il caso del Minotauro, scelto come tema negli anni Trenta; del ’35 è la sua Minotauromachia, considerata una delle opere più importanti del XX secolo. Dello stesso decennio è possibile osservare in mostra la serie delle Suite Vollard, un centinaio di incisioni commissionategli dal calcografo e mecenate Ambroise Vollard, stampate nell’atelier calcografico di Lacourière a Parigi, il cui motivo predominante è il lavoro dello scultore, la sua bottega e il suo modello.

Rinascita e reinvenzione

A questo periodo risale anche Il capolavoro sconosciuto, una serie di otto illustrazioni in acquaforte delle opere di Balzac, dalla quale emerge ancora il tema del rapporto tra artista e opera. L’iter propone inoltre incisioni parigine raffiguranti Salomè o La donna barbara eseguite a punta secca in un periodo anteriore, agli inizi del Novecento (1905). Campeggia al centro della mostra il ciclo di 29 acqueforti che illustrano le Metamorfosi di Ovidio. Un tema che si lega direttamente al profilo del Picasso artista e che ha suggerito il titolo della mostra. “La metafora della metamorfosi – ha spiegato Collu – è un concetto molto potente che descrive un andamento circolare di continua rinascita e reinvenzione. Un movimento emblematico del processo creativo del Maestro”.

Peculiari le litografie proposte dove il colore accompagna poesie e prose. Oltre alle illustrazioni per la raccolta poetica di Paul Reverdy (1948), ci sono le 34 incisioni a bulino legate alla novella Carmen di Prosper Mérimée e altrettante illustrazioni del Corps perdu (1949), un libro in versi partorito insieme al poeta Cesar Aimé. Alle estrose ekphrasis picassiane si alternano poi i ritratti di personalità come Gongora, Max Jacob, Balzac, Tolstoj. E naturalmente non mancano, tra le molteplici incisioni, alcune effigi femminee. Spiccano in particolare il ritratto di Francoise Gilot (1945) e quello di Jaqueline Roque (1958). Verso la fine della carriera, quando la sua produzione grafica curiosamente aumenta a dismisura, Picasso si dedicherà sempre più alla figura della donna. Innestandosi sul tema del pittore e della modella e sul motivo erotico.

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