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La scultura costruttivista di Giuseppe Uncini in mostra tra i trulli della Puglia

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Senza titolo, Terracotta, 2003
Dep Art Out a Ceglie Messapica – sede estiva dalla Dep Art Gallery di Milano – dedica una mostra a Giuseppe Uncini (Fabriano, 1929 – Trevi, 2008), dove le sue sculture costruttiviste dialogano con lo spazio vernacolare del trullo. Dal 30 luglio 2023, con serata-evento inaugurale (19-21) a cura di Roberto Lacarbonara e l’Archivio Giuseppe Uncini di Roma.

Ogni spazio espositivo anticonvenzionale implica una magia. La relazione tra l’opera e il luogo in cui si manifesta non può essere mai secondario, ma assume caratteri fondamentali quando esso diverge dall’ordinario. A quel punto il dialogo si fa serrato, avvincente, generativo.

Come accade con il costruttivismo diretto di Giuseppe Uncini, inserito nel contesto di un trullo pugliese, luogo arcaico ed evocativo, dai percorsi immaginifici imprevedibili. A maggior ragione alla luce dell’importanza che l’artista dava ai materiali – “Chi fa arte deve riflettere a fondo sui materiali che usa, per poter esprimere un significato reale” – l’accostamento con il trullo, la sua pietra, le sue caratteristiche architettoniche, innesca nuove chiavi di lettura sulla sua produzione.

Che in estrema sintesi altro non è che un atto di connessione plastica tra pieni e vuoti, luci e ombre, gravità e leggerezza, secondo una partitura in cui il ferro e il cemento diventano elementi strutturali di una monumentalità celibe, lontana dall’essere qualcosa o esprimere una funzione.

Eppure, nel contesto del trullo di Dep Art, essa diventa un’occasione di incontro-scontro tra modalità differenti di percezione e costruzione dello spazio, laddove le architetture si compenetrano opponendo forme circolari e assonometriche, materiali naturali e artificiali, processi costruttivi arcaici e moderni. Gli ambienti vernacolari del trullo si trovano così a inglobare, come un teatro rupestre del mistero, forme totemiche e catalizzatrici, espressioni volumetriche dell’indicibile relazione tra vuoto e sostanza.

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Spazio di ferro n. 74, Cemento e ferro, 1990

Note biografiche

Giuseppe Uncini nasce a Fabriano nel 1929. Nel 1955 partecipa alla VII Quadriennale di Roma e, due anni dopo, espone a Francoforte sul Meno nella collettiva “Abstrakte italianische Kunst”. Nel 1956-57 inizia il ciclo di opere chiamato “Terre” e, dal 1957, i primi “Cementarmati”, opere realizzate con ferro, cemento e rete metallica. La prima importante personale è del 1961 alla Galleria l’Attico di Roma. Nel 1963 è tra i fondatori del Gruppo Uno con Biggi, Carrino, Frascà, Pace e Santoro. La ricerca di Uncini prosegue dal 1962 al 1965 con i “Ferrocementi”, cui segue il gruppo di lavori “Strutturespazio”, presenti alla XXXIII Biennale di Venezia del 1966.

Tra il 1969 e il 1972 lavora alla serie dei “Mattoni” e tra il 1972 e il 1978 a quella delle “Ombre”, elemento che caratterizzerà la produzione successiva. Nel 1984 Uncini è ancora presente alla XLI Biennale di Venezia con una sala personale in cui espone la serie “Dimore e Muri d’ombra”. Nel 1990 partecipa alla rassegna “L’Altra Scultura” a Madrid, Barcellona e Darmstadt con il nuovo ciclo “Spazi di ferro”. Prosegue il suo lavoro con la serie dei “Muri di cemento”.

Nel 1999 espone al PS1 di New York. Nel 2001 un’importante retrospettiva si tiene alla Stadtische Kunsthalle di Mannheim. Dal 2004 prosegue il suo lavoro con le “Architetture”. Nel 2007-2008 progetta le antologiche allo ZKM di Karlsruhe, al MART di Rovereto e al Landesmuseum Joanneum di Graz. Muore il 31 marzo del 2008 nella sua casa-studio di Trevi.

Muri d’ombra n. 95, Cemento e laminato legno, 1987

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