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Luca Massimo Barbero, un diavolo amico

L’archivio di Luca Massimo Barbero, critico, storico e curatore di arte moderna e contemporanea, approda all’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia. Per l’occasione La Biennale realizza nella sua sede di Ca’ Giustinian la mostra dal titolo Luca Massimo Barbero. Un Diavolo Amico. L’inaugurazione si terrà giovedì 16 novembre alle ore 12

L’archivio di Barbero si distingue per essere un archivio vivo e in continua espansione, che si arricchirà di tutto quello che il suo titolare produrrà in futuro e che lui stesso continuerà a utilizzare. Sarà altresì un archivio propositivo e di spunto per iniziative dello stesso Archivio della Biennale.

Con l’intento di inventariare e valorizzare questa nuova acquisizione – accanto a Fondo Palazzo Grassi/Fiat, Archivio Premio Oderzo, Fondo Luca Ronconi, Fondo Lorenzo Capellini, e dopo l’accordo con la Fondazione Luigi Nono – La Biennale conferma l’indirizzo e il programma dell’Archivio Storico: ospitare archivi e fondi, anche di terzi, che affrontano e si misurano con i temi legati alle arti contemporanee. Anche attraverso queste azioni l’Archivio Storico della Biennale di Venezia/Centro Internazionale della Ricerca sulle Arti Contemporanee, con la nuova sede in corso di realizzazione all’Arsenale, intende ampliare la sua missione come luogo sempre più aperto, vitale e generativo, volto ad attivare nuove opportunità di ricerca, oltre a valorizzare lasciti di artisti, conservandoli e mettendoli a disposizione di giovani studenti e appassionati ricercatori.

Il ‘Diavolo’ del titolo della mostra è ispirato al disegno di Tancredi, straordinario e inafferrabile artista, che è la chiave del rapporto di Barbero con Venezia. “Condividere questo disegno con l’Archivio della Biennale significa anche – spiega Barbero – far rivivere tutto in un ossimoro: un demone amico che comporta una dannazione felice: la storia dell’arte e la “curiosità” che ti possiede. Le immagini sono una storia viva!”.

La mostra, introdotta da un testo di Nicolas Ballario, presenta una prima tranche di materiali dall’archivio di Luca Massimo Barbero, che saranno esposti a rotazione nei mesi successivi, in una sorta di carotatura volta a rivelare i numerosi aspetti della sua personalità e del suo metodo di studio e curatela. Disegni, fotografie, appunti estratti dai quaderni di bozzetti, storyboard, cataloghi, oggetti, tutti materiali che testimoniano la quarantennale pratica curatoriale, che contraddistingue internazionalmente il suo percorso professionale.

Le pareti del Portego di Ca’ Giustinian ospitano una serie di fotografie storiche di Cameraphoto, che rappresentano episodi della Biennale di Venezia dal 1948 al 1981: una collezione di fotografie che riassume l’abbecedario della formazione di Barbero e testimonia il legame con l’istituzione veneziana attraverso la sua ampia fototeca.

Le due sale alle estremità del Portego ne mostrano il metodo e la pratica curatoriale. Barbero, nella cura quasi ossessiva di ogni particolare, nelle mostre e nell’editoria, condivide la sua “originalità” che oggi lo fa considerare tra le figure autorevoli del panorama storico artistico. Nella prima sala sono presentati alcuni episodi espositivi, dalla mostra dedicata a Peter Greenaway al Museo Fortuny, nel 1993, a una scacchiera di immagini e materiali relativi agli allestimenti di opere di artisti quali, tra gli altri, Lucio Fontana, Carla Accardi, Anthony Gormley, Shirin Neshat, Tomas Saraceno, Arcangelo Sassolino, realizzati dagli anni novanta del Novecento ad oggi al Moderna Museet di Stoccolma, al Macro di Roma, al Guggenheim Museum di New York, alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia e alla Kunsthaus di Zurigo.

Nella sala che da sempre viene chiamata ‘spazio bimbi’ è presentato un mondo noto a pochissimi, che racconta colui che la critica ha definito “lo storico dell’arte cacciatore di immagini”: una selezione di schizzi e disegni, testi e lezioni dell’attività didattica alla Scuola Holden di Torino; un Barbero inedito, fotografo della nazionale di lotta greco-romana; ritratti da un progetto decennale di fotografia intitolato Candidi Come Colombe Astuti Come Serpenti. Su tutto affiora il rapporto intimo con la fotografia e le immagini, praticato sin da adolescente e affinato negli anni in un metodo che diventerà indispensabile anche per il suo lavoro di storico dell’arte. “Tutti questi materiali – ha detto Barbero – risuoneranno nella loro vicinanza al presente in un luogo aperto a tutti, a contatto con i giovani che potranno studiarli e conoscerli, e che chissà, da studenti possano diventare studiosi. “

www.labiennale.org

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