Nicole Eisenman: What Happened, in mostra alla Whitechapel Gallery di Londra. riunisce oltre 100 opere realizzate dall’artista in trent’anni di carriera, molte delle quali non sono state precedentemente esposte nel Regno Unito. Dall’11 ottobre 2023 al 14 gennaio 2024.
Dipinti monumentali, sculture, stampe, animazioni e disegni. Nicole Eisenman: What Happened mette in mostra tutta la straordinaria gamma e l’inventiva formale che caratterizza la pratica dell’artista nata in Francia ma di base negli Stati Uniti. Quanto alle tematiche, invece, lo stampo è prettamente socio-politico, con al centro questioni di genere, di identità e politica sessuale, di attivismo, di violenza civica e di repressione governativa negli Stati Uniti di oggi.
L’esposizione è organizzata cronologicamente in otto sezioni, iniziando con una serie di disegni a inchiostro che descrivono la vita della comunità lesbica nel centro di New York negli anni ’90. Opere tra cui Untitled (Lesbian Recruitment Booth) (1992) e Captured Pirates on the Island of Lesbos (1992) combinano erotismo e umorismo, sfidando le idee convenzionali sul genere e mettendo in discussione le strutture di potere patriarcale. In mostra, sul tema, anche un’animazione realizzata in collaborazione con l’artista Ryan McNamara (nato nel 1979, USA, vive e lavora negli USA) che dà vita a una serie di dieci murales temporanei site-specific realizzati da Eisenman tra il 1992 e il 2003.
Seguono alcuni dipinti umoristici e autoreferenziali – tra questi From Success to Obscurity (2004) e Were-artist (2007) – che raffigurano a un artista, pennello in mano, che ha iniziato a trasformarsi in un mostro. Una piccola deviazione prima di tornare all’attualità, con una serie di opere che raccontano la recessione globale, la guerra in Iraq e la rielezione di George W. Bush. Dipinti come Coping (2008) e The Triumph of Poverty (2009) ricordano le scene densamente popolate di Breughel e Holbein. Riferimento che ritorna anche nei ritratti di vita quotidiana, che trasmettono un forte senso di comunità e solidarietà, come la serie Beer Gardens (2009–17), che raffigurano le birrerie all’aperto di Brooklyn.
Durante gli anni 2010, Eisenman inizia a contaminare le sue tematiche queer con la presenza sempre più pervasiva della tecnologia, che ha modificato il modo di relazionarsi delle persone. In Morning Studio (2016) e Long Distance (2015) l’artista esplora i modi in cui le coppie comunicano tramite schermi e il modo in cui la tecnologia modula il comportamento umano, sia negli spazi privati che pubblici. Tante teste chinate sui proprio device, dunque. Teste che diventano un’ossessione per Eiesenman, che raffigura in medesime soluzioni. In mostra troviamo la scultura in bronzo Testa con demone (2018) e il dipinto a olio Econ Prof (2019).
Dopo l’elezione di Donald Trump nel 2016, l’artista ha iniziato una serie di rappresentazioni allegoriche della destra americana. Sono in mostra tre grandi dipinti, tra cui Heading Down River on the USS J-Bone of an Ass (2017), che raffigura un gruppo di marinai su un fiume inquinato diretto verso una cascata, e Dark Light (2017) che mostra un gruppo di uomini che allegri, su un camioncino, inquinano l’aria emettendo deliberatamente fumi neri.
La sezione finale della mostra è dedicata a Maker’s Muck (2022), una grande scultura che esplora la natura del processo creativo e funge da indagine informale sulla pratica scultorea di Eisenman. L’opera cinetica presenta una figura gigante accanto a un tornio da vasaio rotante, le cui dita rimbalzano sull’argilla senza modellarla. In mostra anche una riproduzione del più recente dipinto di grandi dimensioni di Eisenman, The Abolitionists in the Park, che mostra un raduno fuori dal municipio di New York durante le manifestazioni Black Lives Matter (BLM).