L’ultimo artista a entrare a far parte del roster della mega galleria David Zwirner non è né un pittore né uno scultore, ma una coreografa che opera nel mondo della danza e della performance art: Sarah Michelson.
La ballerina e coreografa Sarah Michelson è la prima creativa inerente al mondo della danza a entrare a fare parte della galleria di David Zwirner. Un abboccamento c’era già stato nel 2021, quando Zwirner aveva esposto Michelson a New York. Ora il prossimo appuntamento della nuova coppia è a Los Angeles nella sede che la Galleria aprirà nel 2024.
La domanda sorge però spontanea: che forma assumeranno i lavori di Michelson per essere esposti in galleria? A quanto pare avranno la poco convenzionale forma di un programma di residenza che si terrà ogni anno in galleria, con ballerini che lavoreranno e si esibiranno nei suoi spazi.
Allieva di Merce Cunningham, Michelson si è specializzata in performance che pongono l’accento sulla fisicità, portando i suoi ballerini a mettere in atto movimenti complessi all’interno di scenografie stilizzate, ricche di riferimenti alla storia dell’arte e alla storia della danza. Di recente l’artista si è anche aperta alla realizzazioni di lavori più classici, almeno per quanto riguarda una galleria d’arte visiva, quindi di opere adatte ad essere esposte in maniera stabile.
Ma qualsiasi sia la natura delle sue creazioni, è indubbio che l’artista abbia raggiunto uno status di prima fascia. Già nel 2002 il New York Times la definiva come “una delle voci coreografiche più originali emerse da secoli“. E negli anni la reputazione è andata consolidandosi, con il suo lavoro che è stato presentato alla Whitney Biennial e in spazi come il Walker Art Center di Minneapolis.
Ad ogni modo per David Zwirner, abituato a trattare artisti top nel mondo dell’arte visiva (su tutti, al momento, Gerhard Richter e Yayoi Kusama), il passo è comunque significativo. Ed è lui stesso a spiegarlo: “La danza ha svolto un ruolo così decisivo nella storia dell’arte del ventesimo secolo e continua ad alimentare le pratiche artistiche contemporanee. Eppure, raramente i coreografi hanno ricevuto supporto in tempo reale dal mondo dell’arte commerciale. Tale supporto è arrivato da spazi no profit, luoghi di spettacolo e istituzioni che hanno portato la radicalità del mondo della danza a un pubblico più ampio e corretto le omissioni storiche quando si tratta del lavoro di ballerini e coreografi. La qualità temporale ed effimera della danza è in netto contrasto con il nostro mondo saturo di social media e ha dimostrato di essere una delle nostre forme d’arte più vitali“.