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Alessia Armeni. Tra etra e suolo, un perpetuo oscillamento

Senza parole, 2023, olio su tela, cm 45x35, ph. Sebastiano Luciano Senza parole, 2023, olio su tela, cm 45x35, ph. Sebastiano Luciano
Senza parole, 2023, olio su tela, cm 45x35, ph. Sebastiano Luciano
Senza parole, 2023, olio su tela, cm 45×35, ph. Sebastiano Luciano

La Galleria La Nube di Oort di Roma ospita fino al 16 ottobre la mostra personale “Non mi avevi mai immaginato prima” di Alessia Armeni

Un’arcata segna i confini di una nicchia e si dichiara prospetticamente allo sguardo che fulgido insegue la curiosità di orientamento nelle lenticolari pennellate di luce di Alessia Armeni. Queste si dissipano, perseguendo la libertà di moto nello spazio, entro quello che potremo chiamare lo “stendardo del divenire percettivo”. La condizione di ricerca ossequia del variare del tono di colore, secondo l’arcobaleno luminoso, in quella gamma poeticamente circoscritta, tesa e disvelata da un’attenzione analitica, si scioglie in una danza che appare procedere per gesti spontanei. La realtà, mai pedissequa, è ammennicolo per l’immaginazione. Nel gemmeo pigmento, la tensione – che trattiene e manifesta l’armonia dell’essere e dell’essere nel luogo in cui si colloca – muta in una nota dissonante, in un soggetto figurato raggiunto per distensione sensoriale. La visione zelante di un vocabolario completo compie un affondo in un caos linguistico, ma pur sempre ponderato dal fare artistico della nostra.

 

Installation view Non mi avevi mai immaginato prima, Alessia Armeni, Galleria La Nube di Oort, Roma
Installation view Non mi avevi mai immaginato prima, Alessia Armeni, Galleria La Nube di Oort, Roma

Istintivamente, attraversando l’uscio della Galleria, al di là del giardino da cui sembra diramarsi la storia dell’unico personaggio rappresentato, il nostro ciglio sprofonda in un quesito: sarà solamente un puro interrogarsi su un’estetica minimalista, ciò che attua l’artista? È sufficiente un tempo fugace, e che coincide con il nostro respiro all’interno del paesaggio, creato dal percorso delle opere, per sconfessare il riduzionismo dell’interrogativo e per assorbire il sentimento che pervade l’intero. Sì, perché ci troviamo in un luogo trasfigurato, in cui la dimensione di ciò che è chiaro, tangibile e che ha la possibilità di essere individuato in un doppio andamento che va dall’opera al circostante e dal circostante all’opera, si lega con un oltre trascendentale, in quella dichiarazione di voluto scoprimento che la posa del puffo ben esprime nel suo indicare l’aere al tramonto. Un’ascesa che richiede un continuo slittamento verso il nocciolo pristino, verso il tattilmente consapevole, in cui tutto germina per poi spegnersi, e in cui dipoi la cenere si rifà caldo raggio basale. Nell’imprevisto dell’attimo si scorge la dissacrazione come pensiero di ri-iniziamento. La materia è, infatti, scalfita dalla smitizzazione dell’azione graffiante della matita e, simultaneamente, il soggetto critico trova forma in un atto di rilascio e distaccamento dalla risalita.

 

Adesso parla tu, 2023, olio su tela, cm 45x35, ph. Sebastiano Luciano
Adesso parla tu, 2023, olio su tela, cm 45×35, ph. Sebastiano Luciano

Si intuisce ora la scaturigine dell’anelare di quel principio pittorico in un saldo legame poetico. Il corpo dello spazio propala il suo interno misterico e segreto nel taglio aranciato della tela, mentre denuncia sinceramente, attraverso la decantazione, il graduale sedimentarsi del tempo sulla sua superficie. Le bande verticali che connotano i lavori della nostra, ricevono l’espressione di compenetrazione nell’inabissamento del fuggevole transitare dei diversificati elementi di La Nube di Oort, indagati progressivamente nella sosta site-specific. Difformemente dalla poesia visiva in senso stretto, la parola non ricopre nell’immagine quel ruolo visivamente paritetico ma è suo nobile e laconico complice nella restituzione sintetica del sentire. Si rende esplicito solamente a pochi centimetri di distanza dalla tela, come un tesoro da svelare nelle direzionalità pittoriche. Quella perdita contemporanea di valori condivisi permette – tramite una cooptazione nel luogo – una ridefinizione dei fondamenti letterari, entro un rinnovato sipario interpretativo. Gaia Bobò nel suo testo critico ci chiarisce: Nel lavoro di Alessia Armeni, l’uso della parola non è finalizzato a una decodificazione del linguaggio pittorico, né a una sua univoca traduzione. Al contrario, la scrittura diviene uno strumento di codificazione interna, finalizzato a estendere l’esperienza del visibile turbandolo con delle scosse minime. …

 

Fissa un punto lontano, 2023, olio su carta, cm 150x400, ph. Sebastiano Luciano
Fissa un punto lontano, 2023, olio su carta, cm 150×400, ph. Sebastiano Luciano

La lettura sia degli appunti poetici sia delle opere stesse è possibile, tracciando un andamento, in cui l’aprioristico si lega al trascorso iniziatico degli attori e conserva le sue matrici nel segno di quella memoria. Il ramo concettuale di appartenenza trova una perfetta naturalizzazione nel processo condotto. Prima il verso libero, e poi il mutamento del postmoderno hanno, infatti, spostato ulteriormente la concezione della metrica poetica, fino alla legittimazione di un dialogo di apertura comunicativa a voci co-presenti nella mutuazione, pur mantenendo sincronicamente la singolarità di irradiazione autonoma. La site specificity, dunque, non è sterile gioco d’impiego dell’artista ma mediazione culturale rappresentativa dei nostri tempi e dei suoi processi sociali, come sottolinea Miwon Kwon in Un luogo dopo l’altro. Arte site-specific e identità localizzativa.

Afferma l’artista: Il desiderio di questa mostra è stato di invischiare di poesia la pittura, fissare sfumature di colore in immagini poetiche. E il gallerista Cristian Stanescu nella sua presentazione, sempre all’interno del quaderno-catalogo della mostra, come i precedenti contributi: …Andrea Raos l’accompagna in questo percorso, aprendo nuovi spazi mentre segue con i suoi versi la struttura delle opere di Alessia, come in un labirinto. …

 

Ghiacciopianto, 2023, olio su tela, cm 45x35, ph. Sebastiano Luciano
Ghiacciopianto, 2023, olio su tela, cm 45×35, ph. Sebastiano Luciano

L’oraziano connubio Ut pictura poesis e il seicentesco modus operandi vengono spinti al massimo grado per disgregarsi nella nuova forma ricercata nell’esposizione. Il citazionismo si annulla a favore di un’individuale riscrittura semantica dello spazio. L’unica valenza di reciprocità la si intercetta nei nominativi attribuiti dal poeta ai colori della nostra. Colori e versi, compongono la scrittura poetica ultimata, come nell’opera Fissa un punto lontano, in cui il puffo diviene l’angelo della morte. Nel suo antropomorfismo, è figura soprannaturale che, secondo il giudeo-cristianesimo, è rappresentazione da evitare, e a cui sono attribuiti i fatti nefasti della storia. La prima persona del verbo essere (Sono l’angelo della morte) trasmette un transfert identificativo nell’azione descritta. Nell’attraversamento infinitesimale delle stanze della vita, ogni colore adottato dall’artista si pone come vibrazione differenziata e interconnessa nella sua limpidezza a ogni singola percorrenza.

Fissare un punto lontano ove scende la pace, è lo scarto in direzione di una condizione di raccordo, così come appare nell’opera Luccica tutto anche adesso, verso che segue la geometria verticale sulla parte destra della tela. L’opera dimora entro l’arco, nella sua parte sinistra. In prossimità, a replicare il tratto curvilineo, è l’opera Non mi avevi mai immaginato prima, come è riportato sulla parte sinistra della tela, in cui voltato l’angolo si spalancava una distesa volteggiante di alghe e spore. Ancora una volta il tempo plasma la forma e la parola in un avvicendarsi di visioni di senso. Distanziandosi lentamente dal punto di convergenza centrale dell’orizzonte, si ravvisano sulla parete destra Adesso parla tu, nella cui resa del volteggiar di parole seguentemente a una cancellazione di vedute dopo la prima blu di pervinca e instabile, si giunge a una Scalata di una decina di millimetri; e le due opere omonime e prive di titolo sulla loro superficie, Senza parole.

 

Luccica tutto anche adesso, 2023, olio su tela, cm 45x35, ph. Sebastiano Luciano
Luccica tutto anche adesso, 2023, olio su tela, cm 45×35, ph. Sebastiano Luciano

La posa delle tre tele recupera, nelle parole del poeta, l’immagine restituita dall’opera Ghiacciopianto affissa sulla parete opposta: Si abbatteva e si rialzava come se sempre straziato dal vento. Torna l’angelo della morte insieme a un luogo in cui Una finestra è bloccata dai rami. Le opere Senza parole proseguono quel gioco di riferimenti spaziali, l’una attraverso la linea dell’arco, l’altra con le angolazioni che segnano la parete. Il binomio artista-poeta porta con sé un allineamento nel guardare con attenzione al dettaglio, nel meditare con un raccoglimento che, repentinamente, tende al sine limes.

L’organizzazione visuale delle tele contrasta, per un’energia espositiva gaudia, con l’impostazione dell’olio su carta Fissa un punto lontano che invade l’intera altezza della vetrata d’ingresso fino a toccare la pavimentazione, con un’intenzionalità di confutazione dell’aura sacra, in favore di una pertinenza al piano umano. Gran parte dell’opera è popolata da una sostanza nubila rarefatta dello stesso colore che spicca dai lati delle tele e dal sangue sottostante al loro “rivestimento” materico. Evitando i molteplici corridoi interpretativi sulla riproduzione iconica del puffo-angelo, approderei al suo essere diretto in volo, come si evince dalle sue ali e dal chiasmo a cui è sottoposto il suo corpo. Empaticamente si entra in contatto con il soggetto che contiene su di sé quel viaggio compiuto.

 

Non mi avevi mai immaginato prima, 2023, olio su tela, cm 45x35, ph. Sebastiano Luciano
Non mi avevi mai immaginato prima, 2023, olio su tela, cm 45×35, ph. Sebastiano Luciano

Questo, nella sua definizione di ultimo o estremo, si rapporta con la morte e con il suolo che, tuttavia, non sono mai locus horridus, mentre nella sua aspirazione alla Scalata di una decina di millimetri si riferisce al pleroma, all’ascesa, all’etra, a quella libertà e purezza che rappresenta anche il cappuccio indossato. Così, nella Nube sferica di comete, si distende un perpetuo oscillamento tra etra e suolo. Durante il finissage, lunedì 16 ottobre, verrà letta una selezione di poesie di Andrea Raos.

ALESSIA ARMENI | NON MI AVEVI MAI IMMAGINATO PRIMA
opere di Alessia Armeni e versi di Andrea Raos
testo critico di Gaia Bobò
fino al 16 ottobre 2023
Galleria La Nube di Oort – Via Principe Eugenio 60, Roma
email: stanescu@alice.it
Tel. 3383387824

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