Dopo una chiusura di decenni è ora fruibile un’altra grande area del Parco Archeologico del Colosseo, la Domus Tiberiana al Palatino. Ora arricchita di reperti archeologici rinvenuti a seguito di lunghi e laboriosi scavi archeologici
Apre al pubblico, a distanza di quasi cinquant’anni, la Domus Tiberiana nel complesso del Parco Archeologico del Colosseo. L’inaugurazione dell’allestimento museale dal titolo “Imago Imperii”, è avvenuta ieri alla presenza del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e dei curatori, Alfonsina Russo, Maria Grazia Filetici, Martina Almonte, Fulvio Coletti. A seguito dell’insorgere di gravi problemi strutturali e di importanti interventi di restauro da parte di squadre di archeologici – che ora stanno scavando nei pressi dei Musei Capitolini al Campidoglio per ampliarne gli spazi esterni – è stato finalmente possibile rendere fruibile la grandiosa residenza dell’imperatore Tiberio. Una struttura che si estende per circa 4 ettari sul Colle Palatino e che si affaccia con numerose arcate sulla valle del Foro Romano.
Le indagini archeologiche hanno dimostrato che le fondamenta del palazzo sono state costruite ancora prima di Tiberio. Sotto l’impero di Nerone, in un momento successivo all’incendio del 64 d. C., contestualmente alla Domus Aurea. Con l’apertura del palazzo è stata ripristinata la circolarità dei percorsi tra il Foro e il Palatino attraverso la rampa di Domiziano. Il pubblico potrà percorrere la via coperta, nota come Clivio della Vittoria, la stessa via adoperata dall’imperatore e dalla corte per raggiungere la grandiosa residenza privata.
13 ambienti
L’allestimento all’interno della Domus si articola di 13 ambienti, sette dei quali aperti e organizzati per sezioni tematiche. Si aggiunge un percorso tattile dedicato ai non vedenti con riproduzione di statue in stampa 3D. E due sale multimediali che ospitano un documentario e la ricostruzione olografica del monumento tiberiano. Sorprendere la vastità dei reperti raccolti nell’area archeologica ora esposti: oggetti in ceramica, vetro, vasellame, statuaria, decorazioni lapidee, capitelli, perfino un telaio integro e funzionante. Suggestiva l’erma bifronte con Dioniso e Apollo. E intrigante la storia della scultura di un fauno, la cui testa, rielaborata durante il 16º secolo e riutilizzata negli horti palatini dai Farnese, poi trafugata nel 20º secolo, è stata di recente restituita dagli Stati Uniti grazie a una complessa indagine effettuata dal Comando dei Carabinieri della Tutela del Patrimonio Culturale. Affascinanti poi gli oggetti che rimandano ai culti misterici celebrati nel palazzo dedicati a Dioniso, Mithra e agli dei egizi Iside e Serapide.
L’apertura al pubblico della Domus è stata resa possibile anche grazie alla collaborazione con Electa e con Areti, società del gruppo ACEA, che permetterà una mirabolante illuminazione dell’edificio attraverso un progetto di light architecture. Per la prima volta nella valorizzazione di un sito archeologico viene utilizzata la tecnologia della luce dinamica (tunable white). Che grazie alle variazioni di colore e intensità offre allo spettatore uno scenario inedito in cui la luce diventa lo strumento di narrazione di un luogo e della sua storia. L’illuminazione, realizzata con tecnologia a LED di ultima generazione consente di modulare intensità e temperatura del colore. Ottenendo un’ottima resa cromatica e una notevole riduzione dei consumi energetici. “Ai nuovi e diversificati percorsi aperti negli ultimi anni oggi si aggiunge un risultato storico, ovvero l’apertura al pubblico della Domus Tiberiana: un risultato raggiunto con un forte impegno di squadra durante lunghi lavori di restauro e di riqualificazione funzionale del monumento”, ha dichiarato il Ministro della Cultura Sangiuliano.