L’undicesima edizione di Flashback Art Fair conferma la crescita e l’ambizione delle fiera, sempre più grande e ben inserita nel contesto torinese. Dal 2 al 5 ottobre 2023 negli affascinanti spazi di Flashback Habitat, Ecosistema per le Culture Contemporanee (corso Giovanni Lanza 75).
Ogni battito di ciglia sono cent’anni. Da Flashback, la fiera dove tutta l’arte è contemporanea, le opere non hanno limiti di spazio e di tempo. Un istante sei in contemplazione davanti a una tavola lignea cinquecentesca, quello successivo ti ritrovi a volteggiare insieme a un’aeropittura futurista.
Il concept è questo, tanto facile a dirsi quanto complesso da realizzare con armonia ed efficacia: riunire gallerie antiche, moderne e contemporanee nello stesso luogo – nello specifico un complesso di edifici storici immersi nel verde di Borgo Crimea, uno spazio immenso (20 mila mq), isolato eppure a due passi dal centro – e accendere un dialogo tra loro.
A beneficiarne collezionisti e visitatori che, in un contesto totalmente diverso dal padiglione fieristico classico, sono davvero invitati a un’esperienza totalizzante, un’esplorazione tra le stanze di un palazzo misterioso, dove spazio e tempo collassano o, se preferite, si diramano in centinaia di direzioni allo stesso tempo. Non a caso il tema dell’edizione 2023 è la metamemoria, ovvero la consapevolezza della nostra memoria, e il contributo dell’arte alla creazione di mappe mnemoniche che ci permettono di costruire un immaginario ampio, visivo ma anche conoscitivo.
La fiera, nello specifico, diventa quindi un attivatore di immagini e conoscenza, uno strumento che ci permette di rivivificare, riattivare, ricontestualizzare. Le sale – ogni stanza (o più stanze) ospita gli stand espositivi delle gallerie – diventano varchi temporali, conducono a esiti disparati e avvincenti, occasioni per rivalutare ciò che è stato e ipotizzare quel che sarà. Di seguito alcuni degli stand che ci hanno colpito maggiormente.
Lo stand essenziale ma centratissimo di Galleria dello Scudo. Tre dialoghi serrati, a due a due, tra le sculture anni ’90 di Luigi Ontani e altrettanti dipinti di Pietro Ricchi, Giulio Cesare Procaccini e Andrea Pozzo. I lavori si guardano, faccia a faccia, legati da un tema comune e da altri rimandi simbolici.
L’immenso Canaletto di Lampronti, che trasporta a Torino uno scorcio di Venezia. Per dimensioni e dettaglio, potrebbe davvero sembrare un trompe-l’œil più che un dipinto.
Un dipinto che è un romanzo da Canesso: Agrippina parte da Antiochia per portare a Roma le ceneri di Germanico di François de Nomé. Occhio agli accenni onirici che costruiranno l’immaginario surrealista.
Vertiginosi volteggi virano veloci in Aerocaccia I (Duello di caccia) di Tullio Crali, simbolo del focus sull’Aeropittura proposto da Bottegantica.
Verde e arancione si incrociano in un chiasmo nel dipinto di Carla Accardi, simbolo dell’arte moderna italiana proposto da una dei nuovi espositori internazionali più attesi Richard Saltoun.
Monografica Schifano da Galleria In Arco, che con dipinti che paiono cartoline e grandi lavori su tela e carta aprono una finestra pop su uno degli artisti simbolo del dopoguerra italiano.
Uno sguardo da Odalisca tra i drappeggi di Francesco Hayez, olio su carta proposto da Aleandri Arte Moderna.
Il vis a vis che Beatrice Burati Anderson innesca tra i pastelli oscuri di Pilade Bertieri (1874-1965) e i disegni apocalittici di Jean Pierre Velly (1943-1990), generatori di mondi sublimi e seducenti.