Dal 14 luglio 2023 l’Appartamento del Doge torna a far parte del percorso espositivo di Palazzo Ducale di Venezia, con un nuovo allestimento di 12 sale creato per raccontare l’ultra millenaria storia di quella che è stata una delle figure istituzionali più solide e longeve di Venezia: il Doge.
La Serenissima infatti ne ha eletti ben 120, dal primo, Paoluccio Anafesto nel 697, fino all’abdicazione di Ludovico Manin, l’ultimo, nel 1797. Per ognuno di loro esisteva un luogo riservato nel cuore di Palazzo Ducale, l’Appartamento del Doge. Racchiudeva spazi di rappresentanza preclusi ai più, riservati a riunioni e udienze ristrette, ed era strategicamente collocato nell’ala del Palazzo compresa tra il rio della Canonica, la Scala d’oro e la Basilica di San Marco. L’ubicazione dell’appartamento rimase più o meno la stessa nei secoli, pur cambiando di consistenza e aspetto durante le numerose ristrutturazioni del palazzo. L’aspetto attuale rinascimentale risale alla fine del secolo XVI.
Il nuovo allestimento – composto da un centinaio tra dipinti, sculture, manufatti, mappe e testi manoscritti e a stampa, promissioni e commissioni ducali, medaglie e monete, perlopiù mai esposte – racconta la figura del doge attraverso la ricostruzioni degli ambienti pubblici e privati che era solito abitare. Ne emergono le grandi vicende ma anche aneddoti e storie minori, dalla rigida etichetta cerimoniale alle curiosità della vita privata.
“Si tratta di storie private e pubbliche, tradizioni, feste e cerimonie che, – racconta il Sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro – nell’insieme, presentano il doge in una prospettiva composita e a tratti insolita, sebbene sempre storicamente accreditata, capace di dare conto di una figura a tutto tondo, indissolubilmente legata a Venezia e alla la sua lunga storia”.
Si parte dal principio, dall’origine del nome Doge, che proviene dal latino dux, comandante militare. É la massima carica politica veneziana, anche se in realtà il suo controllo è limitato e controllato dalla aristocrazia mercantile veneziana mentre la sua persona è sotto la costante vigilanza dei consiglieri ducali. Difatti Venezia, dopotutto, rimaneva pur sempre una Repubblica. Il doge era detto Princeps in solemnitatibus, in curia senator, in urbe captivus, extra urbe reus (principe nelle solennità, senatore in senato, prigioniero in città, colpevole fuori dalla città)”.
Il percorso evidenzia poi i dettagli dell’elezione del doge tramite la presentazione degli strumenti, il metodo, i simboli dell’elezione a doge, cui si accompagnano alcuni aneddoti, come il più lungo conclave, e le tradizionali cerimonie di incoronazione. A seguire, in Sala Grimani, si affronta il tema della diplomazia e dei rapporti internazionali, essenziali alla salvaguardia e prosperità di Venezia. Nella sala successiva si raccontano alcune tra le più importanti battaglie combattute dai veneziani, prediligendo ancora, come punto di osservazione, la vita del doge: Sebastiano Venier per la battaglia di Lepanto (1571) e Francesco Erizzo per l’inizio della guerra di Candia (Creta), doge tra l’altro cui è dedicata la sala dell’appartamento (Sala Erizzo).
Nella Sala degli Stucchi ad essere protagonista del racconto è la famosa cospirazione di Baiamonte Tiepolo, causa dell’istituzione del potentissimo Consiglio dei Dieci, organo nato dalla necessità di prevenire ribellioni e attentati contro lo Stato. La sala seguente presenta la figura del doge come committente e patrono delle arti. Nelle sale successive si esplorano invece gli aspetti più mondani e principeschi della vita del doge: il rapporto con la dogaressa, le feste e le cerimonie che scandivano il calendario della Serenissima. A seguire si affronta il tema degli abiti del doge e della dogaressa nei secoli, abiti che, in modo piuttosto eloquente, danno conto della origine bizantina della istituzione dogale e della trasformazione del doge in “Serenissimo Principe”.
Anche la morte del doge, cui è dedicata la sala successiva, sottostà a una rigida etichetta, sempre consapevoli che “Se l’è mort el Doxe, no l’è morta la Signoria”.
Il percorso si chiude con una sala che illustra le vicende degli ultimi dogi e un focus sull’ultimo doge Ludovico Manin, la cui abdicazione nel 1797 corrisponde alla caduta della Repubblica e alla fine della storia della Serenissima. L’ultima delle 12 sale del nuovo percorso tematico del Ducale è dedicata ad attività didattiche e di approfondimento.