Il nuovo libro di Cristiano Leone, pubblicato da Rizzoli, racconta il fenomeno delle performance, inserendolo in una dimensione antropologica e storica. Atlante della Cultura Performativa analizza così il rapporto tra la forma d’Arte, il suo contesto storico e ambientale, il suo significato e le sue percezioni assolute, oggettive e soggettive.
Il libro è anzitutto un viaggio tra le opere e gli autori che rappresentano momenti fondamentali delle Arti performative, tappe che ne definiscono le caratteristiche, ne ripercorrono la storia e ne manifestano le ripercussioni sul tessuto culturale. Tra 4 continenti – Asia, Africa, Europa, Oceania e Americhe – e 36 paesi il lettore può scoprire musei, siti culturali, spazi multimediali, o trasformati dalla cultura, teatri, festival multidisciplinari, musica, arti visive e performative, parchi di sculture e centri culturali ibridi.
Oltre 440 le pagine con più di 200 illustrazioni, oltre 65 gli “universi di arte performativa” trattati: dal museo su un’isola in Giappone, al Carnevale di Rio, dal rave party nella campagna britannica, a un centro culturale ospitato in un’ex casa funeraria alla periferia di Parigi.
“Non si parla di atlante delle arti performative, ma di atlante della cultura performativa” – sottolinea Cristiano Leone – “di quella cultura che crea un legame indissolubile, per quanto a volte fugace, tra il pubblico, gli artisti, le architetture create dall’uomo e le forme della natura.
Con questo testo si vuole, infatti, valicare la frontiera delle arti e mettere al centro il prodigio che si crea quando la cultura federa, include, e crea nuove comunità., destinate a perdurare ben oltre la durata del singolo evento. Ciò si evince sin dalla struttura del volume: in copertina troviamo, infatti, una foto di Bert Stein dell’opera di Robert Wilson The Life and Times of Sigmund Freud”, pubblicata su Vogue nell’agosto del 1970.
La scelta di quest’immagine, rinviando alla complessità creativa del regista e artista americano, indica che l’universo della cultura performativa abbraccia il teatro, la performance, la poesia, la psicanalisi, la musica, la danza, la moda e tanti altri aspetti. Vi figurano donne e uomini di diverse etnie atteggiamenti; alcuni riflettono, altri giocano, altri ancora si disperano, su una spiaggia in cui l’essere umano dialoga con la natura e imprime orme sulla spiaggia dello spirito del mondo.
Il colore blu klein, l’immagine virata e la labbratura, rimandano, invece, all’universo di Yves Klein, al suo lavoro sul corpo, sulla dematerializzazione dell’arte, e alla sua dimensione spirituale. Il titolo, come uno specchio cangiante, ricorda quanto esso non sia mai lo stesso: dipende invece dall’osservatore e dalle condizioni spaziali e temporali in cui esso si trova”.
Atlante della Cultura Performativa verrà presentato a Milano (da definirsi) e a Roma (al MAXXI, il 21 novembre) ed è distribuito in tutto il mondo in lingua Inglese.