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British Museum: come sta andando la ricerca delle opere sottratte

I marmi del Partenone, al British Museum I marmi del Partenone, al British Museum
I marmi del Partenone, al British Museum
I marmi del Partenone al British Museum
Nonostante il coinvolgimento di forze dell’ordine, l’iscrizione all’Art Loss Register e l’attivazione di un sito web il conto delle opere ritrovate è sostanzialmente fermo a un mese fa.

Un veloce riassunto di quello che è successo al British Museum nell’ultimo mese: il museo si accorge che centinaia di opere sono state sottratte dai suoi depositi, il senior curator Peter Higgs viene individuato come responsabile, i manufatti con tutta probabilità sono stati venduti su eBay, il direttore Hartwig Fischer si è dimesso, la Grecia, accusando il museo di scarsa credibilità, è tornata alla carica per recuperare i pezzi del Partenone. Insomma, l’istituzione britannica sta vivendo il momento peggiore della sua storia recente, anche se è evidente che le fragilità dell’istituzione partano da lontano, con la sua integrità che si è gradualmente crepata e ora scricchiola sotto i venti della polemica.

Per placarla, il primo passo è stato mettersi alla ricerca degli oggetti sottratti. Per farlo ha iniziato a collaborare con il servizio di polizia metropolitana e ha costituito un gruppo internazionale di specialisti. In particolare, secondo le ipotesi, la maggior parte dei manufatti sottratti dovrebbero provenire dal dipartimento di antichità greche e romane, a cui si aggiunge un nucleo di gioielli d’oro e gemme semipreziose risalenti a un ampio periodo che muove dal XV secolo a.C. al XIX secolo.

Usiamo il condizionale perché è proprio in questa incertezza che risiede l’aspetto più grottesco della vicenda: solo circa 4,5 milioni degli 8 milioni di oggetti della collezione del British Museum sono stati fotografati e inventariati. Ne risulta che, sostanzialmente, nemmeno il museo è sicuro di quanti e quali oggetti gli sono stati sottratti.

Così l’istituzione ha lanciato un sito web per rintracciare gli oggetti chiedendo l’aiuto di esperti e appassionati. Se da una parte era impossibilitato, per quanto detto, a fornire indicazioni precise sulle opere mancanti, dall’altra ha dovuto fare attenzione a non rivelare troppe informazioni sensibili sulle opere. In alcuni casi, per esempio, ha diffuso delle foto di alcuni oggetti della sua collezione che possono essere simili a quelli rubati. Inoltre ha provveduto a registrare gli oggetti mancanti presso l’Art Loss Register, in modo da monitorare attivamente il mercato dell’arte. Infine, chiunque abbia informazioni utili può scrivere all’indirizzo e-mail recovery@britishmuseum.org.

Nonostante l’impegno, pare però che le ricerche siano ad un punto morto. É infatti fermo a 60 il numero di oggetti rintracciati, ovvero quelli che erano emersi nei giorni successivi all’emergere dello scandalo. Pare però che altri 300 opere siano state rintracciate e che presto faranno ritorno al museo.

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