Il futuro, per Massimiliano Pelletti, si inoltra dal passato. Ne abbiamo parlato in questa ventesima puntata di Progetto (s)cultura.
Sei cresciuto nel laboratorio di tuo nonno scultore. Immagino che una tale consuetudine, rilassata, più simile a un gioco che a un lavoro, abbia influito sul tuo modo di fare scultura.
Sì, in effetti ho scoperto l’Arte sin da piccolo nello studio di mio nonno. Il mio approccio con essa è iniziato come un gioco e pian piano senza neanche accorgermene mi sono ritrovato una conoscenza tecnica. Mio nonno mi ha insegnato il lavoro dello scultore anche se inizialmente non voleva che imparassi perché lo riteneva un lavoro troppo duro e faticoso. Nonostante tutto è stato costretto perché la mia presenza nel suo studio era costante. Ho inoltre impostato il mio percorso di studi verso l’arte frequentando il Liceo Artistico e successivamente la facoltà di Filosofia all’Università proprio con la volontà di ricercare un’apertura mentale che potesse farmi crescere e sviluppare un linguaggio artistico. Oggi quell’aspetto ludico che ho vissuto sin da piccolo continua ad accompagnarmi nel lavoro, ma la rilassatezza che da piccolo era legata esclusivamente al gioco, oggi che la scultura è diventata la mia professione è dettata dalle competenze e dalla sicurezza che ho acquisito nel tempo.
Scegli il più delle volte soggetti classicheggianti. Che rapporto intrattieni con l’arte del passato?
Sono cresciuto all’interno di laboratori dove si eseguivano riproduzioni in marmo bianco di sculture classiche e di conseguenza il classicismo appartiene al mio vissuto; inoltre dispongo di una gipsoteca personale che vanta la presenza di più di 130 modelli di opere greco romane che utilizzo come modelli da reinterpretare con materiali mai utilizzati in scultura.
Il vero distanziamento rispetto alla tradizione risiede in quella che potremmo definire una poetica dello scarto: la maggior parte dei tuoi lavori si distingue per l’uso di materiali insoliti, trascurati dagli artisti.
Le caratteristiche delle pietre sono molto importanti: alcune volte cerco dei materiali con delle cavità, altre volte con delle formazioni di cristalli sopra, quello che mi interessa è che tali particolarità siano sull’opera in modo che il risultato finale sia il frutto di un lavoro co-autoriale tra me e la pietra. I materiali spesso sono materiali lapidei semi-preziosi, diversi tra loro e ognuno con le proprie criticità, di conseguenza per uno scultore non è così semplice approcciarsi a lavorazioni del genere in cui sono richiesti svariati tipi di competenze tecniche che possono essere acquisite solo direttamente sul campo.
Un ingranaggio ben oleato è l’assemblaggio: per quale ragione accosti artificialmente, uniformandoli, elementi incompatibili in natura?
Da un certo punto di vista c’è una sorta di aspetto ecologico visto che cerco di riutilizzare ogni singolo pezzo di materia che è stata estratta da una montagna e che di conseguenza è preziosa, allo stesso tempo mi piace creare una sorta di fusione geologica in cui elementi naturali che hanno operato per svariati milioni di anni in zone diverse del nostro pianeta si incontrano e creano un tutt’uno diventando un incontro culturale.
Un’altra costante stilistica è la normalizzazione del difetto, della frattura. Sbaglio o le parti rotte e mancanti delle tue opere non si limitano ad un’anticipazione degli effetti del tempo scultore?
Il disordine, l’errore non dipendono dall’uomo: esistono da sempre. Sì, le mancanze che sono all’interno dei miei lavori non sono mai assenze, ma presenze; di fatto cerco di trasformare con la mia lavorazione il “difetto” presente sopra la materia in un pregio.
Parliamo un poco del processo. Come ti approcci alla scultura dall’idea, al primo abbozzo alla realizzazione finale?
Non esiste nessun tipo di bozzetto nel mio lavoro e a differenza degli altri scultori non parto mai con l’idea di un particolare soggetto da realizzare ma vado alla ricerca di materiali che ritengo interessanti. Sulla base, poi, delle caratteristiche dei materiali che sono riuscito a reperire decido cosa può essere adatto da realizzare.
Qual è il tuo rapporto, anche in fase di produzione, con la tecnologia?
In questi ultimi anni c’è stato uno sviluppo tecnologico anche nel settore dell’arte. In alcuni casi lavorando spesso con materiali che non sono perfettamente squadrati come il marmo ma sono informi e con cavità, realizzo delle fotogrammetrie generando file 3d sia del blocco che del modello in modo tale da riuscire a far sì che esso possa essere posizionato all’interno della pietra nel modo che ritengo più opportuno.
Da artista figurativo, non ti senti un po’ fuori tempo massimo nel mondo dell’effimero e del virtuale?
No, anzi. La mia ambizione è proprio quella di andare a recuperare tecniche in via d’estinzione che da sempre hanno contraddistinto e fatto grande le espressioni artistiche che ancora oggi arricchiscono il nostro Paese. Proprio a causa dell’imbarbarimento sia tecnico che culturale a cui assistiamo ritengo che il recupero di tale maestranze sia un qualcosa di assolutamente contemporaneo.
Che cosa pensi, dal tuo osservatorio toscano, della scultura italiana contemporanea?
Penso che ci siano dei territori in cui culturalmente si è sviluppata la cultura del marmo, del legno, della ceramica e che nel panorama italiano sia emerso chi in qualche modo ha avuto la fortuna di provenire da tali territori sapendo riprenderne con competenza le tecniche ed i linguaggi reinterpretandoli in chiave contemporanea, dando ad essi una diffusione ancora più ampia rispetto a quella che le era stata data in termini di artigianato.
Chi sono i tuoi maestri, gli artisti cui guardi?
Ho sempre avuto molta difficoltà nel rispondere a questa domanda perché credo di aver assorbito qualcosa da ogni studio artistico che ho fatto e mi è difficile individuare un artista o un movimento artistico specifico.
Progetti per il futuro?
La realizzazione di una scultura monumentale per un importante spazio parigino, le opere scultoree per una chiesa contemporanea in costruzione in Italia ed una personale che aprirà ad ottobre a Londra durante Frieze London 2023.