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Simonetta Fadda: ricucire l’emancipazione e i diritti

Simonetta Fadda, Rammendi, veduta della mostra
A Genova, nell’austero Palazzo Andrea Doria in Piazza San Matteo 17, nel cuore storico della città, Simonetta Fadda presenta per la prima volta in occasione START 2023, “Rammendi. Frammenti dalla storia delle storie del mondo”, arazzi inusuali in lana e cotone, realistici e poetici al tempo stesso.

L’artista e saggista, intellettuale impegnata in ambiti accademici ed editoriali, docente all’Accademia Albertina di Torino, da anni affianca la ricerca artistica all’attività pedagogica con progetti condivisi con istituzioni nazionali ed estere. Fadda si qualifica come abile orditrice di storie, capace di intrecciare passato e presente, con lavori basati sulla sperimentazione multimediale, in cui lingua, comunicazione e il rapporto tra significati e significante, parola e immagine sono elementi strutturanti di un percorso artistico iniziato negli anni ’80 del Novecento.
In questo lavoro seducono i piccoli arazzi appesi a un filo che attraversa la galleria genovese, come fossero panni stesi al sole, che sono il risultato di un intreccio simbolico tra un antico arazzo sardo rivenuto in una cassapanca e l’iconografia del flashmob prorogato in tutto il mondo, intitolato Un violador en tu camino creato nel 2019 dal collettivo femminista Las Tesis, in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, che solo un’artista donna poteva trovare. Del lavoro, ci sorprende la corrispondenza tra l’iconografia e le tecniche tessili della Sardegna, con l’estetica vintage-mediale dei televisori analogici, i primi videogiochi e delle punkzine della fine degli anni ’70. E, osservando con attenzione ogni singola immagine dei suoi arazzi, balza all’occhio la bellezza di una tecnica di ricamo sarda, nominata “a piibiones”, cioè a grappolini, risolto in maniera tridimensionale, poiché ci appare a rilievo su una trama che funge da sfondo. Fluttuano nello spazio algido della galleria “vignette” in bianco e nero dalle forme geometriche inserite in riquadri quasi-quadrati, proprio come era lo schermo televisivo che rimandano ai videogiochi del secolo scorso.

Simonetta Fadda, Rammendi, veduta della mostra

Ha dichiarato l’artista in una intervista : “È il frutto di un processo lungo, che è partito quando ho trovato un arazzo antico nella cassapanca di mia nonna. La cosa stupefacente di quell’arazzo era la cornice col ballo sardo, in cui gli uomini erano intenti nel salto diversamente da come sono raffigurati oggi, cioè sempre statici con entrambe le gambe giù. Questa lavorazione mi ricorda istintivamente i televisori analogici, quando erano accessi ma non ricevevano alcun segnale (rumore bianco)”.
Rammendi, iniziato nel 2020 durante la pandemia, prende forma grazie al lavoro artigianale di Marcella Sanna del laboratorio Tessile Medusa, che mette in scena il ruolo della donna nella società e i racconti degli aspetti complessi del nostro mondo , in cui spicca una armonia ancestrale sottesa, tutta al femminile, in cui passato, presente, cronaca e fiaba si fondono in un progetto filtrato dallo sguardo sagace e ironico di Simonetta Fadda che sarebbe piaciuto a Maria Lai a Italo Calvino e Gianni Rodari.
L’artista savonese di origine sarda, recupera una pratica tipicamente femminile, come il rammendo, il cucito, il ricamo, per raccontare le contraddizioni della nostra cultura patriarcale in versione quasi caricaturale, e con immagini più eloquenti delle parole, ‘ri-cuce’ percorsi di emancipazione sociale e culturale femminile con l’affermazione dei diritti umani all’insegna di una estetica pansessuale perché non c’è bellezza senza giustizia universale.

 

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