Robert Irwin, artista californiano meridionale associato al Light and Space movement degli anni ’60, celebre per i suoi ambienti artistici effimeri e talvolta immateriali, è morto mercoledì 25 ottobre a San Diego a 95 anni.
La morte, avvenuta allo Scripps Memorial Hospital, è stata causata da un’insufficienza cardiaca. A darne la notizia pubblicamente è stata Arne Glimcher, fondatrice e presidente di Pace Gallery, che dal 1966 rappresentava Irwin. In particolare, l’artista si è consacrato grazie alla sua indagine sulla percezione umana, che l’ha portato ad abbandonare la pittura in favore di installazioni luminose dal carattere spiccatamente ambientale.
Per via di questa natura partecipata, che richiedeva al visitatore una presenza piena e vissuta, fino agli anni ’70 non permise che i suoi progetti venissero fotografati. Oppure, spesso, dava loro un carattere del tutto temporaneo e sensibile al deterioramento, come il quadrato realizzato con lo spago che l’artista presentò alla Biennale di Venezia del 1976.
Nel corso della sua carriera ha quindi utilizzato vari tipi di medium, dalle luci fluorescenti ai gel colorati, creando opere site-specific ideate anche in base alle condizioni di luce degli spazi in cui si trovava ad operare. In Italia, per esempio, ha lavorato per due anni alla dimora dei coniugi Giuseppe e Rosa Giovanna Panza di Biumo, oggi conosciuta come il museo di Villa Panza, a Varese, per cui realizzò tre opere ideate appositamente per tre spazi della casa.
Nel complesso, Irwin si è distinto come un artista in grado di fondere nel suo lavoro scienza e filosofia, donando alla sua pratica un alone altamente concettuale.
