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Musei-aziende? “Ma le collezioni d’arte appartengono ai cittadini!”

Gabriele Finaldi, direttore della National Gallery di Londra Gabriele Finaldi, direttore della National Gallery di Londra
Gabriele Finaldi, direttore della National Gallery di Londra
Gabriele Finaldi, direttore della National Gallery di Londra

Gabriele Finaldi, direttore della National Gallery di Londra, indirettamente replica a Massimo Osanna sul concetto di musei-aziende

I musei come luoghi della cultura che si configurano come piccole aziende. E quindi hanno bisogno di figure complesse con capacità anche manageriali per la direzione, unite alle competenze tecniche che da sole non bastano”. Le dichiarazioni del direttore generale dei Musei al ministero della Cultura Massimo Osanna riempiono da giorni giornali e social network, quindi non aggiungeremo nostre parole. Citiamo per tutti un post su Facebook di un esperto con l’esperienza di Pier Luigi Sacco, secondo il quale “non ha senso pensare a queste competenze gestionali in termini di una meccanica trasposizione da quelle disponibili nelle aziende. E men che meno partire dall’assunto che in ultima analisi, il museo è un’azienda”.

Lo stesso Sacco suggerisce altre strade per dipanare la scottante e attualissima questione. “È molto meglio assicurarsi alti livelli di partecipazione culturale attraverso ingressi anche gratuiti nei musei. Grazie agli effetti che questi producono nel tempo sugli atteggiamenti e sui comportamenti delle persone”. La questione della gratuità l’avevamo affrontata – prima ancora delle dichiarazioni di Osanna – intervistando a Londra Gabriele Finaldi, direttore della National Gallery, prendendo spunto dagli aumenti dei costi dei biglietti, che negli ultimi tempi hanno interessato importanti istituzioni, dagli Uffizi al Louvre. Ora la sua testimonianza ci sembra pregnante anche per aggiungere strumenti utili ad analizzare le prese di posizione di Osanna…

 

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